E' il 24 novembre e la stagione estiva non è ancora iniziata; arriviamo a La Pedrera verso le cinque del pomeriggio, l'autista dell'autobus ci fa scendere sulla strada principale, dobbiamo percorrere poco più di un chilometro a piedi per raggiungere "La casa de la Luna", l'ecoposada dove dovremo lavorare come aiutanti a cambio di alloggio e colazione. Tutto intorno a noi è silenzio e pace; le case e le strutture commerciali che si vedono dalla strada sono tutti chiusi e vuoti, non passa anima viva e l'unico suono che si sente in lontananza è il rombo delle onde che si infrangono sulla spiaggia.
Entriamo al chilometro 230 della ruta 10, Punta Rubia, un piccolo assembramento di case, un alimentari, chiuso ovviamente, un B&B che funge anche da bar, strade di terriccio e natura incontaminata; percorriamo i primi passi e già speriamo di trovare un modo per poterci fermare qui per tutta la stagione. Una volta arrivati al "La casa de la Luna" veniamo accolti da Paula, la proprietaria, Juan, suo figlio 16enne, Fernando, detto Tato, il vicino/compagno di Paula e tre bellissime cagnoline: Luna, la mamma, Gorda e Esmeralda! La struttura è piccola, 7 abitazioni in totale, quasi completamente in legno, e circondata da un giardino gigante…ci piace subito.
Purtroppo scopriamo di non essere arrivati in un buon momento: si è appena rotta la pompa dell'acqua e sono tutti molto presi nel tentativo di aggiustarla; facciamo quattro chiacchiere con Paula, ritorniamo camminando a La Pedrera alla ricerca di un alimentari aperto per comprarci qualcosa per la cena, e ci ritroviamo a mangiare da soli una pasta veramente orribile, sotto la pioggia che, da un paio d'ore, ha incominciato a scorrere incessantemente…ce ne andiamo a letto alquanto scoraggiati ma speranzosi che con il nuovo giorno si possa respirare un'aria migliore. Al mattino splende di nuovo il sole, l'ultima e unica ospite dell'ostello se ne va, così possiamo accomodarci in quella che sarà la nostra abitazione per il prossimo mese; Paula ci ha già avvisato che con l'alta stagione dovremo spostarci in tenda per lasciare la stanza agli ospiti ma fino ad allora
abbiamo a disposizione una bellissima camera doppia con bagno privato e terrazza in legno dove Gorda e Esmeralda (detta Loca) ci fanno compagnia nei momenti di relax; Luna, invece, già pochi giorni dopo il nostro arrivo ci tradirà con i vicini yankee…quanto le piace avere tutta l'attenzione per se.
Purtroppo scopriamo di non essere arrivati in un buon momento: si è appena rotta la pompa dell'acqua e sono tutti molto presi nel tentativo di aggiustarla; facciamo quattro chiacchiere con Paula, ritorniamo camminando a La Pedrera alla ricerca di un alimentari aperto per comprarci qualcosa per la cena, e ci ritroviamo a mangiare da soli una pasta veramente orribile, sotto la pioggia che, da un paio d'ore, ha incominciato a scorrere incessantemente…ce ne andiamo a letto alquanto scoraggiati ma speranzosi che con il nuovo giorno si possa respirare un'aria migliore. Al mattino splende di nuovo il sole, l'ultima e unica ospite dell'ostello se ne va, così possiamo accomodarci in quella che sarà la nostra abitazione per il prossimo mese; Paula ci ha già avvisato che con l'alta stagione dovremo spostarci in tenda per lasciare la stanza agli ospiti ma fino ad allora
abbiamo a disposizione una bellissima camera doppia con bagno privato e terrazza in legno dove Gorda e Esmeralda (detta Loca) ci fanno compagnia nei momenti di relax; Luna, invece, già pochi giorni dopo il nostro arrivo ci tradirà con i vicini yankee…quanto le piace avere tutta l'attenzione per se.
I seguenti cinque giorni li passeremo perennemente lavorando tutti insieme nel tentativo di aggiustare la maledetta pompa dell'acqua, senza possibilità di lavarsi, centellinando le scorte d'acqua che quotidianamente il Tato porta da casa sua per poter mangiare e bere! Questa inospitale e atipica situazione in fondo ci permette di legare con Paula che da subito vede in noi due bravi lavoratori e persone fidate; tra uno sforzo e uno sconforto ci si fa anche grosse risate, della serie meglio ridere che piangere. Rimaniamo allibiti dalla totale mancanza di professionalità da parte degli idraulici ed
elettricisti della zona; Paula telefona più e più volte nella speranza che qualcuno venga a risolvere il problema ma non si presenta mai nessuno, e quando, dopo tre giorni e milioni di telefonate, finalmente arriva un idraulico, non è in grado di risolvere il problema, peggio, ci ritroviamo nell'assurda situazione di dover spiegare noi a lui cosa c'è che non va e cosa andrebbe fatto…risultato, per tre ore il, sicuramente simpatico, ma assolutamente inutile signore non fa altro che ripetere i vari tentativi già da noi sperimentati varie volte; se ne va pieno di sconforto e vergogna ma almeno non chiede di essere pagato! Nelle settimane seguenti scopriremo a nostre spese che la mancanza di professionalità e il sostanziale pressappochismo sono una caratterista dei rochensi, ovvero gli abitanti di questa provincia…provate ad affidarvi a dei distributori all'ingrosso, la maggior parte delle volte vi ritroverete senza merce e senza possibilità di appello: "aca es asi, no te estreses, Giulia"…io posso anche non stressarmi ma se ci ritroviamo senza cibo o lo dobbiamo pagare il doppio ci perdiamo tutti, mica solo io…MAH…paese che vai usanze che trovi, mi posso adattare, concedetemi, però, le mie perplessità.
Al quinto giorno, finalmente, individuiamo e risolviamo il problema…ACQUAAAAAAAAAAA! Incredibile quanto non ci si renda conto dell'importanza di una cosa tanto semplice a cui siamo così tremendamente abituati, l'acqua corrente! Ormai Paula ha deciso che siamo persone di cui ci si possa fidare, e avendo scoperto che ci piace cucinare e che siamo alla ricerca di un lavoro per la stagione
elettricisti della zona; Paula telefona più e più volte nella speranza che qualcuno venga a risolvere il problema ma non si presenta mai nessuno, e quando, dopo tre giorni e milioni di telefonate, finalmente arriva un idraulico, non è in grado di risolvere il problema, peggio, ci ritroviamo nell'assurda situazione di dover spiegare noi a lui cosa c'è che non va e cosa andrebbe fatto…risultato, per tre ore il, sicuramente simpatico, ma assolutamente inutile signore non fa altro che ripetere i vari tentativi già da noi sperimentati varie volte; se ne va pieno di sconforto e vergogna ma almeno non chiede di essere pagato! Nelle settimane seguenti scopriremo a nostre spese che la mancanza di professionalità e il sostanziale pressappochismo sono una caratterista dei rochensi, ovvero gli abitanti di questa provincia…provate ad affidarvi a dei distributori all'ingrosso, la maggior parte delle volte vi ritroverete senza merce e senza possibilità di appello: "aca es asi, no te estreses, Giulia"…io posso anche non stressarmi ma se ci ritroviamo senza cibo o lo dobbiamo pagare il doppio ci perdiamo tutti, mica solo io…MAH…paese che vai usanze che trovi, mi posso adattare, concedetemi, però, le mie perplessità.
Al quinto giorno, finalmente, individuiamo e risolviamo il problema…ACQUAAAAAAAAAAA! Incredibile quanto non ci si renda conto dell'importanza di una cosa tanto semplice a cui siamo così tremendamente abituati, l'acqua corrente! Ormai Paula ha deciso che siamo persone di cui ci si possa fidare, e avendo scoperto che ci piace cucinare e che siamo alla ricerca di un lavoro per la stagione
La nostra cucina |
Dicembre scorre tranquillo, non ci sono molti clienti, colpa anche del clima ballerino; la maggior parte sono europei di mezza età, il che implica una maggiore inclinazione a spendere qualche soldo in più a cambio di una buona cucina che si differenzi dai soliti hamburger, pesce fritto e cotolette con patate!
I ritmi lenti ci permettono di abituarci e inserirci nello stile di vita del paese; percorriamo a piedi in lungo e in largo spiagge e balneari dei dintorni, approfittiamo del motorino scassatissimo di Juan per andare a La Paloma, cittadina leggermente più grande ad una decina di chilometri, leggiamo, chiacchieriamo e cuciniamo…pax!
Di particolare interesse le passeggiate per "las carcavas milenarias" , il risultato di erosioni naturali di circa 130 mila anni fa, a pochi passi dall'ostello stesso; durante il percorso si possono apprezzare formazioni minerarie millenarie, fossili e, grazie ai cartelli informativi, scoprire orme di animali e piatte autoctone.
Increduli assistiamo al continuo cambiamento di La Pedrera; appena arrivati non c'è praticamente nulla, nemmeno il supermercato è ancora aperto, obbligandoci a rifornirci dall'unico piccolo alimentari che rimane aperto tutto l'anno o ad andare fino a La Paloma, ma, giorno dopo giorno, apre un nuovo negozio, appaiono insegne di ostelli e bar, si aggiustano le strade, ripuliscono le spiagge. La Pedrera è un paese che vive e sopravvive economicamente solo grazie alla stagione estiva, ma certo non ci saremmo mai aspettati un cambiamento così radicale da paese fantasma a centro balneario stracolmo di gente con un bar e una bottega ogni quattro passi…come ci avevano raccontato, se non lo si vive non ci si crede.
Il flusso di clienti è talmente tranquillo che il 10 di Dicembre abbiano addirittura la possibilità di allontanarci due giorni e, approfittando del passaggio in macchina di due ospiti, due simpatiche ragazze, andiamo al rinomato Cabo Polonio, un luogo mitico della costa oceanica uruguaya. La storia racconta che un giorno di forti tormente, nel 1735, qui naufragò un galeone spagnolo chiamato "Polonio", da cui prese nome il luogo. Per i decenni a seguire furono numerosi le navi e i galeoni che naufragarono su queste coste tant'è che marinai e pirati di varie parti del mondo, lo consideravano maledetto, pieno di inganni e intrighi dove molti incontravano la morte. Nel 1880 fu edificato l'attuale faro che limitò i naufragi e diede il là alla crescita del villaggio dove pirati e pescatori realizzavano i loro commerci. Il villaggio, però, non si sviluppò mai veramente, rimanendo un piccolo assembramento di case senza elettricità né acqua corrente, residenza di poche famiglie di pescatori e, oggi, attrazione turistica per chiunque voglia immergersi in "una vita lontana dal mondo"; dal 2009 fa parte del Sistema di Aree Protette come Parco Nazionale, assicurandone così ulteriormente la sua conservazione come luogo selvatico.
I costi degli ostelli al Cabo sono piuttosto alti, nonostante la mancanza di acqua corrente ed elettricità (o forse proprio per questo) per cui decidiamo di fermarci a dormire a Valizas, altro piccolo gioiello sulla costa, a pochi chilometri di distanza. Valizas sorge sulla costa del fiume dallo stesso nome, tra campagna e mare, è conosciuta per le gigantesche dune di sabbia.
Rio valizas |
Sotto consiglio di Paula ci fermiamo a dormire al Valizas Hostel, un coloratissimo ostello gestito da una coppia di ragazzi veramente molto simpatici. Appena arrivati lasciamo giù gli zaini e ci dirigiamo al punto di incontro con la guida che le nostre compagne di viaggio hanno contatto la mattina…ci aspetta un'avventurosa passeggiata a cavallo da Valizas a Cabo Polonio e ritorno. L'escursione prevede una cavalcata di circa un'ora tra bosco e spiaggia , poi la guida ci lascerà liberi di avventurarci per il villaggio del Cabo per un'altra oretta e via di nuovo a cavallo: prezzo totale 500 pesos uruguayos, ovvero poco più di 15 euro a testa. Il ragazzo che ci accompagna è il figlio del proprietario del maneggio, vive a Montevideo per motivi di studi già da un paio d'anni ed è da un po' di tempo che non accompagna turisti…e infatti si perde in mezzo al bosco, da non crederci!!Il pressappochismo regna veramente sovrano da queste parti, certo in questa circostanza gioca a nostro favore in quanto la passeggiata a cavallo si allunga di quasi un'altra ora e abbiamo l'occasione di addentrarci ulteriormente tra i boschi incontaminati della riserva naturale, per concludere con una bella galoppata una volta ritrovata la strada e raggiunta la spiaggia.
Il villaggio in se ci lascia titubanti, se è vero che sembra di arrivare in un mondo sperduto e rustico, è vero anche che dietro alle varie facciate colorate delle casette di legno costruite artigianalmente si cela un bar, un ostello, un negozio di souvenir, un alimentari e qualsiasi altra attività commerciale che possa invogliare i vari turisti a spendere i loro soldi; probabilmente si ha l'occasione di respirare la magia del luogo fermandosi anche la notte quando l'unica illuminazione è quella prodotta dal faro o dai pochi generatori presenti, fatto sta che noi non l'abbiamo sentita. Dopo la passeggiata per il villaggio e le innumerevoli foto ci dividiamo dalle nostre due compagne di avventura, hanno deciso di fermarsi a dormire qui, mentre noi ormai abbiamo lasciato tutto a Valizas per cui dobbiamo tornare indietro, detto tra noi l'idea di tornare a farsi una bella doccia calda in ostello e di cenare fuori senza dover spendere 30 euro a testa ci alletta; difatti, poche ore dopo, con la panza piena di ottimo pesce ci addormentiamo più che soddisfatti della nostra giornata.
La mattina seguente la dedichiamo alla spiaggia , bianca , chilometrica e semi deserta…spettacolo. Verso le tre di pomeriggio uno dei due ragazzi dell'ostello deve andare a Castillos, una città vicina, per cui ci da uno strappo fino alla strada principale, la Ruta 10, a circa 5 km dal paese, qui Il villaggio in se ci lascia titubanti, se è vero che sembra di arrivare in un mondo sperduto e rustico, è vero anche che dietro alle varie facciate colorate delle casette di legno costruite artigianalmente si cela un bar, un ostello, un negozio di souvenir, un alimentari e qualsiasi altra attività commerciale che possa invogliare i vari turisti a spendere i loro soldi; probabilmente si ha l'occasione di respirare la magia del luogo fermandosi anche la notte quando l'unica illuminazione è quella prodotta dal faro o dai pochi generatori presenti, fatto sta che noi non l'abbiamo sentita. Dopo la passeggiata per il villaggio e le innumerevoli foto ci dividiamo dalle nostre due compagne di avventura, hanno deciso di fermarsi a dormire qui, mentre noi ormai abbiamo lasciato tutto a Valizas per cui dobbiamo tornare indietro, detto tra noi l'idea di tornare a farsi una bella doccia calda in ostello e di cenare fuori senza dover spendere 30 euro a testa ci alletta; difatti, poche ore dopo, con la panza piena di ottimo pesce ci addormentiamo più che soddisfatti della nostra giornata.
incominciamo a camminare in direzione La Pedrera, sperando che qualcuno si fermi per darci un passaggio, 38 km a piedi sono decisamente troppi da fare in una sola giornata! Dopo un paio d'ore si ferma un vecchio irlandese mezzo matto e, secondo me, mezzo ubriaco…vive ormai da molti anni in Uruguay e, nonostante questo, parla malissimo spagnolo. In poco meno di mezz'ora siamo arrivati a La Pedrera, ci facciamo lasciare in paese in quanto vogliamo comprare del fil di ferro per Juan; oggi è il suo compleanno, un po' per scherzo un po' per effettiva utilità decidiamo che questo sarà il nostro regalo…può sembrare senza senso ma dovete sapere che Uruguayi aggiustano più o meno qualsiasi cosa con fil di ferro e colla per legno, ma veramente qualsiasi cosa, regalo più azzeccato non c'è per un aspirante carpentiere!
Tornati a La Casa de la Luna proviamo la strana sensazione di essere tornati a casa: abbracci, racconti, cena in famiglia…nemmeno fossimo stati via settimane :)
Tra i vari e stravaganti ospiti che ci hanno accompagnati nel primo mese nominiamo per lo meno due coppie che, per motivi decisamente diversi, meritano di essere ricordati! I primi, di cui ahimè non ricordiamo il nome, sono una coppia di napoletani sulla quarantina, in viaggio per 15 giorni alla scoperta dei luoghi più tipici dell'Uruguay…rappresentazione quasi parodistica degli italiani all'estero, a cui qualsiasi cosa, pure la carta igienica, sembra esotico e di conseguenza ti bombardano con domande su qualsiasi cosa vedano o facciano, senza rendersi conto di quanto si stiano ponendo in ridicolo chiedendoti come hai fatto a fare dei crostini di pane al rosmarino così buoni o come si chiama quel bellissimo uccello…il piccione intende signora?
Tutt'altra storia Laura e Roberto, una coppia di giovani tedeschi assolutamente fantastici; non stiamo ad annoiarvi con storie e aneddoti, basti dire che ci hanno ufficialmente invitato al loro matrimonio in Germania a Maggio tanto siamo entrati in connessione; non potevamo per lo meno nominarli e mandargli il nostro affetto una volta di più.
Laura & Roberto |
Da registrare, purtroppo, anche la scomparsa di Esmeralda; a causa della sua brutta abitudine di seguire chiunque ovunque, un giorno, giusto prima di una tempesta estiva, segue Andrea uscito in motorino e non torna più. Nonostante le nostre continue ricerche non la troveremo per moltissime settimane fino a quando, un giorno quasi un mese più tardi, mentre siamo in spiaggia ci appare
davanti; ormai però ha un nuovo nome, India, un collare rosa e una nuova padrona; più che spiegare tutta la storia alla signora e sperare che un giorno la riaccompagni a casa non possiamo fare, d'altronde non siamo noi i suoi originali padroni e la signora stessa non ha tutti i torti, quando l'ha incontrata era piena di pulci, affamata e stanca, lei l'ha raccolta, accolta e amata dal primo momento, ormai è sua!
davanti; ormai però ha un nuovo nome, India, un collare rosa e una nuova padrona; più che spiegare tutta la storia alla signora e sperare che un giorno la riaccompagni a casa non possiamo fare, d'altronde non siamo noi i suoi originali padroni e la signora stessa non ha tutti i torti, quando l'ha incontrata era piena di pulci, affamata e stanca, lei l'ha raccolta, accolta e amata dal primo momento, ormai è sua!
Nelle settimane prima di Natale arrivano altri helpers, prima Marie e Thomas, una coppia di amici francesi, poi Lukas, un vivacissimo ragazzo tedesco, e ultimo Nabil, francese anche lui; in ostello non c'è praticamente nessuno e ai pochi avventori che arrivano sembra di ritrovarsi in una colonia europea. Tutti insieme incominciamo i preparativi per l'arrivo della fatidica alta stagione; montiamo tende, costruiamo una nuova doccia esterna, trasformiamo le camere doppie in camerata da 6 o 9 letti; c'è un grande fermento generale dovuto anche dal fatto che Paula si confonde con le prenotazioni (come spesso accade) ed è convinta che già per la Vigilia di Natale ci saranno 25/30 persone a cui tra l'altro dovremo offrire cena e pranzo. Addirittura andiamo fino al Chuy, una cittadina alla frontiera tra Brasile ed Uruguay caratterizzata dai prezzi bassissimi di alimenti e alcolici, dove, nonostante la pioggia torrenziale che trasforma le strade in canali putridi, riusciamo a rifornirci di champagne, vodka, rum, immancabili sigarette di contrabbando, e alcuni cibi che comprati nel lato brasiliano costano un quarto rispetto all'Uruguay. Sull'onda del generale entusiasmo ci tuffiamo alla ricerca di menù per le feste che
amalgamino le tradizioni italiana e uruguaya, creiamo addobbi natalizi, sperimentiamo ricette e alla fine presentiamo un'ottima proposta per le cene di vigilia e capodanno da inviare ai presunti clienti…proposta che non verrà mai inviata! Paula s'è sbagliata completamente, dal 24 al 27 Dicembre non c'è assolutamente NESSUNO; ci consoliamo regalandoci un natale in famiglia allargata, ma onestamente restiamo alquanto conturbati, più che altro perché non riusciamo a spiegarci come una donna che gestisce un ostello da 15 anni non sia in grado di organizzarsi con le prenotazioni di una ventina di persone; probabilmente siamo troppo intransigenti, ancora legati a ritmi e modalità lavorativi italiani; ci siamo imbarcati in questa avventura anche alla ricerca di uno stile lavorativo e di vita più lento rispetto a quello a cui siamo abituati ma non è facile cancellare e rinnegare abitudini annuali! Finite le feste, panze strapiene di carne alla brace, verdure al forno e vino rosso, gli altri aiutanti ci lasciano, chi per proseguire verso nuove mete, chi per restare a La Pedrera alla ricerca di altre opportunità lavorative, tendenzialmente in rotta con Paula e la sua maniera di gestire i rapporti umani e non.
amalgamino le tradizioni italiana e uruguaya, creiamo addobbi natalizi, sperimentiamo ricette e alla fine presentiamo un'ottima proposta per le cene di vigilia e capodanno da inviare ai presunti clienti…proposta che non verrà mai inviata! Paula s'è sbagliata completamente, dal 24 al 27 Dicembre non c'è assolutamente NESSUNO; ci consoliamo regalandoci un natale in famiglia allargata, ma onestamente restiamo alquanto conturbati, più che altro perché non riusciamo a spiegarci come una donna che gestisce un ostello da 15 anni non sia in grado di organizzarsi con le prenotazioni di una ventina di persone; probabilmente siamo troppo intransigenti, ancora legati a ritmi e modalità lavorativi italiani; ci siamo imbarcati in questa avventura anche alla ricerca di uno stile lavorativo e di vita più lento rispetto a quello a cui siamo abituati ma non è facile cancellare e rinnegare abitudini annuali! Finite le feste, panze strapiene di carne alla brace, verdure al forno e vino rosso, gli altri aiutanti ci lasciano, chi per proseguire verso nuove mete, chi per restare a La Pedrera alla ricerca di altre opportunità lavorative, tendenzialmente in rotta con Paula e la sua maniera di gestire i rapporti umani e non.
Finalmente arriva Capodanno e questa volta veramente dobbiamo organizzare un cenone per 40 persone…grazie anche all'aiuto di Juan e Joaquin, l'altro figlio di Paula, riusciamo a organizzare una cena e pre-festa veramente stracciata; grande orgoglio e felicità di Andrea quando vari invitati lo applaudono per il suo ottimo asado "mejor de algunos uruguayos" : non potrebbe ricevere complimento più bello. CAPODANNO…c'è bisogno di raccontarlo??!! Naaaaahh lasciamo tutto nelle mani della vostra immaginazione!
I primi 15 giorni di gennaio sono follia pura; dall'oggi al domani l'ostello si riempie quasi al di là delle proprie capacità, per due sere arriviamo ad essere 70 persone, con gente che dorme in salotto e tende stracolme! Da un punto di vista lavorativo non è sicuramente il momento di massima esaltazione, la maggior parte dei clienti sono ragazzi giovani venuti più che altro per divertirsi, spender poco e ubriacarsi, il nostro menù così si limiterà sempre di più a cotolette con insalata, polpette con riso, pollo al forno, patate e pasta…alquanto monotono ma a domanda, offerta! Da un punto di vista umano, invece, ci divertiamo come matti, conosciamo moltissime persone interessanti e con alcuni si creano dei legami che potremmo definire di amicizia, ci prendiamo pure noi le nostre belle sbronze, si guadagna qualche bel soldino e, quando la sera prima riusciamo ad andare a letto prima delle tre del mattino, ci godiamo pure qualche oretta in spiaggia.
Per fortuna nel frattempo sono arrivati Flora, spagnola, e Alan, belga, la nuova coppia di helpers…senza di loro sicuramente
non saremmo mai riusciti a sopravvivere e accollarci tutto il lavoro da fare mattina e sera in ostello…quantità trasbordante di lavoro in parte anche in conseguenza della poca presenza di Paula. Arriva anche Silvia, un'amica di Paula, una donna assolutamente strabiliante; insegnante sulla cinquantina, ex proprietaria di un ristorante che ha gestito per vent'anni con l'ex marito, piena di energie, vitalità, e mezza matta. Purtroppo si ferma con noi solo pochi giorni, giustamente vuole proseguire il suo viaggio verso mete più lontane e rilassanti, ma ragazzi quante risate nei giorni passati assieme, e quanto si può imparare da qualcuno che ha veramente voglia di condividere e trasmettere ciò che conosce; grazie mille Silvia, veramente una gran donna.
Punta negativa è il rapporto con Paula che incomincia a dare i primi segni di degradazione; noi siamo sicuramente stanchi a causa dei ritmi serrati e lei certamente è stressata più del solito a causa dell'alto numero di persone, certo è che si incomincia ad avvertire un certo clima di tensione che ahimè non si rimarginerà più. Ci permettiamo una piccola digressione personale, chissà non solo nel tentativo di far capire meglio la storia ma alla ricerca di una specie di catarsi! Paula è una donna che da sola ha costruito il suo ostello e cresciuto due figli, inevitabilmente orgogliosa, a volte dura e, purtroppo, tendenzialmente diffidente, convinta che l'unico modo giusto di fare le cose sia il suo in quanto fino ad ora è riuscita a cavarsela più che egregiamente così, vive i consigli più come una critica che una possibilità costruttiva ed è tendenzialmente poco aperta ad accettarli, (ovviamente parliamo di comportamenti sul lavoro non della sua vita personale) o per lo meno questa è l'impressione che ha dato a noi. Se uniamo queste sue difficoltà caratteriali alle nostre, all'innegabile differenza di abitudini lavorative e alla nostra già menzionata probabile intransigenza, è già più facile comprendere come mai si sia arrivati ad una rottura…ma forse stiamo correndo troppo, manca ancora quasi un mese alla nostra partenza!
I primi 15 giorni di gennaio sono follia pura; dall'oggi al domani l'ostello si riempie quasi al di là delle proprie capacità, per due sere arriviamo ad essere 70 persone, con gente che dorme in salotto e tende stracolme! Da un punto di vista lavorativo non è sicuramente il momento di massima esaltazione, la maggior parte dei clienti sono ragazzi giovani venuti più che altro per divertirsi, spender poco e ubriacarsi, il nostro menù così si limiterà sempre di più a cotolette con insalata, polpette con riso, pollo al forno, patate e pasta…alquanto monotono ma a domanda, offerta! Da un punto di vista umano, invece, ci divertiamo come matti, conosciamo moltissime persone interessanti e con alcuni si creano dei legami che potremmo definire di amicizia, ci prendiamo pure noi le nostre belle sbronze, si guadagna qualche bel soldino e, quando la sera prima riusciamo ad andare a letto prima delle tre del mattino, ci godiamo pure qualche oretta in spiaggia.
Flora & Alan |
Silvia |
Punta negativa è il rapporto con Paula che incomincia a dare i primi segni di degradazione; noi siamo sicuramente stanchi a causa dei ritmi serrati e lei certamente è stressata più del solito a causa dell'alto numero di persone, certo è che si incomincia ad avvertire un certo clima di tensione che ahimè non si rimarginerà più. Ci permettiamo una piccola digressione personale, chissà non solo nel tentativo di far capire meglio la storia ma alla ricerca di una specie di catarsi! Paula è una donna che da sola ha costruito il suo ostello e cresciuto due figli, inevitabilmente orgogliosa, a volte dura e, purtroppo, tendenzialmente diffidente, convinta che l'unico modo giusto di fare le cose sia il suo in quanto fino ad ora è riuscita a cavarsela più che egregiamente così, vive i consigli più come una critica che una possibilità costruttiva ed è tendenzialmente poco aperta ad accettarli, (ovviamente parliamo di comportamenti sul lavoro non della sua vita personale) o per lo meno questa è l'impressione che ha dato a noi. Se uniamo queste sue difficoltà caratteriali alle nostre, all'innegabile differenza di abitudini lavorative e alla nostra già menzionata probabile intransigenza, è già più facile comprendere come mai si sia arrivati ad una rottura…ma forse stiamo correndo troppo, manca ancora quasi un mese alla nostra partenza!
Dunque eravamo arrivati ai primi di Gennaio…feste, musica, giochi di società, cantare intorno al fuoco, Fernet cola, ballare a La Pedrera fino alle otto del mattino, cotolette, ridere fino alle lacrime, file infinite davanti al bagno per riuscire a farsi una doccia, Fernet con tonica, pallavolo, cotolette, dormire, cantare, ballare, FESTA FESTA FESTA ci scorrono davanti moltissime persone, infinite storie di vita, litri di fernet e chili di PUTAS MILANESAS, ormai un classico tra gli abitué; stanchi, acciaccati ma felici come due bimbi…di aneddoti ce ne sono un milione ma, come sempre in questi casi, raccontarli a chi non li ha vissuti non ha senso, non fanno ridere, sicuramente li porteremo sempre con noi, insieme a tutte le persone con le quali abbiamo vissuto queste notti folli, e speriamo di aver lasciato un segno anche noi, los tanos (nostro soprannome ufficiale).
Celeste |
Juan & Joaquin |
La terza settimana di gennaio è quella che, forse, ci godiamo più di tutte; continua ad esserci gente ma non troppa, un'età media leggermente superiore ai vent'anni e maggior interesse a condividere momenti anche al di là del ballo e della festa. Leghiamo sempre più
con Juan, Joako e alcuni loro amici venuti a passare le vacanze qui, ci immergiamo in grandi giocate a carte, condividiamo le nostre giornate e segreti culinari con alcune amiche…prima fra le grandi, Celeste, una ragazza di Cordoba, con la quale decidiamo di siglare un accordo di matrimonio a tre!
con Juan, Joako e alcuni loro amici venuti a passare le vacanze qui, ci immergiamo in grandi giocate a carte, condividiamo le nostre giornate e segreti culinari con alcune amiche…prima fra le grandi, Celeste, una ragazza di Cordoba, con la quale decidiamo di siglare un accordo di matrimonio a tre!
Non eravamo mai stati così tanto a lungo in un ostello a lavorare, strana la sensazione di veder arrivare e venire così tante persone cariche delle loro storie di vita ed esperienze, c'è una costante velatura di malinconia quando le persone se ne vanno, nemmeno il tempo di conoscersi che già bisogna voltare pagina...anche questo fa parte della vita di un viaggiatore!
Fine mese e La Pedrera è di nuovo praticamente vuota, il lavoro torna ad essere poco e in più l'atmosfera in ostello ha perso l'aurea di magia di Dicembre; come se non bastasse perdiamo anche l'altra cagnolina, Gorda la fiestera; questa volta colpevoli le macchine che corrono all'impazzata per la Ruta 10! Siamo d'accordo con Paula di fermarci fino metà Febbraio, il 7/8 verrà un gruppo organizzato di 40 persone da Colonia con il quale abbiamo già accordato due pranzi e poi c'è Carnevale, una settimana durante la quale pare si ripeta la follia di Gennaio, perciò vale la pena fermarsi per guadagnare qualche soldo in più!
Prima di tutto ciò, però, ci prendiamo altri quattro giorni di stacco totale. L'11 Febbraio scadrà il nostro visto di tre mesi di soggiorno in Uruguay, dobbiamo andare all'ufficio immigrazione che si trova al Chuy per vedere come poterlo rinnovare! Approfittiamo per unire l'utile al dilettevole, partiamo per una mini-vacanza di 4 giorni e andiamo a conoscere la parte più settentrionale della costa: Punta del Diablo e Santa Teresa!
Punta del Diablo è un altro paesino di pescatori ricco di misticismo e vecchie storie di naufragi; negli ultimi anni ha conosciuto uno sviluppo alquanto fuori controllo con il risultato che attorno a case basse e botteghe di pescatori sono stati costruiti moltissimi hotel, bar e ristoranti, per fortuna, però, sempre nello stile del luogo evitando la costruzione di palazzi ed eco-mostri.
Prima di raggiungere Punta del Diablo, un centinaio di chilometri da La Pedrera, effettuiamo una sosta sulla Ruta 10 all'altezza del fiume Valizas da dove parte l'escursione per il Monte de Ombues, ovvero un parco naturale molto particolare in quanto normalmente gli ombù sono alberi che crescono solitari e non formano un bosco. Per poter raggiungere la riserva naturale bisogna risalire il fiume verso la laguna di Castillos e da lì accedere al bosco stesso. Purtroppo l'escursione in barca non si può prenotare, né ha degli orari fissi, ci rimane solo arrivare fino al km 267, scendere fino al fiume e sperare che prima o poi parta una barca…non abbiamo fortuna; la giornata è stupenda, da spiaggia, per cui non c'è nemmeno un turista che si unisca a noi e le barche partono se ci sono almeno sei persone. Dopo un'oretta ci rendiamo conto che aspettare è invano, meglio non sprecare la giornata e dirigerci direttamente a Punta del Diablo. Ritorniamo sulla Ruta e ci mettiamo a fare l'autostop, sono solo le 11.30 del mattino ma fa un caldo pazzesco, il sole picchia forte e di macchine ne passano ben poche per cui quando, poco dopo, vediamo avvicinarsi un autobus non abbiamo alcun dubbio: lo fermiamo e saliamo a bordo!
La stazione degli autobus di Punta del Diablo si trova a tre chilometri dal paesino, da qui si può andare a piedi o prendere una specie di navetta; non abbiamo la più pallida idea della direzione da prendere né dove dirigerci una volta arrivati in centro al paese, spendiamo i novanta centesimi di euro della navetta e approfittiamo del breve tragitto per chiedere informazioni in merito agli ostelli.
Nemmeno il tempo di appoggiare le nostre cose nella stanza dell'ostello che abbiamo scelto (las Boyas) e siamo già in acqua…aaahhh che ben! Un paio d'ore di spiaggia pura e incomincia ad annuvolarsi, meglio così siamo più invogliati a passeggiare per il paese. La parte bassa sulla costa, è veramente molto bella: case in legno, barche ormeggiate, pescatori sugli scogli, negozzietti di artigianato locale…nonostante l'alto numero di persone e turisti tutto sembra continuare a scorrere con i ritmi lenti delle maree, colorato dalle sfumature rossastre del sole riflesso nel mare.
Il secondo giorno vogliamo andare a Santa Teresa, un parco nazionale che conta con 3000 ettari di estensione al cui interno si trovano un immenso campeggio, zone di ristoro, una serra con piante esotiche, una voliera, una piscina semi-naturale, vari sentieri, innumerevoli specie di flora autoctona e la Fortaleza de Santa Teresa, una antica fortezza costruita dai Spagnoli ma occupata a lungo anche dai Portoghesi. Decidiamo di raggiungere la fortezza a piedi, circa 9 km di costa più un paio di chilometri all'interno per parco del parco stesso; ci incamminiamo abbastanza presto in modo da non soffrire troppo per il cado. La camminata è veramente splendida, attraversiamo varie spiagge, alcune completamente vuote, altre più vicine a zone abitate dove incontriamo alcune persone, in nessuna però vi sono costruzioni se non le capannine in legno dei bagnini; siamo solo noi, la sabbia, l'oceano e la brezza marina che rende tutto ancora più piacevole.
Arrivati alla fortezza siamo stanchi morti e accaldati, entriamo ma siamo subito attirati da un praticello all'ombra dove ci buttiamo a riposare una mezzora; cannoni e vecchie giubbe militari non sono decisamente la nostra passione, era il percorso fino a qui che ci interessava, e la vista dall'alto merita. Il cielo minaccia pioggia e la strada del ritorno è lunga, nostro malgrado dobbiamo alzarci e riprendere il cammino; questa volta percorriamo uno dei sentieri interni al parco che portano all'entrata principale da dove speriamo di trovare un autobus o un passaggio per tornare a Punta del Diablo. La vegetazione è strabiliante, una grandissima varietà di piante e alberi dalle mille gradazioni del verde, canti di uccelli, insetti multicolori. Arrivati alla voliera incomincia a diluviare.; penoso vedere uccelli maestosi come il tucano ingabbiati nonostante l'infinità di spazio verde che li circonda, preferisco bagnarmi sotto la pioggia che ripararmi tra le gabbie! Finito lo scroscio estivo riprendiamo
il cammino; la pioggia non ha per nulla rinfrescato l'aria, anzi le strade bagnate emanano un caldo umido decisamente asfissiante, siamo cotti ma per fortuna manca poco, un paio di chilometri e raggiungiamo l'entrata principale! Con molta poca speranza incominciamo da subito a fare l'autostop, consapevoli che per trovare qualcuno che si fermi bisogna arrivare fino alla strada principale, e invece, al di là delle nostre aspettative, si ferma un vecchio furgone tutto arrugginito guidato da due simpatici ragazzi che hanno già caricato altri due camminatori all'interno del parco!
All'indomani lasciamo la tranquillità di Punta del Diablo e la maestosa natura di Santa Teresa in direzione Chuy. Non abbiamo informazioni certe in merito all'iter da dover seguire per il rinnovo del visto perciò decidiamo di farci lasciare alla dogana e scoprire lì cosa dobbiamo fare. L'autista del pullman si dimentica, o forse fa finta, di fermarsi alla dogana e tira dritto, per fortuna ce ne accorgiamo in tempo e lo facciamo fermare il prima possibile, tocca comunque tornare indietro a piedi in mezzo alle macchine che corrono all'impazzata…maldito! Illustriamo la nostra situazione al funzionario della dogana il quale inizialmente ci dice che dobbiamo pagare 1000 pesos (all'incirca 30 euro) a testa per poter avere un nuovo timbro d'entrata che ci permetterà di restare altri tre mesi, ma poi, vista la nostra titubanza, ci fa un mezzo occhiolino e ci dice di passargli i passaporti! Convinti che ci abbia fatto un gran favore usciamo tutti contenti dall'ufficio doganale, controlliamo il passaporto e scopriamo che l'imbecille ha messo il timbro d'uscita, non d'entrata…ma che razza di favore sarebbe? Scatta così il piano B, che a dire il vero avevamo già preso in considerazione: raggiungere il primo paesino in Brasile, dormire lì una notte e tornare indietro, in questo modo saranno obbligati a timbrarci una nuova entrata e siamo a posto. Vorremmo avviarci verso la stazione degli autobus del Chuy ma incomincia a diluviare; ci rifugiamo nei bagni pubblici della frontiera dove rimaniamo bloccati dalla pioggia per quasi un'ora…quant'è romantico pranzare in cesso con una patata lessa avanzataci dalla sera prima! Appena smette di piovere ci avviamo a piedi verso la città, tentiamo di fare autostop non tanto perché la distanza da percorrere sia molta ma perché siamo
consapevoli che da un momento all'altro rincomincerà il diluvio…ovviamente non si ferma nessuno e nel giro di un quarto d'ora rincomincia a scendere il finimondo; troviamo riparo nella caserma dei pompieri ma ormai siamo completamente zuppi, nemmeno ci fossimo buttati in piscina! Torna il sole, ci asciughiamo alla buona, cambiamo maglietta e riprendiamo il cammino…finalmente arriviamo a destinazione, troviamo la stazione degli autobus lato brasiliano e scopriamo che la cittadina più vicina al confine si chiama Santa Vitòria do Palmar, ad una mezzora di distanza, prezzo del biglietto 40 pesos, dobbiamo però aspettare un'ora prima che riparta il prossimo autobus!Santa Vitoria do Palmar |
A Santa Vitòria non c'è assolutamente nulla, continua a piovere e fa pure freddo per cui ci rintaniamo nell'ostello al lato della stazione degli autobus e aspettiamo che il tempo passi! Verso le sei di sera smette di piovere e proviamo ad andar a fare una passeggiata, è già tutto chiuso, buio, una tristezza infinita. Troviamo una specie di tavola calda, ci mangiamo due panini, per fortuna molto buoni, e ce ne torniamo in ostello; alle nove e mezza di sera siamo pronti per dormire, alle nove e mezza del mattino del giorno dopo siamo già di nuovo al Chuy, frontiera brasiliana passata senza intoppi. Approfittiamo per comprare di nuovo sigarette di contrabbando, e alcune cose in vista dell'arrivo del carnevale, Fernet, luci natalizie per la finestra della cucina/bar, salse etc. Siamo un po' preoccupati per l'attraversamento della frontiera lato Uruguay, se è vero che non stiamo infrangendo nessuna legge è anche vero che potrebbero benissimo insospettirsi nel vedere che siamo usciti ieri dal paese e oggi già rientriamo; ci inventiamo una serie di storie da poter raccontare se per caso dovessimo avere problemi e prepariamo la nostra faccia più angelica e convincente…tanto rumore per nulla: anche in questo caso nessuno batte ciglio e in men che non si dica passiamo la dogana! Alla faccia dei 2000 pesos che il simpaticone voleva farci pagare!
Manca un'ora alla partenza dell'autobus per La Pedrera e per passare il tempo ci mettiamo a fare l'autostop…incredibile ma vero si ferma subito una macchina, un simpatico signore ci porta fino a Castillos, smontiamo dalla macchina e si ferma subito una signora che ci porta qualche chilometro più avanti, fino alla Ruta 10, poco meno di mezzora e veniamo caricati da un furgone che va fino a Cabo Polonio…ma che culo ragazzi, mai successo! Da Cabo Polonio partono solo due autobus che si fermano a La Pedrera, uno praticamente subito e uno alla notte…come insegna nonna chi troppo vuole nulla stringe, decidiamo di non rischiare e prendiamo l'autobus.
Arriviamo in ostello inaspettatamente presto, andiamo a controllare che la nostra tenda non si sia inondata durante i giorni d'assenza, risistemiamo le nostre cose e ci mettiamo subito al lavoro; la famiglia della sorella di Paula è ospite in questi giorni e ci chiedono di preparargli la pizza per cena, così approfittiamo per farne in abbondanza in modo tale da proporla anche agli ospiti del giorno seguente…domani è il 31 gennaio, il mio compleanno, avere già la metà del lavoro fatto significa che potrò rilassarmi alla grande!
L'indomani infatti passiamo una giornata stupenda; la mattina prendiamo la moto e andiamo finalmente al parco nazionale della Laguna di Rocha (19km da La Pedrera)
particolarmente rinomato per l'avvistamento di uccelli e la bontà dei pesci della laguna stessa. Il parco in se non è nulla di eccezionale, è sicuramente un luogo rappresentativo dell'Uruguay: tanto verde, micro villaggio di pescatori senza alcuna pretesa che vive ai bordi della laguna, il rombo dell'oceano come sfondo costante, tranquillità. Finita la passeggiata andiamo nell'unica spiaggia tra La Pedrera e La Paloma dove non ci sono mai onde in quanto è una baia ben protetta, bagno rinfrescante con possibilità di nuotare senza rischiare l'annegamento ogni tre/quattro onde…almeno una volta alla settimana ce lo siamo regalato. Alla sera lavoriamo di più del previsto in quanto non solo i quattro ragazzi ospiti vogliono la pizza, ma pure la famiglia di Paola ripete e Alan e Flora giustamente approfittano dell'occasione, ma è un lavorare insieme al festeggiare in quanto con Florencia, Ivana, Regina, Santi, Alan e Flora condividiamo cibo e bibita, tra ammassare, infornare e servire ci facciamo fuori una bottiglia di Martini bianco per poi affrontare "perudo", un fantastico gioco di dadi, accompagnati da caipirinha e alfajores al dulce de leche e cioccolata…i ragazzi mi hanno pure cantato la canzoncina sia in italiano che in spagnolo…GRAZIEEEEEEE :D
L'indomani infatti passiamo una giornata stupenda; la mattina prendiamo la moto e andiamo finalmente al parco nazionale della Laguna di Rocha (19km da La Pedrera)
particolarmente rinomato per l'avvistamento di uccelli e la bontà dei pesci della laguna stessa. Il parco in se non è nulla di eccezionale, è sicuramente un luogo rappresentativo dell'Uruguay: tanto verde, micro villaggio di pescatori senza alcuna pretesa che vive ai bordi della laguna, il rombo dell'oceano come sfondo costante, tranquillità. Finita la passeggiata andiamo nell'unica spiaggia tra La Pedrera e La Paloma dove non ci sono mai onde in quanto è una baia ben protetta, bagno rinfrescante con possibilità di nuotare senza rischiare l'annegamento ogni tre/quattro onde…almeno una volta alla settimana ce lo siamo regalato. Alla sera lavoriamo di più del previsto in quanto non solo i quattro ragazzi ospiti vogliono la pizza, ma pure la famiglia di Paola ripete e Alan e Flora giustamente approfittano dell'occasione, ma è un lavorare insieme al festeggiare in quanto con Florencia, Ivana, Regina, Santi, Alan e Flora condividiamo cibo e bibita, tra ammassare, infornare e servire ci facciamo fuori una bottiglia di Martini bianco per poi affrontare "perudo", un fantastico gioco di dadi, accompagnati da caipirinha e alfajores al dulce de leche e cioccolata…i ragazzi mi hanno pure cantato la canzoncina sia in italiano che in spagnolo…GRAZIEEEEEEE :D
Con l'arrivo della domenica se ne vanno tutti, siamo di nuovo da soli in ostello tranne un signore americano, Ralf, appena arrivato e che si fermerà qui per due mesi, un personaggio veramente fuori dal comune, un misto tra un vecchio pescatore e un ex sessantottino, non per nulla vive vicino a Woodstock;) A Ralf si aggiunge una simpatica e vivacissima famiglia uruguaya…almeno così abbiamo sempre qualcuno a cui offrire da mangiare, continuare a fare due soldi in più e passare del tempo in compagnia.
Paula il lunedì si sente male, corre in ospedale a Rocha e scopre di avere un'infezione; ovviamente ci offriamo di occuparci noi dell'ostello per i prossimi giorni, può approfittare che non c'è molto da fare per riposarsi e riprendersi con calma, al resto pensiamo noi. Oltre ai soliti lavori di routine dell'ostello incominciamo a prepararci per l'arrivo di un gruppo di 35 persone di Colonia; sono un gruppo organizzato che in due giorni gireranno per varie località di Rocha e con i quali abbiamo già accordato i pranzi di sabato, grigliata, e domenica, tagliatelle al ragù; più che della parte culinaria bisogna occuparsi della parte logistica: non abbiamo abbastanza piatti, sedie, tavoli, posate; alcune cose le compriamo, altre le affittiamo, altre ce le facciamo prestare, come sempre, dal buon Tato; poi ci sono da montare le camere e sistemare le tende…insomma non ci si annoia. A farci compagnia, inoltre, giovedì sera arrivano quattro ragazzi, musicisti jazz; sabato e domenica suoneranno in vivo durante i pranzi, noi nel frattempo ci godiamo le prove.
Ora di sabato Paula già si sente bene, solo che dopo averci dato una mano per circa un paio d'ore, trascorre il resto della giornata a bere e mangiare per concludere in spiaggia con amici…certo non fa parte del suo lavoro occuparsi del pranzo e non ci deve nulla, ma, sinceramente, ci saremmo aspettati un po' di supporto, se non altro da un punto di vista umano, come noi abbiamo più volte svolto lavori che non ci competevano quando ce n'era bisogno per darle una mano perché consideriamo che
quando si lavora e vive insieme sia giusto fare anche più del dovuto nonostante non venga preteso, pensavamo scioccamente di essere ricambiati allo stesso modo, soprattutto considerando che Andrea
ha grigliato chili di carne sotto il sole per circa 5 ore e io sono rimasta in piedi a lavorare dalle 8.00 del mattino fino alle 23.30 della notte, senza mai fermarmi! La mattina dopo ci svegliamo con l'amaro in bocca ma liberi da preconcetti, la cosa grave è che si ripete esattamente il copione del giorno prima: appena ci alziamo e Paula vede che siamo operativi, lei sparisce; solo le 11.00 del mattino e riapparirà solamente alle 17.00 del pomeriggio quando ormai abbiamo già fatto la maggior parte del lavoro. Mentre sono fuori a sparecchiare le ultime tavole sento che in cucina incominciano ad alzarsi i toni: un po' per scherzo un po' no, quando Andrea vede che Paula entra in cucina per prendere da mangiare e da bere senza la minima intenzione nel darci una mano a sistemare, le dice "por lo meno dejame un poco de mi carne ya que vienes solo para tomar y beber"…"OBVIO que voi solo para comer y tomar" è la risposta decisamente poco garbata di Paula. Andrea non ci vede più, scatta una discussione in merito ai metodi lavorativi, riconoscenza, rispetto umano e lavorativo. Il mio goffo tentativo di diplomazia ottiene come unico risultato che Paula incomincia a prendersela con me, accusandomi di averla complicata perché ho fatto più del dovuto e che la "boluda", tonta, sono io perché sono troppo disponibile e poi mi stresso…purtroppo so benissimo di essere una persona tendenzialmente nevrotica e facile al nervosismo però dal profondo del mio cuore VAFFANCULO ; se già prima Andrea non ci vedeva più a questo punto c'ha gli occhi iniettati di sangue "questa è una mancanza di rispetto incredibile che non posso accettare, me ne vado e ti arrangi" "certo che ve ne andate, ma prima dovete finire di sistemare" "come ti permetti siamo dei professionisti noi, ovvio che finiamo il nostro lavoro, al contrario di te" e via discorrendo; incredibilmente ad un certo punto riesco a convincerli che è meglio chiudere la discussione, quando s'è arrabbiati si può solo fare peggio e dire cose che realmente non si pensano, calmiamoci, finiamo di sistemare, riprenderemo più tardi il discorso con calma! Paula se ne va, noi finiamo il lavoro, salutiamo gli ospiti che nel frattempo se ne vanno…ovviamente tutti più che contenti del nostro servizio…e riflettiamo tra di noi sull'accaduto. Andrea è deciso ad andarsene, già da un po' soffriva l'ambiente che s'è venuto a creare, mentre io vorrei cercare di risolvere la situazione, sia perché è un peccato concludere in così malo modo un'esperienza di quasi tre mesi che in generale per noi è stata molto positiva, sia perché abbiamo già investito un po' di soldi per gli acquisti in vista del carnevale sia perché sarei proprio curiosa di vedere sto maledetto carnevale di cui sentiamo parlare da settimane! Paula non ci da una possibilità di scelta, non si fa più vedere per tutta la sera e la mattina dopo alle 8.20 ci sveglia dicendoci di andare a fare gli ultimi conti che poi dobbiamo andarcene…che delusione, che tristezza!quando si lavora e vive insieme sia giusto fare anche più del dovuto nonostante non venga preteso, pensavamo scioccamente di essere ricambiati allo stesso modo, soprattutto considerando che Andrea
Per fortuna durante la mattinata l'aria tesa incomincia a rilassarsi e una volta finiti i conti si riesce di nuovo a parlare con serenità. Paula addirittura ci offre di restare una o due notti in più se ne abbiamo bisogno per organizzarci meglio, "perché certo, se da un punto di vista lavorativo non siamo riusciti ad andare d'accordo questo non vuol dire che non siate due buonissime persone e sarete sempre le benvenute qui"… detto dalla persone che mi ha appena cacciato a calci in culo perché lavoravo troppo fa un po' ridere, ma conoscendo la persona, la sua irrefrenabile impulsività e infinito orgoglio, almeno fa piacere sapere che anche per lei questa esperienza non è stata totalmente da buttare. Quando andiamo via siamo entrambe sollevati, effettivamente restare a queste condizione non sarebbe stato salutare, ma io sono piena di rimorsi, come spesso mi accade penso di aver sbagliato tutto io, se fossi diversa, meno intransigente, meno nevrotica, non sarebbe andato tutto a rotoli, vengo assalita da un misto di tristezza, nostalgia e rabbia…mi aspettavo di più da me stessa, dall'esperienza in se e dagli altri! Ormai non ha più senso scervellarsi al riguardo, ciò che è stato è stato, non si può cambiare, nel bene e nel male, come sempre, anche questa parentesi di vita ci servirà per crescere, sicuramente abbiamo avuto la grande occasione di vedere come si vive in Urugauy, o almeno in Rocha, abbiamo cucinato grandi piatti, verificato che possiamo gestire una cucina e lavorare insieme, ma sopra ogni altra cosa abbiamo condiviso il nostro tempo con persone speciali, vissuto momenti unici, stretto amicizie sicuramente destinate a durare e aggiunto un tassello in più al nostro bagaglio di esperienze!
Grazie a tutti voi per aver condiviso il vostro tempo, le vostre conoscenze, i vostri sentimenti con noi…speriamo che il nostro cuore riesca a supportare tutto l'amore che ci viene continuamente regalato
GRACIAS A TODOS |