Dieci ore di sonno ininterrotto, due medialunas (sostanzialmente micro brioche vuote) e caffè, buono, pronti ad aspettarci…il risveglio questa mattina ha tutto un altro sapore. Fa freddo , più di quanto ci aspettassimo, o meglio, c'è un vento freddo che taglia le labbra, d'altronde è pur sempre inverno, e a onor del vero ci sono venti gradi e sotto il sole a metà giornata stai tranquillamente in maglia.
Oggi ci dedichiamo alla parte sud della città , San Telmo , il "nostro" quartiere, La Boca , Puerto Madero ; da bravi veneziani non prendiamo nemmeno in considerazione i mezzi pubblici, si raggiunge tutto a piedi, e si assapora meglio ogni angolo della città.
Passiamo dai vicoletti ciottolati, i piccoli negozi di antiquariato più o meno turistici, i ristoranti nelle piazze, ai vialoni a quattro corsie per senso di marcia e ai palazzi alla Spinaceto a Roma o Cita a Marghera che si voglia, alternati a baracche che non si capisce nemmeno come e con cosa sono state costruite, e poi eccola lì immensa e isolata da tutto il resto LA BOMBONERA "un museo, un pezzo di storia, un mito" come dice Andrea. Le strade attorno allo stadio sono tutte giallo e blu, piene di bandiere, parillas già pronte per grigliare e bancarelle che vendono di tutto…tra cui anche un vecchietto proprio davanti ad una delle entrate dello stadio che vende martelli e chiavi inglesi, ben! speriamo che durante le partite non lo facciano restare là…. Nello stadio non si può entrare per via di allenamenti a porte chiuse e il museo in sé, senza poter entrare nello stadio, non è che valga molto la pena, toccherà tornare un'altra volta. Ci avviamo verso il famoso Caminito, l'unico vicolo che a sentire guide e forum valga la pena visitare a La Boca, e che sia abbastanza sicuro per i turisti, FALSO. La strada in se sarebbe anche bella , con tutte le case di mille colori e murales su ogni muro libero, ma sembra di entrare in un remake alla disneyland del quartiere stesso , un cazzo di villaggio a tema americano dove pullman pieni di turisti si fermano all'entrata e non sia mai che si possa entrare nel vicolo parallelo, donne più o meno (spesso meno) seducenti che ti chiedono di farsi una foto con te mentre mimano mosse di tango, sosia di Maradona, magliette, gadgets AIUTOOOO. Tutte le via intorno, invece, sono certamente meno colorate ma sicuramente più autentiche, i murales restano, alcune lamiere dipinte pure e in più trovi il super panificio che con 18 pesos (2,40 euro) ti da due ottime empanadas e il bar/baraccha de veci dove sotto il sole ti puoi bere un litro di quilmes , guardare il via vai della strada e gustarti il folclore della gente, sempre a 18 pesos, pure la birra :)
Anche se è già l'una passata ci siamo imputanti che a pranzo vogliamo mangiarci un bondiola de cerdo fatta al momento nei chioschi tra porto madero e la riserva naturale, come ci ha consigliato uno dei fioi dell'ostello. Ovviamente a piedi, si riparte.
Puerto Madero, non più porto dal 1926 , è stato riutilizzato proprio bene, la camminata è piacevole, anche se lunghetta, ed ha un suo fascino vedere la discrepanza assoluta tra le due rive, una tutta con vecchie strutture basse in mattone trasformate in sedi universitarie e bar, l'altra tutta vetro e metallo, con grattacieli che a guardarli ti gira la testa.
Ma a noi di farci girare la testa non ce ne importa e attraversiamo la via direzione Reserva Ecologica Costanera Sur, per raggiungere i chioschi dove cucinano le famose bondiolas…
Nella lunga via che costeggia la riserva ci saranno come minimo una cinquantina di questi folcloristici chioschi che cucinano bondiolas, chorizos e qualsiasi cosa si possa mettere all'interno di un panino.
Dopo averne superati un bel pò, ci fermiamo in uno dei chioschi, quello che secondo noi ha le salse e le insalata più buone per riempire il nostro pranzo tra due pezzi di pane. Logicamente ci mettiamo qualsiasi cosa dentro e riusciamo pure a condirlo in tre differenti maniere visto la lunghezza del pane.
Il tutto ci costa 65 pesos, poco più di 6 euro in due, strassada!!!
Per digerire decidiamo di avventurarci all'interno della riserva naturale, la percorriamo praticamente tutta incontrando però solo stormi di pappagallini verdi.
La natura e la tranquillità del posto ci colpisce e ci aiuta a buttare giù il cibo.
Camminando camminando arriviamo al mare, il Rio de la Plata, una distesa di acqua marrone, dove è severamente vietato entrare, neanche ti venisse voglia…
Usciamo dal paradiso naturale affiancato dal mare da una parte e grattacieli giganteschi dall'altra e cerchiamo una strada per tornare a casa.
Leggermente affaticati decidiamo di prendere la metro o subte come la chiamano qui, ma arrivati alla fermata esce una ragazza dicendo "no hay subte, no hay subte!!!" così ci tocca dirigerci a piedi verso il nostro amato ostello di pazzi…
Acquistata la cena a base di verdure al supermercato, ci mettiamo a pubblicare pagine del blog finchè ne abbiamo la possibilità usufruendo del wi-fi del luogo, che poi nelle fattorie non sappiamo mica se possiamo garantirvi post così assidui…
Zuppetta e a letto presto che domani è un'altra giornata da vivere intensamente nella storica Capital Federal de Argentina...
bea ragazzi, buena airesada....
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