La settimana da turisti "tradizionali" è passata, ora si incomincia con l'avventura. Dopo un viaggio di cinque ore in un autobus estremamente comodo dove ci viene pure servito il pranzo, arriviamo a Mar del Plata, cittadina balneare a circa 400km dalla capitale. Qui ci aspetta Griselda con il figlioletto di un anno, Milo, la quale molto gentilmente si è offerta di venirci a prendere in macchina così da risparmiarci un altro su e giù con gli zaini. Arriviamo alla granja che sta tramontando il sole e lo spettacolo è veramente stupendo.
Ci viene mostrata subito quella che per le prossime due settimane sarà la nostra casa, tutta per noi, su due piani costruita da poco dalla famiglia e altri woofers che sono stati qui, spartana ma coccola, e poi che vista. Conosciamo il resto della famiglia, Daniel, il padre, veterinario come Griselda, Maria la sorella minore che si occupa in particolare del piccolo ristorante aperto nei fine settimana e del caseificio, Cristina, Roberto, Manuel e Damian i lavoratori della fattoria, gli unici oltre a noi che vivono qui; la famiglia invece sta a Mar del Plata e vengono durante il giorno per lavorare. Scopriamo che l'attività principale è la produzione di formaggio, dal foraggio per le pecore al confezionamento dei vari formaggi prodotti, ogni passaggio viene fatto qui e tutto è coltivato in modo biologico. Ovviamente c'è anche un piccolo orto, ci sono galline, mucche, anatre, maiali e pure due cavalli. E' troppo tardi per mettersi già a lavorare, salutiamo la famiglia e incominciamo a sistemarci nella casa…..e qui la prima "avventura". Mentre svuotiamo gli zaini in camera, si chiude la porta e con grande stupore quando proviamo a uscire non si riapre…..e adesso??la camera da letto è al secondo piano, tutti gli altri sono già andati via e il telefono l'abbiamo lasciato di sotto BEN!! Certo non ci perdiamo in un bicchiere d'acqua, e poi siamo arrivati da neanche due ore che razza di figura facciamo se ci mettiamo a chiamare i nostri futuri vicini dal balcone??? Da grande atleta Andrea riesce a scendere dal terrazzino di legno, rientrare dalla porta (che per fortuna avevamo lasciato aperta) risolvendo la situazione con un balzo :D
Dopo aver mangiato, ovviamente huevos con papas, ci guardiamo un film, rigorosamente in spagnolo, e cullati dagli ululati del vento ci addormentiamo presto…domani è il primo giorno da campesinos.
La principale responsabilità che ci viene affidata è la cura delle capre ancora troppo piccole per poter pascolare e alimentarsi sole con pasto secco. Tutti i giorni, la mattina e il tardo pomeriggio, dobbiamo pastorizzare il latte di mucca appena munto, in quanto il latte di capra viene usato esclusivamente per la produzione di formaggio, e darlo da bere alle caprette. Il marchingegno ideato da Daniel per sfamarle altro non è che un secchio con 4 ciucci attaccati ai lati, sorretto da una struttura in metallo. Il lavoro consiste nel fare uscire quattro piccole alla volta e farle succhiare una quantità di latte tale che gli si gonfi lo stomaco. Alcune di esse però non sanno o non vogliono mangiare, quindi dobbiamo aiutarle a trovare il ciuccio, aprirgli la bocca e farle ingerire il latte. Quando hanno finito di mangiare di quattro in quattro le portiamo in braccio in un altro recinto per non confonderle con quelle che devono ancora mangiare per poi rimetterle tutte al loro posto. Già dal secondo giorno siamo autonomi nella pastorizzazione del latte e nella cura delle carpette piccole a cui pian piano ci affezioniamo e diamo pure dei nomi.
Due volte a settimana, il mercoledì e il sabato, ci dedichiamo insieme a Daniel alla produzione del formaggio. La prima volta ovviamente ci limitiamo a osservare e ascoltare la "lezione" del maestro, mentre le altre tre volte partecipiamo più attivamente, collaborando alle varie fasi produttive. I formaggi qui prodotti sono abbastanza semplici, basilari, la produzione dei diversi tipi,tipo recuit, provoleta parillera, tipo feta, ricotta salata e non, gouda, è molto simile e sostanzialmente composta dai seguenti passaggi :
(tipo Recuit)
- si mettono all'interno di una tinozza d'acciaio, "TINA SUIZA", circa 700/800 litri di latte e lo si porta a 65 gradi celsius per pastorizzarlo. Lo si riscalda grazie a del vapore ricavato da una caldaia a legna
- lo si lascia raffreddare fino ad arrivare a 45 gradi, facendo passare dell'acqua all'interno dei tubi che passano attorno alla Tina
- si aggiunge un batterio termofilo che da sapore al futuro formaggio
- si aggiunge poi un'altro tipo di batterio di tipo mesofilo arrivati tra i 40/42 gradi
- raggiunti i 35 gradi si aggiunge un coagulante chiamato "CUAJO"
- passato del tempo si fa la "PRUEBA DE CORTE" ovvero con un coltello si prova tagliare la "MASA" che si è formata sulla superficie; se si formano due labbra si può cominciare a tagliare
- si prende una "LIRA" e si taglia la massa in tanti pezzettini per fare uscire il "SUERO"
- si inserisce nella tina suiza una specie di elica che serve a mescolare il tutto e aiutare il siero ad uscire
- si aggiunge acqua all'interno della tina per togliere acido alla massa
- una volta che siero e massa si sono definitivamente separate si va a togliere il siero con una pompa con un sistema di "sifon"
- quello che rimane lo si passa in un contenitore di acciaio rettangolare con una rete all'interno per separare completamente il siero dalla massa. Il siero serve come alimenti per i maiali.
- la si va o a mettere direttamente in dei contenitori di plastica o si aromatizza e poi comunque li si inserisce nei cilindri bucherellati
- si pressa la massa per far uscire il liquido in eccesso dai buchi
- si tappa e si lascia riposare per 3 giorni
Ciò che distingue un formaggio dall'atro sono i batteri inseriti e l'eventuale salatura o aromatizzazione. In "queseria" ci occupiamo anche del confezionamento del formaggio pronto, ovvero tagliarlo, metterlo sotto vuoto ed etichettarlo. Questa è decisamente l'attività meno interessante del lavoro, ma va fatta e quindi noia o non noia, la si fa!
Damian e Miguel, i due principale lavoratori della granja, riposano un giorno alla settimana, sicché quando uno dei due non è presente diamo una mano anche nella cura delle capre grandi, in particolare al "tambo", ovvero dove vengono munte. Il lavoro consiste nel far entrare gli animali in una cella, 12 da un lato e 12 dall'altro, ognuna di esse deve stare in un sito ben definito, le si dà da mangiare mais e trigo così mentre loro si sfamano le si collega una pompa alle mammelle che succhia il latte. Prima di collegarle alle pompe bisogna controllare manualmente che nel latte non via sia presente sangue e che i capezzoli non siano danneggiati. Questa è decisamente l'operazione più complicata in quanto la mungitura manuale non è semplice come si può pensare, è necessario porre la mano in una posizione ben specifica e premere molto forte. Una volta munte, le capre vengono portate al pascolo , la mattina, o ricondotte nella loro stalla, il tardo pomeriggio.
In linea molto generale queste sono state le attività che abbiamo svolto anche se ogni giorno aveva la sua particolarità ed evento inaspettato. Dalla capretta con l'orecchio infetto a cui bisogna dare l'antibiotico, la costruzione di un recinto più alto per le "carolas" che imparano a saltare troppo in alto, il monitoraggio del peso delle capre, alla (ahimè) soppressione delle neonate affette da una infezione articolare, oltre ovviamente alle piccole faccende quotidiane, raccogliere la legna per la stufa, sotterrare i residui biologici, curare l'orto…clima e tempo permettendo si intente.
Lunedì, inoltre, sono venuti alla fattoria dei rappresentanti del ministero della salute e del gruppo SENASA, centro sanitario per il controllo alimentare, per investigare sull'infezione articolare e per vaccinarle contro la tubercolosi. Andrea ha assistito tutto il giorno la commissione con il compito di appuntare i numeri degli animali e passare provette vuote e riporre le piene. Ha addirittura prelevato il sangue a ben 4 capre!!!
Domenica si è unita a noi un'altra wwoofer, Tess, una ragazza inglese assolutamente fuori dal normale, talmente amante delle capre che una sera si è offerta di portarsi in camera una appena nata la cui madre era morta di parto e che quindi necessitava di essere scaldata e curata….peccato che alle sei del mattina abbia incominciato a piangere e gridare come una matta…la capretta non Tess ;)
Questo l'aspetto lavorativo, tutto il resto, beh è difficile riassumerlo in poche righe, forse impossibile da raccontare e trasmettere. Tutti ci hanno accolto con immenso calore e sin dai primi giorni è stato quasi come sentirsi a casa. Daniel è stato una grande fonte di conoscenza, felice in ogni momento nell'insegnarci e spiegarci qualcosa di nuovo. Maria la matta che ci ha golosamente sfamato e con la quale ci siamo divertiti a cucinare e scambiarci conoscenze culinarie. Miguel, un incredibile sentimentalone, che ha regalato una "camiseta de la selecciòn" ad Andrea, ci ha invitato a casa sua per pranzare insieme a tutta la famiglia perché "dobbiamo farci una foto tutti insieme che poi voglio fare un quadro con tutti gli europei che ci visitano e quando sarò vecchio potrò dire di aver incontrato tutta questa gente", e che il giorno che siamo partiti quasi piangeva.
Anche se il desiderio di andare avanti con il nostro viaggio e scoprire nuovi luoghi è forte, andare via è stato malinconico, sicuramente partiamo con lo zaino e il cuore ricolmi di nuove conoscenze e ancora di più, amicizie. Difficile raccontare si, ma in realtà in parte vogliamo tenercelo un po' per noi……..
grandi ragaziiiii!!!
RispondiEliminache belle le caprette, che bello quello che state facendo!
mitici!
berto