La seconda mattinata che siano a Puno decidiamo di andare a visitare le famose isole flottanti di Uros. Appena svegli andiamo in autostazione, compriamo il biglietto per Cusco facendo attenzione a non comprare il più economico, vista l'esperienza precedente, lasciamo gli zaini alle ragazze dell'agenzia stessa, e prendiamo un taxi-bici fino al porto! Senza doversi affidare a esose agenzie turistiche al porto vi sono vari pescatori che organizzano barche ogni dieci minuti che per 10 soles a testa fanno il giro delle isole in questione.
Le isole flottanti di Uros si trovano a circa 14km da Puno e sono costruite con canne di totora, ancorate al fondo del lago, possono salire e scendere seguendo il livello del lago e ,volendo, gli abitanti potrebbero levare le ancore e spostarle come se fossero chiatte…da qui in nome "flottanti". Per costruire un'isola ci vuole circa un anno di tempo; alla base, infatti, vi sono le radici delle canne di totora che si possono sradicare una volta all'anno e che bisogna andare a cercare al largo e trainarle. Una volta raggiunto il numero necessario di questi blocchi viene infilato in palo di legno all'interno di ognuno e legati tra loro. Su questa base, poi, si incominciano a porre strati di canne, a direzione alternate, per uno spessore totale di due metri (un metro di radici e un metro di canne). L'isola così costruita viene ancorata al fondale del lago tramite dei pali di eucalipto posti ai quattro angoli. Ogni isola può durare circa 50/60 anni, poi bisogna ricostruirne una nuova dall'inizio.
Si crede che gli Uros siano stati uno dei gruppi etnici più antichi a popolare la regione dell'altopiano andino e che si siano spostati dalle sponde del lago Titicaca sul lago stesso per sfuggire a vicini bellicosi, tra i quali gli Inca. Questa loro ricerca dell'isolamento è stata una delle cause che li ha portati a navigare con zattere di canne e a vivere in maniera primitiva all'interno delle zattere stesse che usavano come case galleggianti. Agli inizi degli anni 60 gli Uros hanno iniziato a costruire piccole isole artificiali con le canne di totora, usandole come rifugio. Ancora oggi i discendenti di questo popolo continuano a vivere nello stesso modo e la totora continua a essere vitale rappresentando una fonte di alimentazione per animali e essere umani, materiale per la costruzione di zattere e case, e come legna da cucina. La popolazione che vive attualmente sulle isole pare abbia ancora una parte del gene originale dei loro antenati, anche se alcuni sostengono che l'etnia si sia completamente estinta negli anni settanta e che ora
viva una popolazione di lingua aymara.
viva una popolazione di lingua aymara.
Dopo aver navigato per circa tre quarti d'ora ci fermiamo a una delle varie piccole isole della comunità,
qui il sindaco dell'isola ci fa accomodare su delle panche, ovviamente di canne, e ci spiega i fondamentali della costruzione delle isole e della vita di comunità. Noi siamo al contempo affascinati e allibiti; la sensazione di camminare sull'isola è stranissima, sembra di galleggiare ed è tutto, ma tutto, fatto con le canne di totora. L'occupazione principale delle comunità è conseguire canne di totora; le isole, infatti, hanno bisogno di perenne manutenzione, il pavimento deve essere ricoperto di nuove canne una volta al mese in quanto con il tempo l'umidità imputridisce il fondo delle isole stesse ma anche le case, in particolare i tetti, devo essere spesso ritoccati. Per cui queste persone, sostanzialmente, passano la vita ad andare con le barche, di canne, in mezzo al lago per cercare e tagliare canne per potere mantenere in piedi le isole dove vivono.
qui il sindaco dell'isola ci fa accomodare su delle panche, ovviamente di canne, e ci spiega i fondamentali della costruzione delle isole e della vita di comunità. Noi siamo al contempo affascinati e allibiti; la sensazione di camminare sull'isola è stranissima, sembra di galleggiare ed è tutto, ma tutto, fatto con le canne di totora. L'occupazione principale delle comunità è conseguire canne di totora; le isole, infatti, hanno bisogno di perenne manutenzione, il pavimento deve essere ricoperto di nuove canne una volta al mese in quanto con il tempo l'umidità imputridisce il fondo delle isole stesse ma anche le case, in particolare i tetti, devo essere spesso ritoccati. Per cui queste persone, sostanzialmente, passano la vita ad andare con le barche, di canne, in mezzo al lago per cercare e tagliare canne per potere mantenere in piedi le isole dove vivono.
Ogni piccola isola ha un suo presidente il quale cambia ogni anno, a rotazione tra le famiglie; per comunicare da isola ad un'altra vengono adoperate delle torrette anche se ormai molti giovani hanno il cellulare; l'isola più grande è la capitale e qui si trova una scuola, un campo da calcio, piccoli negozi e varie attrattive per turisti quali un ristorante e addirittura un paio di alloggi nel caso in cui qualcuno volesse vivere l'esperienza di passare una notte su dei letti di canne di tortora. Finito il racconto veniamo invitati a salire su una delle loro barche, veramente stupende, per fare un giro fino ad un'altra isola…a pagamento ovviamente; si può capire dato che praticamente l'unica fonte di guadagno di questa comunità è il turismo. A parte Noi, gli altri compagni di escursione sono peruani, precisamente della
zona di Puno che hanno approfittato della mattinata di sole per allontanarsi qualche ore dalla bolgia della festa e rilassarsi un po'. Questo implica che non hanno nessuna intenzione di spendere altri soldi per fare un giretto su una barca di canne di bambù; Noi preferiamo non metterci contro a nessuno e aspettiamo in silenzio che finisca la contrattazione tra gli isolani, il proprietario della barca che, mentendo, sostiene di non potersi muovere prima di un'ora sperando così di convincerci a fare il giro turistico, e le combattive signore che per nulla al mondo hanno intenzione di aprire il portafogli. Alla fine le signore hanno la meglio; risaliamo sul nostro barchino e, dopo vari tentativi di accensione del motore, ripartiamo diretti verso un'altro isolotto. Questa seconda sosta è meno interessante; possiamo
girare liberamente solo in una parte molto limitata dell'isola dove si trova un ristorante e un paio di negozi di artigianato e souvenir.
Allontanandoci dalle isole di Uros approfittiamo dell'ultima mezzora di tranquillità prima di immergerci nuovamente nel delirio festoso della Virgen de la Candelaria e ci facciamo cullare dal silenzio del maestoso Lago Titicaca.
zona di Puno che hanno approfittato della mattinata di sole per allontanarsi qualche ore dalla bolgia della festa e rilassarsi un po'. Questo implica che non hanno nessuna intenzione di spendere altri soldi per fare un giretto su una barca di canne di bambù; Noi preferiamo non metterci contro a nessuno e aspettiamo in silenzio che finisca la contrattazione tra gli isolani, il proprietario della barca che, mentendo, sostiene di non potersi muovere prima di un'ora sperando così di convincerci a fare il giro turistico, e le combattive signore che per nulla al mondo hanno intenzione di aprire il portafogli. Alla fine le signore hanno la meglio; risaliamo sul nostro barchino e, dopo vari tentativi di accensione del motore, ripartiamo diretti verso un'altro isolotto. Questa seconda sosta è meno interessante; possiamo
girare liberamente solo in una parte molto limitata dell'isola dove si trova un ristorante e un paio di negozi di artigianato e souvenir.
Allontanandoci dalle isole di Uros approfittiamo dell'ultima mezzora di tranquillità prima di immergerci nuovamente nel delirio festoso della Virgen de la Candelaria e ci facciamo cullare dal silenzio del maestoso Lago Titicaca.