giovedì 15 gennaio 2015

Montevideo

Sono già due mesi che siamo in Uruguay, un mese e mezzo a La Pedrera, a La casa de la Luna, una Posada dove stiamo lavorando come cuochi, e ancora non vi abbiamo raccontato quasi nulla di ciò che abbiamo visto e vissuto fino ad ora; chiediamo scusa, prendiamo un bel respiro e proviamo a ripercorrere la strada fino a qui intrapresa. 
Ripartiamo dal 12 Novembre, giorno che siamo partiti da Colonia in direzione della capitale della Repubblica Orientale del Uruguay.



Montevideo è l'unica città veramente degna di questo nome di tutto l'Uruguay; qui vi abita più della metà della popolazione uruguaya, vi sono le sedi politiche e amministrative nazionali, praticamente tutte le università pubbliche, il porto commerciale internazionale e si concentrano la maggioranza delle aziende del paese. 
Arriviamo nella "grande capitale" a metà pomeriggio; non abbiamo ricevuto nessuna risposta positiva dai vari couchsurfer che abbiamo contattato nei giorni precedenti per cui ci dirigiamo direttamente al punto di informazione turistica per farci dare una lista dei vari ostelli con rispettivi numeri telefonici, compriamo un chip nazionale e ci attacchiamo al telefono alla ricerca di una sistemazione economica ma centrale. Scegliamo il Planet Hostel, un ostello modesto ma accogliente con un'ottima posizione centrale e un prezzo più che accettabile.
Montevideo a prima vista non ci conquista, molto grigia, poco curata e alquanto sporca; purtroppo la prima impressione viene confermata dal tour gratuito del centro storico che effettuiamo la mattina seguente. 
La ragazza, una studentessa di turismo, che ci accompagna per le strade della città vecchia è simpatica e molto preparata ma ciò che c'è da vedere non è altrettanto interessante. Una volta ottenuta l'indipendenza il popolo uruguayo ha distrutto praticamente tutte le strutture spagnole e portoghesi lasciando solo alcuni accenni di ciò che doveva essere una volta l'architettura coloniale: un arco all'entrata della pedonale con dietro un'orrendo edificio gigantesco, un teatro, un paio di fontane e poco di più. Al loro posto sono stati costruiti vari palazzi dallo stile neoclassico misto all'art deco; la verità, però, è che l'unica vera caratteristica che noi riusciamo a cogliere è il grigiore e la mancanza di attrattiva. Il tour si conclude al mercato centrale situato vicino al porto dove inevitabilmente veniamo investiti dai deliziosi profumi dei vari ristoranti che cucinano alla griglia svariate qualità di carne…i prezzi altissimi ci impedisco di godere di queste leccornie e ce ne andiamo a gambe levate prima che lo stomaco abbia la meglio sulla razionalità. Il giorno seguente vogliamo dare una seconda possibilità a questa città tanto decantata da guide turistiche e viaggiatori, affittiamo due biciclette e percorriamo i 20 chilometri di costa della città. 


La biciclettata è piacevolissima, arricchita da un pranzo sulla spiaggia a base di pesce in un baracchino gestito da due simpatici vecchietti, ma anche vista dalla costa la città in se continua a non convincerci. Al ritorno invece di ripercorrere la "Costanera" ci addentriamo per il centro in modo tale da raggiungere anche lo stadio, incredibilmente nemmeno questo visto da fuori piace ad Andrea…proprio non ci sono le vibrazioni giuste.
Tornati in ostello scopriamo che uno dei couchsurfers a cui avevamo scritto tempo addietro ha accettato la nostra richiesta di ospitalità; nonostante il poco entusiasmo per la capitale decidiamo di fermarci più a lungo in modo tale da avere la possibilità di visitare altre zone meno turistiche e di conoscere questa città con gli occhi di chi ci vive, hai visto mai che in questo modo possa cambiare il giudizio finale.

Marco e Fernanda sono una coppia decisamente non convenzionale; dichiaratamente anarchici, vivono in un quartiere periferico in una grande e vecchia casa che aprono a tutti i loro amici come fosse uno spazio comunitario; la porta ha una chiave ma è sempre attaccata in modo tale che chi vuole possa entrare e uscire a piacimento. Marco non ha un lavoro fisso, si prende cura della loro adorabile figlioletta di 3 anni, Emma, cucina tutte le sere per il gruppo di amici, aggiusta computer a casa e a volte compra e vende oggetti vecchi svalutati che trova nei mercati domenicali, mentre Fernanda lavora un paio di giorni a settimana in un chiosco, lo stretto necessario per potersi mantenere senza sottomettersi ai ritmi della società capitalistica. 
Trascorriamo insieme a loro quattro giorni sociologicamente interessanti, caratterizzati da ricchissime cene comunitarie, disparate conversazioni e per Andrea il ritorno alla gioventù…nottate intere a giocare a FIFA.
Durante il giorno approfondiamo la scoperta della città, passeggiando per quartieri più o meno centrali e andando a visitare strutture che avevamo trovato chiuse durante il fine settimana. Interessanti la visita al Palazzo Legislativo con la sua architettura squisitamente europea, la Torre Antel, palazzo modernissimo dalla cui cima si può ammirare tutta la città e la Feria de Tristan Narvaja dove rovistiamo tra libri usati e vecchi oggetti finiti nel dimenticatoio. Nonostante le giornate passate in compagnia di Marco, Fernanda e i loro amici siamo decisamente piacevoli la nostra opinione sulla città in se non cambia di molto e giustifichiamo la sua massiccia popolazione solo con il fatto che nel resto del paese non c'è praticamente nulla se non infinite spiagge, sterminate praterie e fattorie.


E' ora di riprendere il cammino, abbiamo raccolto tutto ciò che Montevideo aveva da offrirci, ora ci aspettano le spiagge di Maldonado e dintorni.