venerdì 25 ottobre 2013

Cholila

La strada che unisce El Bolson a Cholilla è stata asfaltata completamente da circa due anni e la macchina di Laura è nuova, in un'ora e mezza siamo già arrivati. Durante il tragitto incominciamo a conoscerci e a scoprire alcune cose sul luogo e il progetto. Laura, una ragazza minuta e pacifica in ogni suo gesto e parola, è apicoltrice e si occupa dell'amministrazione nella scuola secondaria di Cholila dove dà anche un paio di classi alla settimana; attualmente sta studiando all'università di El Bolson in modo da poter avere un attestato che le permetta di insegnare anche apicoltura, la sua vera passione. Scopriamo che questa prima notte la passeremo nel piccolo ostello che lei e Dario hanno in paese e non nella granja, per raggiungerla bisogna attraversare un fiume e salire per una collina, non più di 15
minuti per carità, però in questo periodo il fiume è in piena e si può attraversare solo a piedi e di notte senza luce con gli zaini è meglio di no. Dario ci fa trovare cena e birra artigianale prodotta da lui, pronti ad aspettarci in tavola…l'ostello in realtà è una casetta con due stanze da letto e una cucina/salotto che a volte affittano ai rari turisti che si fermano più di un giorno in questo minuscolo paesino , e che usano loro come punto d'appoggio, "ufficio" in quanto c'è una connessione wifi, e casa per quando l'inverno si fa troppo rigido. Dario, fiero discendente di una famiglia Mapuche, è un fiume in piena di parole. Lo stato (e non solo!!!) negli anni ha espropriato le terre ai Mapuche molto facilmente in quanto la proprietà di quest'ultime non è assicurata da documenti scritti ma dal semplice fatto che queste famiglie ci vivono da secoli. Giocando sul desiderio di comodità e si anche sulla pigrizia e sull'ignoranza delle persone, sono state offerte case prefabbricate nei centri abitati vicini, Cholilla ad esempio, in cambio di terre molto più vaste, incastonate in luoghi incantevoli anche se scomodi da raggiungere, con lo scopo poi di rivendere queste terre a privati facoltosi che piano piano stanno trasformandole in resort per ricchi, il che inevitabilmente comporta anche asfaltamento. Quando lo stato ha incominciato a sottrarre con l'inganno le terre alle famiglie Mapuche di Cholila, Dario non ha potuto abbassare la testa, non ha voluto abbandonare le terre e la storia dei suoi antenati e dato che l'unico modo per poter impedire l'espropriazione è l'occupazione fisica dei terreni, sei anni fa si è trasferito qui insieme a Laura e hanno incominciato la loro lotta e il loro progetto. Ci raccontano della durezza dei primi tempi, dover partire dal nulla a costruire una casa, una pompa per tirare su l'acqua dal lago, l'elettricità, tutto da zero con la perenne preoccupazione di lasciare le terre vuote. Per fortuna sono stati aiutati da vari amici, dagli animali in loro possesso, e dalla famiglia di Laura che gli ha comprato una casetta prefabbricata per il terreno che avevano già a Cholila in modo da poter avere un luogo dove appoggiarsi, l'attuale ostello. Ovviamente la battaglia è ancora in corso, con stato e ricchi proprietari terrieri tra cui un facoltoso imprenditore italiano possessore di una immensa quantità di terra, non solo la loro personale, ma quella più grande di tutto il popolo Mapuche per il riconoscimento dei loro diritti sulle terre degli antenati. Dario e Laura, attivisti nella lotta, almeno sono riusciti fino ad ora a costruirsi e mantenere la loro casa e rappresentano un esempio per altri familiari e amici.
Quando la mattina vediamo Cholila e ancora di più  saliamo alla granja capiamo meglio perché tanto interesse per questa terra….il paese in se non è veramente nulla, una decina di strade una pompa di benzina un panificio e tre chioschi sembra essersi fermato ai tempi in cui Butch Cassidy, Sundance Kid ed Ethel Place tentarono di stabilirsi qui per vivere onestamente, ma lo spettacolo naturale che la circonda è mozzafiato. Purtroppo per noi l'esperienza sarà breve e in un certo qual modo dolorosa. Arrivati in cima mettiamo gli zaini in quella che sarebbe la casa dei volontari, una casetta di terra che è anche la serra invernale dove far germogliare i semi. Mentre Dario ci mostra il resto della proprietà facendoci ammirare orgoglioso il panorama e il lago maestoso circondato da monti fantastici Andrea viene punto su una tempia da un'ape, e già gli animi si agitano, soprattutto perché Giulia è terrorizzata dalle api però si può sorvolare, basta lavorare in una zona dove le api non arrivano in massa. Oltre a noi ci sono altri tre volontari,  una coppia e un ragazzo che sta viaggiando da solo, tutti e tre americani, yankee come li chiamano qui, loro però stanno in tenda, e ragazzi quanto sono dannatamente yankee…tra l'altro praticamente non parlano nulla di castigliano e bisogna fare una continua traduzione dall'inglese. 
L'acqua disponibile viene pompata direttamente dal lago ai piedi della collina dove si trova la casa, per poterla bere bisogna bollirla oppure scendere in paese a riempire taniche con l'acqua potabile, inoltre non è molta sicché non ci si può fare la doccia, anche per quello bisogna eventualmente scendere in paese e farsela all'ostello. I volontari tendenzialmente non possono usare il bagno in casa ma usufruire del bagno secco che si trova fuori….una bella invenzione della permacoltura il bagno secco sostanzialmente consiste in un buco con un imbuto collegato ad un tubo dove vanno i liquidi e un secchio dove finisco i resti solidi. I liquidi vanno direttamente agli alberi mentre il secchio una volta pieno viene sigillato ermeticamente e nel giro di un anno diventa utilizzabile per concimare o lo si può pure utilizzare come materiale per la costruzione. La maggior parte della terra è occupata da piante di rosa canina (rosa mosqueta) e il lavoro principale sarà tagliare i cespugli e sdradicare le piante per rendere il terreno coltivabile,  la rosa canina è una pianta maledetta, non solo ha delle spine veramente grosse ma le radici sono profonde e lunghissime… il loro terreno ne è veramente pieno a causa delle mucche che in passato pascolavano sulla collina, i semi di queste piante infatti non vengono digeriti e una volta secreti rigenerano nuove piante. 
Tutte queste difficoltà e parziali privazioni però non ci spaventano o demoralizzano, la causa della nostra partenza anticipata la incontriamo la prima notte che andiamo a dormire……topi! Ora detta così può sembrare una scemenza anche perché in quanto veneziani dovremmo essere abituati ai topi il problema è che i topini in questione, a onor del vero sono proprio topini piccoli, non solo ci molestano correndo su e giù tutta la notte per il tetto della casa ma molto simpaticamente si fanno trovare sopra uno dei due letti a nostra disposizione. Oltre allo spavento e ribrezzo iniziale, alla scomodità di dover dormire in due in una branda sola con le orecchie tirate in ascolto e un occhio sempre aperto a controllare che i topi non decidano di farci compagnia anche nella seconda branda, ci sono da considerare le varie eventuali malattie che si possono prendere dormendo su un cuscino dove per quanto ci riguarda può urinare uno di questi simpatici roditori, tra cui anche un virus mortale (hantavirus) che proprio quest'anno ha deciso di diffondersi in Argentina. La prima notte in un modo o nell'altro riusciamo ad addormentarci e la mattina dopo ne parliamo con Dario. Mettiamo una trappola per topi nella casa ma più di tanto non si può fare e lui non ha altre soluzioni per noi, l'ostello verrà occupato proprio questa settimana da una famiglia di Buenos Aires, altre tende non ne hanno e non possiamo accomodarci a casa loro. Oltre tutto la situazione in generale è un po' tesa, Laura in questi giorni è occupata con l'università e fa su è giù da El Bolson, quindi praticamente non c'è mai; Dario si sta preparando per un incontro nazionale ed è visibilmente stanco e innervosito, anche perché gli yankee non aiutano, non si capisce se a causa di una difficoltà di comunicazione o perché vivono un po' fuori dal mondo ma nel giro di un giorno e mezzo ne combinano una dietro l'altra…e si che sono qui già una settimana. Come ciliegina sulla torta Dario decide di provare a scendere in paese con il furgone per caricare una piccola cisterna con acqua potabile, ma resta bloccato nel fiume e nel tentativo di recuperare il furgone tirandola con un'altra macchina anche quest'ultima la prima volta viene parzialmente trascinata indietro dalla corrente e si schianta sul cofano del furgone. Alla fine si riesce a tirare fuori ma Dario è distrutto, lo spavento è enorme, il furgone completamente pieno d'acqua ovviamente non funziona più, noi cerchiamo di aiutare come possiamo, siamo gli unici che parlano in castigliano e in questo momento Dario non ce la fa proprio a sobbarcarsi anche la difficoltà della traduzione linguistica.
Nonostante la tensione della giornata quando arriva la sera ci sentiamo meno insicuri rispetto alla mattina, ci sentiamo vicini alla causa di Dario e Laura e capiamo che in questo momento una mano in più potrebbe essergli utile e noi potremmo dargliela sul serio…la notte però è peggio della prima, dormiamo si e no due ore e la mattina mentre lavoriamo la terra, distrutti dalla stanchezza, mettiamo sulla bilancia i vari aspetti e alla fine capiamo che la scelta migliore, anche se dolorosa, è andare via. Non è da noi tirarci indietro, ma ci sono priorità e una di questa è la salute. Ce ne andiamo con il cuore stretto, la pena è veramente tanta e ci sentiamo in parte sconfitti. Ma crescere significa anche saper dire:"no, basta, oltre non posso andare", bisogna anche imparare a riconoscere i propri limiti, e noi qui ci siamo scontrati con un nostro limite (la salute!!!), abbiamo dovuto affrontarlo e prendere una decisione. Il dispiacere è enorme anche sotto l'aspetto egoistico, avremmo potuto imparare molto sia sul tema delle popolazioni originarie, tema che Andrea adora e appassiona, sia per quanto riguarda la lotta e la difesa della propria terra. Dario dice che Cholila è così, un momento ti porta in alto fino quasi a toccare il cielo e in un altro momento ti trascina giù fino al fondo della buca; speriamo di avere la possibilità di riaffrontare Cholila e viverla in un'altro modo perché mentre prendiamo l'autobus che ci porterà a Esquel ci sembra di esserci noi, nel fondo della buca.
"Bandera de todos los colores" - popolazioni originarie America Latina

giovedì 24 ottobre 2013

El Bolson

 Lasciata la Granja di Alex e Cristina, ci dirigiamo verso la Ruta 40 sperando di riuscire a raggiungere in autostop El Bolson, ma dopo averci provato per quasi un'ora e mezza senza che nessuno si fermasse per darci un passaggio, passa l'autobus e decidiamo di prenderlo spendendo ben 42 pesos argentino cadauno…

Durante il viaggio, come sempre, attraversiamo luoghi incantevoli, percorriamo gli ultimi km del Parque Nacional Nauel Huapi, attratti dalla bellezza degli immancabili laghi e monti. La ruta è veramente piacevole e cresce la malinconia del non poter essere in sella della nostra amata Guzzi…
Arriviamo a El Bolson con sole cocente e cielo limpido, sembra essere sbocciata l'estate più che la primavera… Fantastico…

Decidiamo di aspettare che la ragazza che ci ospiterà finisca di lavorare mangiando un bel paninazzo, nel chiosco al lato della Terminal de Autobus. Da Willy, questo il nome del luogo, i panini son molto grandi e sopratutto buoni, così come la nostra prima birra artigianale (senza etichetta) che l'oste, un tipo molto simpatico, ci consiglia. Visto il sole e la tranquillità del luogo, la voglia di alzarci non è molta, magari colpa (o merito) del litro di birra appena bevuto, però bisogna raggiungere la casa di Romina. Ci mettiamo in cammino e troviamo molto facilmente la via, peccato che non solo non sembri mai finire ma in più si interrompe varie volte morendo in campi, scuole o parchi per poi riprende vari metri più avanti…La strada di "ripios" è eterna, con gli zaini in spalla e il sole 
a picco è una vera faticata, per lo meno il panorama è fantastico e questo ci da la forza per proseguire il cammino. Tra indicazioni a metà, numeri civici inesistenti e varie telefonate riusciamo ad arrivare. Romina a prima impressione ci risulta subito simpatica e molto disponibile, pensate, che è addirittura uscita per fare la copia delle chiavi dell'appartamento nell'unica ora di riposo che aveva tra lavoro e università…Quando torna con la chiave in mano abbiamo giusto il tempo per farci raccomandare un buon ristorante non caro e già deve uscire per andare a lezione. Ci accomodiamo nella sala della casetta, molto piccolina però molto carina… passeremo le nostre notti in un divano, a dire il vero abbastanza comodo. Una rapida doccia e usciamo a fare il nostro primo giretto per il "pueblo", e subito ci piace. Andiamo logicamente a berci una birretta in una "Cerveceria" artigianale e poi a cena alla Gorda. Nel ristorante mangiamo divinamente, accompagniamo le due portate di carne (giganti) con un'altra birrozza artigianale e usciamo a stento dal locale tanto siamo pieni… Ah che bene!!! Ce ne andiamo a casa soddisfatti sotto un incantevole cielo stellato, ben contenti di dover fare una bella passeggiata per arrivare. La strada per la cronaca non è poi così lunga come ci sembrava sotto il sole delle 3 del pomeriggio con gli zaini in spalla…A casa non troviamo Romina che poco dopo torna insieme al suo ragazzo Ariel un tipo molto divertente con cui Andrea si ferma a parlare per ore prima di buttarsi a letto e concludere la prima giornata a El Bolson.
La mattina seguente facciamo un bel giro per la "Fiera Artesanal" una delle più grandi e importanti della Patagonia, pranziamo in una delle bancherelle, beviamo birra artigianale alla spina che vendono direttamente per le strade del mercato…Continuiamo a bere birre anche nella Cerveceria El Bolson approfittando di un buon Wi-Fi per parlare con amici e familiari e caricare il post della Granja di Bariloche nel blog. La giornata continua serena e decidiamo di andare a fare una passeggiata fino al "Mirador" per vedere la città dall'alto, ma si può intraprendere una camminata per sentieri senza fermarsi in una fabbrica di birra e provarne una?! no di certo… La vista è veramente bella, un panorama fantastico tanto che ci cresce la voglia di fermarsi qualche giorno in più in questo splendido paradiso… Alla sera poi ci aspetta il "Circo Cervecero" al Palasport Municipale, dove ben 7 case di birre artigianale vendono tutte le proprie delizie e dove per l'evento suona pure il gruppo di Ariel… Arriviamo per le 9, giusto il tempo di una bella birra fresca che era tanto che non bevevamo (quasi 2 ore!!!) e di un bel panino gigante con carne che inizia la festa…Pagliacci, lotterie, gruppi di percussionisti, concerti tutto innaffiato da birra artigianale fresca, queste si sono le feste che piacciono a noi!!! Per la prima volta da quando siamo in Argentina rincasiamo tardi, quasi alle due, pazzesco vero???
I giorni seguenti passano sereni, Romina alla fine ci dà la possibilità di fermarci fino a mercoledì, giorno in cui abbiamo appuntamento con Laura per andare insieme a Cholila, e così riusciamo a fare un paio di escursioni.
Domenica andiamo a camminare verso un' altro "Mirador"  dalla parte opposta alla valle di El Bolson, un posto a dir poco magnifico dove passa il Rio Azùl che porta l'acqua al lago Puelo e campi verdi con qualche "estancias"… Un luogo che si può raggiungere solo a piedi perché non ci sono le strade, quindi immaginatevi lo splendore della natura. Continuiamo fino arrivare alla famosa "Cabeza del Indio" che altro non è che una roccia a forma di testa di un uomo. Il tempo inizia a cambiare il cielo si scurisce e il vento comincia a soffiare sempre più forte, però decidiamo ugualmente di intraprendere un ultiimo sentiero di circa un ora che porta ad una cascata, denominata "Cascada Escondida". Un sentiero bellissimo immerso in un bosco variopinto e la a cascata è veramente affascinante, di quelle che ti fa riflettere sulla forza dell'acqua…abbiamo preso la scelta giusta anche questa volta!






        




Ci incamminiamo per ritornare a El Bolson a piedi (una decina di km)  però sbagliamo sentiero e ci ritroviamo sulla strada principale che non solo è meno piacevole ma allunga moltissimo il ritorno….quasi il doppio dei km. Un bel po' stanchi decidiamo comunque di continuare a piedi e di non chiamare un "Remis"….prima proviamo a fare l'autostop!! Nulla da fare neanche questa volta, ma per fortuna ad un certo punto si materializza proprio un "Remis" che stava scaricando una coppia in una Estancias e, ormai stremati, decidiamo di approfittare di questo segno del destino e tornare a casa in auto…

Lunedì è festa, festa dei paesi latino americani, data corrispondente alla scoperta dell'America, è tutto chiuso in città quindi decidiamo di fare una pazzia che però non vogliamo svelarvi…la sera prepariamo una cenetta per i ragazzi che ci ospitano, così per contraccambiare un po' e conoscerci meglio…vero relax. Martedì finalmente riusciamo ad andare a Lago Puelo di cui avevamo tanto sentito parlare, e come sempre, effettivamente, la bellezza della natura stupisce e incanta! Boschi curati alla perfezione, panorami mozzafiato, lago incantevole e i soliti monti che fanno da cornice ad un'opera d'arte naturale…

Mercoledì mattina Romina non deve lavorare e insiste per prepararci un pranzo a casa…..come se non bastasse tutto ciò che ha già fatto per noi decide pure di mettersi a cucinare un tipico piatto di carne da gara, e lei è vegetariana!!! Non sappiamo se anche in Italia, o Europa che sia, si incontrano persone così tanto disponibili e generose, la verità è che noi per primi quando abbiamo ospitato dei ragazzi con couchsurfing non gli abbiamo nemmeno lasciato le chiavi di casa, non per cattiveria, è che proprio non lo abbiamo nemmeno preso in considerazione. Può essere mai che la diffidenza sia così tanto radicata dentro di noi? e se siamo così tanto diffidenti è perché noi saremmo i primi di cui diffidare? eppure ci riteniamo degni di fiducia e fino ad ora abbiamo dimostrato di esserlo. Forse allora veniamo educati alla diffidenza senza nemmeno rendercene conto, ma perché? c'è da riflettere e come sempre da imparare!!!!
 Ad ogni modo finito il piacevolissimo pranzo dedichiamo l'ultimo pomeriggio all'ennesima passeggiata per El Bolson, ci addentriamo in una zona un po' più periferica ma altrettanto incantevole, ultima birra artigianale da Willy e arriva il momento di incontrarsi con Laura con la quale andremo a Cholilla.




Negli anni settanta patria degli hippy e ora patria della birra artigianale….serve dire altro per far capire quanto bene ci siamo trovati in questo piccolo paradiso!?! A parte i luoghi comuni El Bolson è veramente un pueblo delizioso. Circondato da monti, costeggiato dal Rio Puelo, immerso nel verde, cervecerie a ogni angolo e pieno di negoziati di artigianato,  offre un ottimo connubio tra la serenità della naturalezza e la vita di paese. Ce ne andiamo con la strana sensazione che prima o poi ritorneremo in questo magico angolo di mondo!

lunedì 14 ottobre 2013

Granja Rocksheim - S.C. Bariloche

L'arrivo a San Carlos de Bariloche non è dei più positivi, appena scesi dall'autobus ci accingiamo a recuperare i nostri zaini e il ragazzo che ci aiuta a prenderli ci fa notare che entrambi i nostri bagagli sono aperti…
Innervositi, cerchiamo di capire se ci è stato sottratto qualcosa, sembra di no, ma non ci è per nulla piaciuto il gesto commesso quasi sicuramente dal "maletero" (carica bagagli) di Puerto Madryn al quale non avevamo dato una buona propina (mancia) non per cattiveria ma per mancanza di spiccioli, di certo non gli davamo 100 pesos, "BOLUDO"!!!
Mettiamo da parte il nervoso e cerchiamo di comunicare con la coppia che vive nella Granja dove passeremo le prossime due settimane.
Dopo vari tentativi, riusciamo a parlare con Alex che ci spiega come raggiungere il luogo…Quimei Mahuida, al km 2014 della Ruta 40, all'interno del Parco Nazionale Nahuel Huapi, 75000 ettari di terreno montuoso.
Fatti i biglietti dobbiamo solo aspettare un'ora e mezza, pensiamo di fare una passeggiata ma poi cambiamo idea e restiamo in stazione, dove non c'è nemmeno wifi!!!

L'autobus ci mette una quarantina di minuti per arrivare, scendiamo, e ci ritroviamo in mezzo al nulla. L'insegna che ci aveva indicato Alex come punto di riferimento ci inganna, crediamo di dover percorrere 3 km a piedi con gli zaini in spalla per raggiungere la grana, per fortuna sono solo un 300 metri. Entriamo nella proprietà, non del tutto sicuri che sia quella giusta, da lontano arrivano abbaiando vivacemente, due cagnoni belli grossi uno nero e uno bianco…Giulia si irrigidisce, manca poco che le venga un attacco di panico, anche se i cani scodinzolano come matti in segno di pace. Per fortuna in quel momento esce una signora sulla cinquantina che ci viene incontro…é Cristina, la moglie di Alex, che ci stava aspettando… Suerte!!!    
Cristina va di fretta, deve andare alle prove per un concerto, suona il flauto traverso, e Alex non c'è, é al  lavoro fuori. Ci mostra quella che per queste due settimane di permanenza nella granja, sarà la nostra casa… Ay que linda!!!   
La casa in estate solitamente viene affittata a turisti , non è quella che normalmente spetta ai volontari ma dato che non sono previsti arrivi di turisti, e dato che di volontari ci siamo solo noi due,  ci lasciano accomodare in questa piccola reggia…
Mentre accompagniamo Cristina a dare da mangiare agli animali, maiali, mucche, galline, polli, pulcini, pecore, papere e oche, ci spiega mille cose al secondo… poi ci lascia! Ci guardiamo intorno e ci accorgiamo di essere in un posto a dir poco incantevole, circondato dalle Ande e immerso nel silenzio della natura… 
Ci vengono a salutare pure dei gattoni, 7/8 come minimo, e facciamo meglio conoscenza con i  cani, Morci, Blanca e Benny!
Un bel po' infreddoliti, ma contenti, prepariamo la cena, accendiamo la stufa e ci caliamo in questa nuova avventura...
La granja non è molto grande, un bel orto con tre "invernaderi", sostanzialmente piccole serre costruite artigianalmente, un pollaio con le galline che depongono uova e i polli che vengono comprati da pulcini e allevati per circa due mesi per poi essere venduti, un recinto con una decine di pecore per la lana, un porcile con cinque maiali e una decina di maialini appena nati, e quattro mucche il cui latte di solito viene usato per produrre formaggio e dulce di leche, ma non in questo periodo dato che solo una delle due mucche femmine sta dando il latte e questo viene usato quasi tutto per sfamare una pecorella del vicino di cui Alex e Cristina si sono presi carico. 

Quest'anno l'inverno è stato molto duro e la primavera tarda ad arrivare sicché in orto c'è ancora tutto da fare, tagliare i rami  secchi degli alberi, eliminare le erbacce, rigirare la terra per prepararla alla semina, seminare….poi ci sono nel giardino difronte casa delle piante di "grosella" (uva spina) da togliere perché infette da un fungo… questi saranno sostanzialmente i nostri compiti. Il lavoro è, a onor del vero, duro, si fatica molto di più di ciò che si può pensare a sradicare erbacce e rigirare il terreno,  ma Cristina e Alex sono molto tranquilli, la  loro filosofia è che preferiscono essere poveri ma felici sicché né loro né noi dobbiamo ammazzarci di ore di lavoro ogni giorno….si fa ciò che si ha voglia, quando si ha voglia!! Se un giorno è particolarmente bello basta che lavoriamo un po' la mattina e il pomeriggio possiamo andare a fare qualche escursione a piedi nei dintorni o prendere un autobus per andare a Bariloche.
Le giornate trascorrono molto serene e piacevoli, andiamo a vedere i due laghi che ci sono qui
vicino, passeggiamo nei boschi, due volte andiamo a Bariloche per visitare la città e usufruire di wifi, leggiamo, guardiamo film, giochiamo a carte……serenità pura!!! A volerla dire tutta, l'unico piccolo neo è il cibo….non che manchi è che per tutta la settimana le uniche cose che abbiamo a disposizione sono uova,carote,lattuga, acelga (una verdura che non avevamo mai visto, tipo cicoria o bieta ma con foglie più piccole) pasta, riso e polenta, le ultime tre rigorosamente in bianco, o con carote, acelga o cipolla!!! Ci inventiamo mille modi diversi per unire i pochi ingredienti a disposizione tanto da non dover mangiare sempre lo stesso piatto ma ad un certo punto non ce la si fa più. Andrea approfitta di un passaggio di Cristina per andare in città a fare una mezza spesa, già avere della salsa di pomodoro e due bistecche pare la fine del mondo…..nel frattempo stiamo seriamente pensando di incominciare a scrivere una raccolta di ricette di cucina povera :D
Fondata ufficialmente nel 1902, San Carlos de Bariloche cominciò a richiamare visitatori soltanto a partire dal 1934 quando fu raggiunta dalla linea ferroviaria Ferrocarril Roca, mentre nell'ultimo ventennio ingenti investimenti statali hanno contribuito ad un notevole sviluppo infrastrutturale. Bariloche è la principale destinazione turistica della Regione dei Laghi in particolare grazie alle varie attività sportive che si possono praticare nei dintorni. La città, infatti, si trova sulle sponde dell'immenso Lago Nahuel Huapi, specchio d'acqua di origine glaciale lungo più di 100km con una estensione di oltre 500kmq, dove d'estate si pratica la pesca con la mosca, si naviga e per, i più coraggiosi, si può fare il bagno o solamente prendere il sole nelle varie piccole spiaggette. Allo stesso tempo è circondata da montagne che superano i 2000m che d'inverno si ricoprono di neve, facendo di questo luogo un paradiso per gli appassionati degli sport invernali; d'estate, invece, le montagne richiamano gli appassionati di trekking,arrampicata, escursioni a cavallo e montani bike. Si può dire, quindi, che è una città completa, essendo pure la capitale argentina del cioccolato….molto caro e non particolarmente buono secondo noi. L'impressione che ci ha dato è di essere una citò troppo turistica, le poche quadre del centro sono piene di negozi alla moda, catene di caffetterie e cioccolaterie più che produttori artigianali, cani S. Bernardi in mostra ad ogni angolo pronti per fotografie a pagamento, gruppi organizzati,mandrie di ragazzini in skate e ragazzine a caccia del primo bacio, soldi…meglio i dintorni naturalistici. 
Tra una giornata di lavoro e una escursione  arriva domenica, la tanto aspettata domenica. E' da più di una settimana che Alex e Cristina ci parlano dei loro mega pranzi domenicali con amici! La prima domenica che eravamo qui il pranzo era saltato, un po' per il clima un po' perché venerdì Alex si era fatto male ad un ginocchio per cui tra anti-infiammatori e dolori non era molto in vena…ed effettivamente ragazzi, che giornata!!! Sono i vari amici che portano da mangiare, noi ci occupiamo solo dell'insalata e del pane,  per cui la mattina si lavora come gli altri giorni, anzi Giulia decide di
aiutare nella preparazione dei polli che lunedì andranno venduti….si appendono per le zampe ad un albero, gli si taglia la giugulare e una volta morti si immergono in un pentolone con acqua calda in modo tale da aprire i pori per poterli spennare più facilmente, una volta spennati si tagliano le zampe e la testa, che va conservata e messa in un sacchetto insieme alle interiora dato che qualcuno le usa per cucinare. Arrivata all'ottavo pollo (su dodici che bisogna preparare) l'odore diventa decisamente troppo intenso e Giulia non ce la fa più…meglio lavorare un po' in orto e prendere aria fresca prima di pranzo! Arrivano gli amici, questa volta sono solo quattro, dovevamo essere molto di più, poco male!

Passiamo il resto della giornata a mangiare pasta fatta in casa da Daniel un'amico loro e bere dell'ottimo vino e della buona birra fatta artigianalmente da Alex, chiacchierare…..forse hanno ragione loro, vale la pena tirare la cinghia una decina di giorni per poi gozzovigliare in allegria per un giorno intero….forse. Incontriamo di nuovo anche Omar, un signore sulla sessantina che il prossimo anno vuole fare un viaggio in Italia per conoscere i discendenti della parte di famiglia di suo nonno che non è migrata qui, e che si offre di portarci in giro con il suo furgone per un paio di giorni se in cambio parliamo con lui in italiano in modo rinfrescare un po' la lingua...genial!! Mercoledì ci porta a vedere il Circuito Chico e il Cierro Catedral, a suo dire una delle più belle escursioni che si possano fare in tutta l'Argentina.
La mattina del mercoledì, inizia con una brutta notizia, la pecorella è morta non si sa per quale motivo visto che il giorno prima sembrava stare benissimo…
Fortunatamente c'è il sole a rallegrare i nostri animi dopo la fredda e piovosa giornata di martedì, e Cristina ci conferma che Omar ci verrà a prendere alla Granja verso l'una per andare a fare la famosa escursione promessa al pranzo di domenica...
Non sappiamo se siano davvero tra i paesaggi più belli d'Argentina, ma di certo possiamo dire di aver visto posti fantastici… abbiamo attraversato la città di Bariloche costeggiando il maestoso lago Nahuel Huapi (punta di tigre in Auracano lingua degli indios nativi di questa zona), dirigendoci verso il Llao Llao uno dei più famosi hotel della nazione con tanto di campo da golf e una vista mozzafiato, li abbiamo fatto una prima sosta per scattare qualche fotografia.. Omar durante il cammino ci ha raccontato un sacco di cose come fosse una vera e propria guida turista molto ben informata…
Attraversando un'immensa selva ci ha descritto uno per uno gli alberi più famosi che si trovavano all'interno di essa, indicandoceli e raccontandoci un sacco di aneddoti…Per esempio il Llao Llao è un fungo che nasce alla base dell'albero Couye, un fungo parassita che però non uccide la pianta ma convive con essa, e forma un rivestimento di legno per sopravvivere, questo rivestimento viene utilizzato dagli artigiani locali per fare oggetti da vendere nelle varie fiere e il frutto invece viene mangiato…
Passata la selva facciamo una lunga sosta nella "Colonia Suiza" dove troviamo una fiera dove comprarci un panino con il cordero (ummm che buono) e poi non contenti entriamo pure in una caffetteria a prenderci un bel caffè caldo e una fetta di torta da leccarsi le dite… Il buon uomo ci ha offerto tutto senza nessuna possibilità di replica. Finito il ristoro lasciamo questa incantevole colonia svizzera molto hippy per continuare la strada del "Circuito Chico",  attraversando cascate, altre viste mozzafiato dove Ande e laghi la fanno da padrona. Il tempo che ci rimane non è molto perché Omar deve farsi una visita a Bariloche ma vuole comunque portarci ai piedi del "Cerro Catedral" uno dei quattro monti d'Argentina dove si può sciare. Sembra di essere nelle dolomiti, anzi direi molto meglio come organizzazione, anche se le piste poi non sono molte.
Chiudiamo questa splendida giornata a Bariloche in un "Cyber" per controllare la mail e apprendere che anche a El Bolson, nostra prossima destinazione dove faremo qualche giorno di vacanza, una ragazza ci ospiterà sempre grazie alla rete di couchsurfing, gran bella invenzione. Passata un'oretta il sant'uomo di Omar ci viene pure a riprendere dopo la visita per portarci alla "Granja" e raccontarci altri aneddoti di storia della popolazione indigena argentina e cilena.
Ottima, veramente un'ottima giornata a costo zero con una guida personale… che fortuna abbiamo...
E' arrivato venerdì ed è ora di andare. Anche questa volta l'impronta lasciata è vicendevole. Avremo imparato meno da un punto di vista tecnico lavorativo rispetto alla Granja la Piedra, ma anche in questo caso abbiamo raccolto alcune informazioni utili, piccoli accorgimenti e trucchetti da usare in orto. Possiamo essere decisamente soddisfatti del lavoro che abbiamo svolto...in due settimane armare un orto intero, piantare migliaia di piselli, sradicare una cinquantina di alberelli da frutta, spalare chili di letame da vendere e aiutare a prendersi cura  degli animali non è da tutti….almeno è ciò che Cristina continua a dirci, dispiaciuta per la nostra partenza ma piena di comprensione per la nostra sete di conoscenza e avventura....




P.S.
I bidè hanno un getto che sale dal centro della tazza a mo' di fontanella
La carta igienica non va gettata nel water ma negli appositi cestini, ovunque anche nel più chic dei bar…le fognature non sono atte allo smaltimento della carta
A parte le strade principali, tutte le altre non sono asfaltate
Se vi capiterà di incontrare una di queste tre realtà va tutto bene, siete in Patagonia, è la norma!!

sabato 5 ottobre 2013

Punta Tombo


Quest'oggi la destinazione dell'escursione è Punta Tombo, dove i Pinguini di Magellano ritornano tutti gli anni, sempre lo stesso periodo, nello stesso nido...incredibile vero?
La guida ci spiega che per primi arrivano i pinguini maschi e poi successivamente arrivano le femmine; in ultima arrivano i giovani pinguini che si dilungano un po' di più in alto oceano prima di raggiungere Punta Tombo dove dovranno costruirsi il loro nido e cercare la coppia con cui passare la vita...perché il pinguino è monogamo e passa tutta la vita con la stessa femmina. Per conquistarla le fanno una sorta di balletto, se la femmina gradisce la coppia è formata…per sempre!
Prima di arrivare a Punta Tombo, ci fermiamo a la Playa Escondida di fronte alla omonima isola. Ad aspettarci troviamo gli elefanti marini. Paesaggio mozza fiato e animali incredibili che possiamo vedere da vicino, ma tanto vicino....

Si riparte senza più soste per Punta Tombo, paghiamo l'entrata al parco naturale ed ecco di fronte a noi un numero indescrivibile di Pinguini, certi che puliscono nidi, certi che già ballano per le femmine, altri che arrivano nuotando dal mare e molti altri che non fanno assolutamente nulla se non passeggiare o ancora meglio schiacciare un pisolino sotto il sole… 
La giornata è fantastica però essendo in Patagonia fronte oceano tira un vento freddo che taglia il viso, ma per un tale spettacolo ci si può coprire e godersi due ore in mezzo a questi splendidi strani uccelli



Lasciamo questo paradiso terrestre per raggiungere uno dei tanti paesini gallesi che si trovano dall'altro lato della Ruta 3 dove scorre acqua e di conseguenza cambia completamente la vegetazione. Dalla classica steppa patagonica si passa a un paesaggio più verde, con alberi e campi più o meno coltivati. Qui utilizzano il cosiddetto  sistema dell'"affogamento", cioè vengono chiusi i canali vicini ai campi perché si affoghino e si bagnino di conseguenza… strano modo di annaffiare, però efficace a quanto pare…
Giunti a destinazione, Gaiman, ci lasciano davanti ad una delle famose case da tè tipiche gallesi, dove però noi, al contrario degli altri escursionisti, non entriamo. Preferiamo risparmiare un po' e farci una bella passeggiata per il paesino… Lindo, case tutte piccoline, la maggior parte vecchie, costruite in pietra… 
Visto anche questo, risaliamo nel furgoncino per tornarcene a casa… Altra giornata da non dimenticare, animali e luoghi veramente belli… Mammamia i Pinguini!!!  






Alla sera andiamo a cenare con la nostra ospite Cecilia, che sceglie di portarci in un ristorantino fronte mare vicino a casa, dove gustare degli ottimi piatti di pesce ad un prezzo contenuto…

Distrutti dalla giornata ce ne andiamo sotto le coperte del nostro comodo letto dove la sveglia il giorno successivo non suonerà alle 7…


Peninsula Valdes

Da bravi italiani quando vengono a suonarci per andare con il pulmino alla Peninsula Valdes non siamo ancora pronti, non solo facciamo la figuraccia di farci aspettare ma non riusciamo nemmeno a gustarci il nostro buonissimo caffè in bustina….non solubile proprio in bustina come se fosse the. Una volta saliti, i primi saluti del buon giorno non sono dei più calorosi, ma con poche battute torna subito il buon umore a tutti. 

La prima fermata è Playa del Doradillo dove si possono vedere già le prime balene dalla costa, facciamo una piccola sosta, giusto il tempo di gustarci le prime immagini mozzafiato e farci spiegare alcuni fatti in merito alla vita di questi enormi mammiferi. 





Una volta entrati nella Peninsula Valdes, riserva faunistica dichiarata Patrimonio dell'Umanità dall'UNESCO, percorriamo circa 150 km nella tipica pampa patagonica con Guanacos che corrono per le terre sconfinate delle estancias e pecore che brucano quella poca erba che trovano.
Ci fermiamo alla Caleta Valdés per vedere dall'alto gli elefanti marini e se siamo fortunati, pure alcuni pinguini… e chi troviamo ad accoglierci? proprio dei bellissimi pinguini due dei quali stanno facendo una folcloristica rissa...  


Risaliamo a bordo e ci dirigiamo verso Puerto Pyràmides, piccolissimo villaggio all'interno della Peninsula che sostanzialmente vive del turismo, in particolare quello legato alle balene. Qui infatti ci attende la barca con la quale facciamo un'escursione di circa un'ora e mezza alla ricerca delle balene, che poi non è che serva proprio cercarle dato che ce ne sono veramente moltissime. 


Le parole in questo caso sono solo una piccolissima cornice allo splendore delle immagini, sicché abbiamo deciso di lasciar parlare loro per questa volta….


Puerto Madryn

Prima di affrontare il viaggio in autobus di 14 ore per raggiungere Puerto Madryn, Maria e Daniel ci hanno ufficialmente invitati a pranzo nel ristorantino della granja…puliti e ben vestiti però! Ultimo piccolo grande gesto della famiglia Colombo. E che pranzo…assaggi di formaggi misti con salsa di cipolle rosse, involtini di porro e formaggio di capra, gnocchi al pomodoro e panna, birra artigianale e per chiudere torta alla ricotta e crostata alla frutta (che viste le dimensione delle fette sarebbero bastate le torte) Strapieni e colmi di sentimenti contrastanti ci avviamo verso Mar del Plata un paio d'ore prima così da avere il tempo per fare un'ultima passeggiata, nella vana speranza di digerire. 


Il viaggio in autobus fila liscio, come già detto i micro argentini sono comodissimi. A Puerto Madryn sappiamo esserci Cecilia, una ragazza contatta tramite couchsurfing, che ci aspetta per ospitarci. Arriviamo verso l'una, Cecilia però è fuori al lavoro fino alle sette di sera per cui lasciamo gli zaini in autostazione e ci facciamo una bella passeggiata per la cittadina.
Puerto Madryn è veramente molto piccola, in mezza giornata la si gira tranquillamente a piedi. Fondata nel 1865 da una colonia di gallesi accolti amichevolmente dagli indios Tehuelches, ha incominciato a crescere solo nel 1974 quando vi fu costruita la prima fonderia di alluminio argentina, la Aluar. Puerto Madryn venne eletta come sede della fonderia in quanto essere il porto più vicino alla fonte di energia elettrica che si trova ai piedi delle Ande; i minerali utilizzati invece provengono tutti dal Brasile. Rappresenta anche un importante porto di esportazione di alluminio,pesce e porfido, quest'ultimo in particolare esportato in Italia. Ciò che attira qui i vari turisti sono le attrazioni naturalistiche dei dintorni, soprattutto la balena Franca del sud e i pinguini di Magellano…e senza il minimo sforzo né ricerca particolare vediamo subito le prime balene dal molo del porto della città. Sono lontane, certo, ma ancora non sappiamo quanto vicine riusciremo ad averle, e l'emozione è già tanta. 
Considerata la stanchezza quando arrivano le sette siamo ben contenti di avviarci verso la casa della nostra futura ospite. Cecilia, insegnante di inglese, è una ragazza a dir poco deliziosa; ci accoglie con grande entusiasmo facendoci trovare pronti divano letto, asciugamani puliti e pizza fatta in casa! Ci invita ad andare al cinema insieme ad un amico ma siamo decisamente stravolti dalla stanchezza e a malincuore rinunciamo….tra l'altro stanno andando a vedere un film italiano! Con grande stupore prima di andare via ci lascia una copia di chiavi di casa, disponibilità fuori dal comune. Doccia calda e casa riscaldata fanno il resto, alle dieci e mezza siamo già pronti a dormire, anche perché i prossimi due giorni saranno dedicati alle escursioni naturalistiche sicché la sveglia sarà sempre puntata alle sette. 

martedì 1 ottobre 2013

Granja La Piedra


La settimana da turisti "tradizionali" è passata, ora si incomincia con l'avventura. Dopo un viaggio di cinque ore in un autobus estremamente comodo dove ci viene pure servito il pranzo, arriviamo a Mar del Plata, cittadina balneare a circa 400km dalla capitale. Qui ci aspetta Griselda con il figlioletto di un anno, Milo, la quale molto gentilmente si è offerta di venirci a prendere in macchina così da risparmiarci un altro su e giù con gli zaini. Arriviamo alla granja che sta tramontando il sole e lo spettacolo è veramente stupendo.

Ci viene mostrata subito quella che per le prossime due settimane sarà la nostra casa, tutta per noi, su due piani costruita da poco dalla famiglia e altri woofers che sono stati qui, spartana ma coccola, e poi che vista. Conosciamo il resto della famiglia, Daniel, il padre, veterinario come Griselda, Maria la sorella minore che si occupa in particolare del piccolo ristorante aperto nei fine settimana e del caseificio, Cristina, Roberto, Manuel e Damian i lavoratori della fattoria, gli unici oltre a noi che vivono qui; la famiglia invece sta a Mar del Plata e vengono durante il giorno per lavorare. Scopriamo che l'attività principale è la produzione di formaggio, dal foraggio per le pecore al confezionamento dei vari formaggi prodotti, ogni passaggio viene fatto qui e tutto è coltivato in modo biologico. Ovviamente c'è anche un piccolo orto, ci sono galline, mucche, anatre, maiali e pure due cavalli. E' troppo tardi per mettersi già a lavorare, salutiamo la famiglia e incominciamo a sistemarci nella casa…..e qui la prima "avventura". Mentre svuotiamo gli zaini in camera, si chiude la porta e con grande stupore quando proviamo a uscire non si riapre…..e adesso??la camera da letto è al secondo piano, tutti gli altri sono già andati via e il telefono l'abbiamo lasciato di sotto BEN!! Certo non ci perdiamo in un bicchiere d'acqua, e poi siamo arrivati da neanche due ore che razza di figura facciamo se ci mettiamo a chiamare i nostri futuri vicini dal balcone??? Da grande atleta Andrea riesce a scendere dal terrazzino di legno, rientrare dalla porta (che per fortuna avevamo lasciato aperta) risolvendo la situazione con un balzo :D 
Dopo aver mangiato, ovviamente huevos con papas, ci guardiamo un film, rigorosamente in spagnolo, e cullati dagli ululati del vento ci addormentiamo presto…domani è il primo giorno da campesinos.

La principale responsabilità che ci viene affidata è la cura delle capre ancora troppo piccole per poter pascolare e alimentarsi sole con pasto secco. Tutti i giorni, la mattina e il tardo pomeriggio, dobbiamo pastorizzare il latte di mucca appena munto, in quanto il latte di capra viene usato esclusivamente per la produzione di formaggio, e darlo da bere alle caprette. Il marchingegno ideato da Daniel per sfamarle altro non è che un secchio con 4 ciucci attaccati ai lati, sorretto da una struttura in metallo. Il lavoro consiste nel fare uscire quattro piccole alla volta e farle succhiare una quantità di latte tale che gli si gonfi lo stomaco. Alcune di esse però non sanno o non vogliono mangiare, quindi dobbiamo aiutarle a trovare il ciuccio, aprirgli la bocca e farle ingerire il latte. Quando hanno finito di mangiare di quattro in quattro le portiamo in braccio in un altro recinto per non confonderle con quelle che devono ancora mangiare per poi rimetterle tutte al loro posto. Già dal secondo giorno siamo autonomi nella pastorizzazione del latte e nella cura delle carpette piccole a cui pian piano ci affezioniamo e diamo pure dei nomi. 

Due volte a settimana, il mercoledì e il sabato, ci dedichiamo insieme a Daniel alla produzione del formaggio. La prima volta ovviamente ci limitiamo a osservare e ascoltare la "lezione" del maestro, mentre le altre tre volte partecipiamo più attivamente, collaborando alle varie fasi produttive. I formaggi qui prodotti sono abbastanza semplici, basilari, la produzione dei diversi tipi,tipo recuit, provoleta parillera, tipo feta, ricotta salata e non, gouda,  è molto simile e sostanzialmente composta dai seguenti passaggi : 
(tipo Recuit)
- si mettono all'interno di una tinozza d'acciaio, "TINA SUIZA", circa 700/800 litri di latte e lo si porta a 65 gradi celsius per pastorizzarlo. Lo si riscalda grazie a del vapore ricavato da una caldaia a legna
- lo si lascia raffreddare fino ad arrivare a 45 gradi, facendo passare dell'acqua all'interno dei tubi che passano attorno alla Tina
- si aggiunge un batterio termofilo che da sapore al futuro formaggio
- si aggiunge poi un'altro tipo di batterio di tipo mesofilo arrivati tra i 40/42 gradi
- raggiunti i 35 gradi si aggiunge un coagulante chiamato "CUAJO"
- passato del tempo si fa la "PRUEBA DE CORTE" ovvero con un coltello si prova tagliare la "MASA" che si è formata sulla superficie; se si formano due labbra si può cominciare a tagliare
- si prende una "LIRA" e si taglia la massa in tanti pezzettini per fare uscire il "SUERO" 
- si inserisce nella tina suiza una specie di elica che serve a mescolare il tutto e aiutare il siero ad uscire
- si aggiunge acqua all'interno della tina per togliere acido alla massa
- una volta che siero e massa si sono definitivamente separate si va a togliere il siero con una pompa con un sistema di "sifon"
- quello che rimane lo si passa in un contenitore di acciaio rettangolare con una rete all'interno per separare completamente il siero dalla massa. Il siero serve come alimenti per i maiali.
- la si va o a mettere direttamente in dei contenitori di plastica o si aromatizza e poi comunque li si inserisce nei cilindri bucherellati 
- si pressa la massa per far uscire il liquido in eccesso dai buchi
- si tappa e si lascia riposare per 3 giorni
  
Ciò che distingue un formaggio dall'atro sono i batteri inseriti e l'eventuale salatura o aromatizzazione. In "queseria" ci occupiamo anche del confezionamento del formaggio pronto, ovvero tagliarlo, metterlo sotto vuoto ed etichettarlo. Questa è decisamente l'attività meno interessante del lavoro, ma va fatta e quindi noia o non noia, la si fa!




Damian e Miguel, i due principale lavoratori della granja, riposano un giorno alla settimana, sicché quando uno dei due non è presente diamo una mano anche nella cura delle capre grandi, in particolare al "tambo", ovvero dove vengono munte. Il lavoro consiste nel far entrare gli animali in una cella, 12 da un lato e 12 dall'altro, ognuna di esse deve stare in un sito ben definito, le si dà da mangiare mais e trigo così mentre loro si sfamano le si collega una pompa alle mammelle che succhia il latte. Prima di collegarle alle pompe bisogna controllare manualmente che nel latte non via sia presente sangue e che i capezzoli non siano danneggiati. Questa è decisamente l'operazione più complicata in quanto la mungitura manuale non è semplice come si può pensare, è necessario porre la mano in una posizione ben specifica e premere molto forte. Una volta munte, le capre vengono portate al pascolo , la mattina, o ricondotte nella loro stalla, il tardo pomeriggio.  

In linea molto generale queste sono state le attività che abbiamo svolto anche se ogni giorno aveva la sua particolarità ed evento inaspettato. Dalla capretta con l'orecchio infetto a cui bisogna dare l'antibiotico, la costruzione di un recinto più alto per le "carolas" che imparano a saltare troppo in alto, il monitoraggio del peso delle capre, alla (ahimè) soppressione delle neonate affette da una infezione articolare, oltre ovviamente alle piccole faccende quotidiane, raccogliere la legna per la stufa, sotterrare i residui biologici, curare l'orto…clima e tempo permettendo si intente.
Lunedì, inoltre, sono venuti alla fattoria dei rappresentanti del ministero della salute e del gruppo SENASA, centro sanitario per il controllo alimentare, per investigare sull'infezione articolare e per vaccinarle contro la tubercolosi. Andrea ha assistito tutto il giorno la commissione con il compito di appuntare i numeri degli animali e passare provette vuote e riporre le piene. Ha addirittura prelevato il sangue a ben 4 capre!!! 
Domenica si è unita a noi un'altra wwoofer, Tess, una ragazza inglese assolutamente fuori dal normale, talmente amante delle capre che una sera si è offerta di portarsi in camera una appena nata la cui madre era morta di parto e che quindi necessitava di essere scaldata e curata….peccato che alle sei del mattina abbia incominciato a piangere e gridare come una matta…la capretta non Tess ;)   
Questo l'aspetto lavorativo, tutto il resto, beh è difficile riassumerlo in poche righe, forse impossibile da raccontare e trasmettere. Tutti ci hanno accolto con immenso calore e sin dai primi giorni è stato quasi come sentirsi a casa. Daniel è stato una grande fonte di conoscenza, felice in ogni momento nell'insegnarci e spiegarci qualcosa di nuovo. Maria la matta che ci ha golosamente sfamato e con la quale ci siamo divertiti a cucinare e scambiarci conoscenze culinarie. Miguel, un incredibile sentimentalone, che ha regalato una "camiseta de la selecciòn" ad Andrea, ci ha invitato a casa sua per pranzare insieme a tutta la famiglia perché "dobbiamo farci una foto tutti insieme che poi voglio fare un quadro con tutti gli europei che ci visitano e quando sarò vecchio potrò dire di aver incontrato tutta questa gente", e che il giorno che siamo partiti quasi piangeva. 
Anche se il desiderio di andare avanti con il nostro viaggio e scoprire nuovi luoghi è forte, andare via è stato malinconico, sicuramente partiamo con lo zaino e il cuore ricolmi di nuove conoscenze e ancora di più, amicizie. Difficile raccontare si, ma in realtà in parte vogliamo tenercelo un po' per noi……..