giovedì 27 febbraio 2014

Arequipa la città bianca...

Scendiamo dall'autobus e ci ritroviamo immersi da una confusione pazzesca; non abbiamo trovato nessuno che ci ospitasse con il couchsurfing e non abbiamo nessun contatto o riferimento di ostelli per cui decidiamo di prendere un taxi (tanto costa poco più di un euro in due) fino al centro della città e vedere quello che riusciamo a trovare. 
Ci facciamo lasciare nella piazza centrale, neanche a dirlo Plaza de Armas, e subito siamo colpiti dalla particolare bellezza della città. Arequipa, fondata nel 1540 da una manciata di conquistadores, è conosciuta per essere una città dall'architettura europea. La maggior parte dei palazzi del centro, infatti, sono stati costruiti dagli spagnoli i quali, però,  hanno avuto l'accortezza di unire le caratteristiche dell'architettura barocco/cristiana a simbologie inca, in modo da attrarre con più facilità la popolazione locale e convincerli alla conversione. Il risultato sono palazzi dalle facciate uniche e meravigliose, il tutto esaltato dagli immensi vulcani innevati che circondano la città; non a caso l'Unesco nel 1994 ha dichiarato centro storico della città (ben 49 cuadras) patrimonio culturale dell'umanità.  
Zaini in spalla facciamo un breve giro per le strade adiacenti al centro, chiediamo a un paio di persone dove poter trovare un ostello economico e in meno di mezzora siamo già nella nostra stanza matrimoniale con bagno privato a 35 soles (circa 9 euro)… ma quant'è economico questo paese?!
Purtroppo anche in questo caso non abbiamo una guida ma troviamo un flyer di una visita guidata gratuita della città organizzata da studenti dell'università di turismo. Per oggi è troppo tardi, abbiamo perso l'appuntamento per cui decidiamo di girovagare cercando di addentrarci in strade meno centrali, le quali sicuramente saranno percorse durante la visita. Siamo colpiti dalla combinazione della raffinata architettura e il colorito folklore. La città è pervasa da una piacevole confusione, macchine che girano ovunque strombazzando all'impazzata, vecchiette vestite con abiti tipici della cultura andina che vendono foglie di coca e choclo con queso (mais lesso con una fetta di formaggio) banchetti per strada con pollo o carne di maiale fritta, giovani eleganti che bevono il caffè di starbucks…c'è di tutto un po' ma senza che il caos sia fastidioso o stressante, in generale si respira un'aria piacevole.
Il sole scende molto presto, alle sei e mezza è già buio, e freddo. Ci sentiamo un po' inglesi ma alle sette di sera siamo già dentro una delle innumerevoli pollerie a gustarci il nostro quarto di pollo al forno con patate. Passeggiatina digestiva e a riposare in ostello…le finanze incominciano a scarseggiare e non possiamo permetterci di andare in giro a locali a sbevazzare, e a onor del vero non ne abbiamo nemmeno tanta voglia!
La mattina dopo ci svegliamo inevitabilmente presto, non solo ci siamo addormentati prima delle undici ma tanto quanto il sole tramonta presto, la mattina sorge all'alba e, come ormai abbiamo imparato, tapparelle o tende pesanti sono praticamente sconosciute in America Latina, o almeno nei paesi che abbiamo fino ad ora percorso. Purtroppo ad Arequipa ci fermiamo veramente poco, questa sera saremo già in viaggio di nuovo; questo modo rapido di visitare le città non ci piace ma giusto nei prossimi due giorni a Puno ci sarà la festa della Virgen de la Candelaria, la festa più importante del Perù, occasione unica e imperdibile! Possiamo occupare la stanza fino alle 12.00 per cui ci muoviamo presto, ci regaliamo una colazione all'europea con caffè e pastina al bar e andiamo in autostazione a comprare il biglietto. Decidiamo di viaggiare di notte in modo da risparmiare i soldi di una notte in ostello e cerchiamo l'autobus che parta il più tardi possibile in modo da non arrivare all'alba a Puno! Troviamo un passaggio veramente economico e lo compriamo…scopriremo di aver fatto un grosso errore ma la sete di risparmio è più forte di noi. 
Abbiamo tutto il tempo per tornare in ostello, farci una doccia, sistemare gli zaini in un magazzino e siamo di nuovo per le strade del centro! La visita guidata inizia alle tre per cui ci addentriamo nuovamente per strade meno centrali e pranziamo in un "ristorante" dove, con grande gioia di Andrea, trasmettono la partita della Fiorentina in tv. Questa volta proviamo il lomo salteado e l'arroz chaufa, due piatti derivanti dalla fusione della cucina cinese con quella peruana. A partire dalla seconda metà del 1800, infatti,  vi è stata una forte immigrazione forzata di cinesi che venivano occupati come lavoratori semi-schiavizzati. I primi immigranti cinesi furono i "coolies", personale che arrivava spesso in modo forzato, o con l'inganno, con dei contratti di lavoro vincolanti per diversi anni, e che essenzialmente sostituiva la manodopera di schiavi nel periodo successivo all'abolizione della schiavitù nella seconda metà del diciannovesimo secolo. Nel solo quinquennio tra il 1870 ed il 1874 arrivarono in Perù più di cinquantamila coolie. Una volta finito il periodo di lavoro obbligatorio molti hanno deciso di non tornare nella madre patria ma di stabilirsi in Perù incominciando a occupare posizioni lavorative differente in particolare nel settore dell'alimentazione, dando inizio ad una forte diffusione di ristoranti Chifa in tutta la nazione. (Chifa significa mangiare in cinese, e  i gestori invitavano la gente locale nel proprio ristorante, dicendo chifa chifa!!! da qui il nome.)  Oggi la catena di supermercati Wong è la più importante e diffusa a Lima.  
La Viola ha vinto, possiamo continuare felici e contenti la nostra passeggiata. 
Poco prima delle tre ci facciamo trovare davanti al punto di informazione turistica della piazza centrale da dove partirà il tuor. Per fortuna ci sono due guide e vengono formati due gruppi, uno in inglese e uno in spagnolo…il lieve scetticismo di Andrea sparisce completamente…anche lui potrà comprendere le spiegazioni della guida. Il ragazzo è simpatico e preparato, già in piazza comincia a raccontarci una serie di aneddoti sulla Cattedrale; la presenza di una delle rarissime statue rappresentanti il  Cristo nero, risultato della bruciature delle candele, ma che da quando ha acquistato questo particolare colore è diventato simbolo per le popolazioni indigene; l'altare principale dove la sezione scultoria dedicata all'inferno è due volte più grande rispetto a quella dedicata al paradiso, o le vetrate dove tra gli angeli dipinti ve n'è uno con la faccia di Lenin. 

La prima tappa è la stanza di una mostra dove si trova una planimetria tridimensionale della città e dei suoi dintorni. Ci viene raccontata a larghe somme la storia della regione e apprendiamo diverse interessantissime nozioni; tra le molte il fatto che da poco sia stato scoperto che il Rio delle Amazzoni nasca alle sorgenti dei monti andini circondanti Arequipa o altra curiosità incredibile riguardante le teste dei neonati dei paesi andini: a ogni bambino veniva modificata la forma del cranio durante i primi mesi di vita in base alla forma del vulcano sovrastante il villaggio e considerato una divinità dalle popolazioni stesse in modo da diversificarli da quelli di un altro paese, con il passare degli anni fortunatamente questa abitudine è stata abbandonata e sostituita con capelli che ricordassero la forma dei vulcani in questione.
La visita prosegue tra chiese, siti storici, aneddoti, e beh si anche a un paio di "centri artigianali" e negozi di souvenir…si capisce questi ragazzi devono pur guadagnare qualcosa e probabilmente hanno degli accordi con un paio di locali. Bisogna riconoscere comunque che il ragazzo ci ripete costantemente che non dobbiamo comprare nulla (e Noi infatti non lo facciamo) e che se vogliamo torneremo in un secondo momento; inoltre ogni occasione è buona per spiegarci qualcos'altro come ad esempio le grosse statue in uno dei negozi di souvenir rappresentanti un un pingue signore ricoperto di vari oggetti, rappresenta quello che si credeva essere uno spirito

portafortuna e che ancora oggi se viene regalato a qualcuno aiuterà nella sorte portando, in base agli oggetti che lo ricoprono, migliori raccolti, salute, buona lana etc nel passato, soldi, macchine,telefoni oggi  ….chissà se tutti quei turisti che lo fotografavano sapevano cosa rappresenta o semplicemente ritenevano avesse un aspetto divertente. Visitiamo una cioccolateria con annessa fabbrica di produzione dove ci viene offerto un infuso di buccia di cacao dal forte odore ma dal sapore piuttosto blando e soprattutto dove Andrea vince una cioccolata calda ricordandosi i nomi dei tre vulcani circondanti Arequipa…più tardi verremo a sbaffarcela con gusto!!

Tappa obbligata un museo/atelier di artigianato di alpaca dove vengono allevati vari tipi di lama e dove viene lavorata a mano la loro lana. Prima di salutarci ci incontriamo con l'altro gruppo in un bar dove ci viene spiegata la preparazione del pisco-sour che poi ci viene gentilmente offerto! Veramente un bellissimo giro, pieno e vario che ci fa venire ancora più voglia di restare per approfondire alcuni luoghi visitati…que lastima non avere abbastanza tempo! Lasciamo una meritata mancia alla nostra guida e corriamo a visitare l'interno della cattedrale prima che chiuda!
Fa già un freddo cane e sono solo le sette e mezza di sera…abbiamo fino all'una di notte da aspettare per il nostro autobus! Piano piano andiamo a recuperare gli zaini in ostello, mangiamo un piatto alla buona e ci mettiamo in piazza centrale ad aspettare. Troppo, troppo freddo, finisce che ci immiseriamo qui…niente, andiamo, direttamente in autostazione, non sarà il luogo più bello del mondo ma almeno staremo al calduccio. Tra una partita a carte e una parola crociata il tempo passa incredibilmente svelto, e l'ambiente è molto meno brutto e sporco di quello che ci aspettavamo. 

Finalmente arriva l'una di notte e con sè il nostro autobus! Appena lo vediamo arrivare ci vengono i brividi: è vecchio, piccolo e dentro decisamente sporco. Salgono solo peruani e tutti portano con se una coperta…molte grazie al "riscaldamento assicurato" della signorina che c'ha venduto il biglietto. Il bagno è rotto il che significa che quando scappa bisogna chiedere di fermarsi, sperare ci sia un po' di spazio al ciglio della strada e uscire a congelarsi le chiappe. Come non bastasse l'autista è completamente pazzo, corre e prende della curve da far rigirare le budella! E non siamo Noi a dirlo ma il resto dei passeggeri che a turno si mettono a bussare alla cabina di guida o ancora seduti, meglio aggrappati ai loro sedili, gridano implorando di rallentare e di guidare meglio…ragazzi un inferno di viaggio!!! Alla fine grazie a non si sa quale miracolo riusciamo ad arrivare sani e salvi a Puno ma siamo a dir poco stravolti…abbiamo imparato la lezione…le prossime volte meglio spendere due soles in più!!  

Tacna, PERU'...


Abbiamo passato un'altra frontiera, varcato le soglie di un nuovo paese, ma prima di arrivare a Tacna ci sono una serie infinita di posti di blocco che fanno dell'ultima parte del  viaggio una odissea. Ad ogni sosta forzata salgono signore che vendono qualsiasi tipo di cibo, Noi compriamo prima una "papa rellena" poi una "papa reposada" entrambe fritte e decisamente buone e gustose...
Appena entriamo nella città si notano le prime differenze con il Cile nonostante i chilometri percorsi siano meno di 60…c'è decisamente più confusione, le strade sono invase da piccoli autobus, moto, taxi e tutti suonano il clacson ogni dieci secondi; la gente per strada vende di tutto, dalla vecchietta con i fichi d'india, ai ragazzi che per 50 centavos ti fanno fare una telefonata dal loro cellulare, ai loschi signori che ti offrono contemporaneamente una stanza in un ostello, massaggi più o meno leciti e droghe varie! La nostra idea era di andare direttamente ad Arequipa ma Lucia ci ha parlato con tanto entusiasmo di questa città che alla fine abbiamo deciso di fermarci qui una notte. Troviamo un ostello vicino alla stazione degli autobus, domani mattina vogliamo viaggiare presto e approfittare della giornata. Altra differenza lampante, i prezzi…per 40 soles (poco più di 10 euro) troviamo una stanza matrimoniale con bagno privato, doccia calda e pure wifi, e non ci siamo minimamente sforzati nella ricerca. Messi giù gli zaini andiamo a fare il biglietto per il giorno seguente, giriamo varie compagnie, contrattiamo un po' sui prezzi e alla fine decidiamo per una via di mezzo…altra peculiarità peruana che c'è stata anticipata, e che abbiamo subito modo di constatare è, appunto, la contrattazione sui prezzi. Chiunque cerchi di venderti qualsiasi cosa spara sempre un prezzo più alto rispetto a quello giusto per cui a prescindere da quanto possa sembrare economico bisogna sempre dire che è troppo caro e incominciare la contrattazione al ribasso; nella maggior parte dei casi in meno di dieci minuti  si riesce a raggiungere un accordo! 
Tra una cosa e l'altra è già ora di pranzo quindi ci dirigiamo in centro, cambiamo i pesos cileni rimasti in soles peruani e andiamo alla ricerca di un ristorante alla buona dove mangiare. Troviamo un posticino che ci sembra abbastanza pulito dove per 9 soles (2.40 euro) offrono un menù del giorno con insalata, secondo piatto, dolce e un bicchiere di chicha (bevanda tipica peruana che si trova ovunque derivante dalla fermentazione del mais) Prendiamo un aji de gallina, filetti di gallina cucinati con una goduriosa salsa a base di aji amarillo (una specie di peperone giallo piccolo) patate, carote,latte e chi più ne ha più ne metta, e una carne alla salsa. Quant'è buono il cibo peruano , pieno di varietà, spezie, verdure e sapori! A pancia piena ci avviamo alla scoperta di questa tanto decantata cittadina. La piazza centrale è molto ben curata e colpisce per la maestosità dell'arco e della cattedrale ma il resto ci lascia alquanto indifferenti!















Le strade sembrano essere suddivise in settori in base a ciò che viene venduto: farmacie, studi di odontoiatria, parrucchieri, cartolibrerie, souvenir, bar…e ovunque c'è moltissima confusione. Compriamo un libro di cucina criolla, curiosiamo tra i negozi di artigianato ma dopo qualche ora non troviamo nulla più che ci attragga. Capiamo come mai a Lucia, come ad altre persone che ci hanno parlato tanto di Tacna, attragga questa città tanto movimentata, piena di cinema, casinò, negozi e così estremamente economica rispetto a qualsiasi città cilena, ma per quanto ci riguarda non merita particolarmente. Non sono neanche le sette di sera che decidiamo di tornarcene in ostello, approfittiamo del wifi per parlare con le rispettive famiglie, ci facciamo una idea più precisa delle prossime tappe e sostanzialmente riposiamo. 
Ci addormentiamo talmente presto che la mattina seguente ci svegliamo un paio d'ore prima della partenza del nostro autobus; tanto meglio, ci avviamo verso l'autostazione e consumiamo una ricca colazione dato che la sera prima abbiamo cenato a cracker. 
Otto e mezza, si parte, l'autobus non sembra male, speriamo bene!

mercoledì 26 febbraio 2014

Lasciando il Cile

Il viaggio da Arica a Tacna è breve, un paio d'ore inclusi i controlli alle frontiere, e abbastanza noioso; il paesaggio sostanzialmente non cambia mai : deserto deserto deserto. Questo ci permette di cercare di rivivere e riflettere su tutto ciò che abbiamo vissuto e visto in Cile! Naturalisticamente un paese fantastico, passando dalle umide foreste del sud, alle verdi e calde vallate del centro, fino al deserto del nord. Quasi non ci sembra possibile aver camminato per tre giorni di fila nell'immenso e meraviglioso parco di Torres del Paine, navigato fiordi e Oceano Pacifico, raccolto mirtilli, passeggiato ai piedi di un vulcano, lavorato e vissuto nella caotica Santiago, scoperta la magica Valparaiso, nuotano nell'oceano della rilassante La Serena, visitato il deserto più arido del mondo…e tutto questo in meno di tre mesi. Rivediamo i volti delle persone che abbiamo incontrato e anche in questo caso non possiamo non commuoverci e ringraziare dal profondo del cuore tutti coloro che ci hanno aiutato, accolto e donato della loro amicizia. Ci permettiamo anche una riflessione diciamo culturale/sociale, sperando di non risultare arroganti ma semplicemente di trasmettere le nostre impressioni. Per riassumere in pochissime parole…filo-americani, pardon nord-americani. Non è solamente la sostanziale mancanza e la pessima qualità dei servizi pubblici di base, quali salute ed educazione, o la corsa al consumo sfrenato (tant'è che chiedendo ad un cileno cosa si può andare a visitare nella sua città, la prima cosa che ti dirà è il Mall) ma più in generale la scala di valori. Troppe volte abbiamo sentito minimizzare e quasi giustificare le atrocità commesse durante il regime di Pinochet, a favore di uno sviluppo economico che, innegabilmente c'è stato, ma a quale prezzo? Siamo sicuri che uno sviluppo economico sia veramente il fine ultimo che tutti noi dovremmo cercare? Anche se questo comporta l'aumento della forbice sociale tra benestanti e non-benestanti,dilagante obesità e stress? Il collasso del nostro sistema, dei cosiddetti paesi  sviluppati, dovrebbe essere un campanello d'allarme, un esempio in negativo, invece che continuare ad attrarre e ad accecare con le sue luci e paiette da cabaret!
Troppo facile giudicare da fuori? Può darsi, ma ci sembra giusto evidenziare tutto ciò che c'ha colpito, nel bene e nel male! Questo non toglie il fatto che a nostro parere il Cile sia un paese che merita di essere conosciuto e visitato; bistrattato rispetto a paesi vicini più "valutati" quali Perù, Argentina o Brasile, ha molto da offrire! 
Oltre a ciò che Noi abbiamo avuto la possibilità di conoscere, consigliamo vivamente la zona di Pucon e Villarica; tutti ce ne hanno sempre parlato moltissimo e da ciò che abbiamo potuto leggere e vedere su guide, siti e libri, decisamente merita! Per passare dal profondo sud al centro o al nord, se non si sceglie il viaggio in nave tra i fiordi si può beneficiare della Caretera Austral, decisamente più emozionante se si possiede un mezzo proprio che da percorrere in autobus. 
A Santiago, per quanto ci riguarda, ci si può fermare tre/quattro giorni, il tempo per visitare ciò che merita e poi dirigersi verso mete più tranquille prima di farsi sopraffare dall'aria pesante e dai ritmi serrati. Valparaiso da vivere più di quanto noi abbiamo avuto la possibilità, scoprire angoli nascosti della città, andare a bere in qualche locale notturno, mangiare nei ristoranti un po' più "ricercati". Ecco, l'alimentazione è un punto dolente! Troppo facile, ed economico, mangiare zozzerie;  ad ogni angolo si trovano panini di ogni tipo, re dei quali il mitico "completo" o "italiano" (hot dog con avocado, pomodoro e maionese) con le immancabili patate fritte sempre pronte a fare da contorno! Per quanto sia divertente ed inevitabilmente invitante mangiare sempre schifezze, dall'altro lato la linea e la salute non ringrazieranno! D'altro canto non si può dire che i piatti tipici siano particolarmente vari. Non fraintendeteci vi sono alcune pietanze che meritano: il salmone affumicato del sud, il ceviche di pesce, il pastel di choclo (qui a onor del vero le nostre opinioni sono alquanto contrastanti: Andrea l'ha adorato, Giulia l'ha trovato pesante e nulla di particolare) la zuppa di poroto con chorizo, il curanto e la polposissima palta, veramente molto più buona che in qualsiasi altro paese limitrofe. Non si può non menzionare "l'asado" non tanto per la qualità della carne ma per la diffusione di questa abitudine; i cileni sono matti asado, qualsiasi occasione viene festeggiata con un asado durante i quali non è tanto la carne a far da padrona ma il pisco-cola e la buona compagnia…se c'è la possibilità è sempre un piacere infilarsi ad un asado di amici! Un'altra buona abitudine è la Once consumata in casa poco dopo il termine del lavoro, composta da tè, caffè, tostadas con burro,palta, formaggio, prosciutto e pomodoro. A proposito del pomodoro, i cileni lo spelano sempre prima di servirlo, non si capisce se sia per i pesticidi o per l'acidità della buccia… In merito ai piatti tipici menzionati riconosciamo siano un po' ristretti anche perchè noi ben poche volte abbiamo mangiato al ristorante o abbiamo avuto una mamma cilena a cucinarci specialità del paese. Altra cosa rara, il limitato consumo di pesce considerata la vastità delle coste e la qualità del pesce stesso.
A parte il cibo, una cosa che salta agli occhi è la quantità di bibite gasate consumate da questa popolazione; mai in una tavola, che sia pranzo o cena, può mancare una bottiglia da 3 litri di Coca Cola o simile, per noi inspiegabile vista la quantità e qualità del vino rosso cileno, su tutti il Carmenere.
Passiamo al dizionario utilizzato dai cileni; la fanno da padrona wueon (huevon) con tutte le sue sfumature, cachai, il "po" alla fine di parole come intercalare, il "no ma" usato sempre come intercalare… diciamo la verità questi cileni parlano proprio male il "castellano"!!!

Caspita siamo già al confine…ecco, è andata, abbiamo lasciato anche il Cile, siamo pronti per inoltrarci nel colorato e rumoroso Perù ma prima è doveroso ringraziare nuovamente tutte le splendide persone che abbiamo incontrato nel nostro cammino cileno e da lontano abbracciare le incantevoli terre fino ad ora percorse! 









martedì 25 febbraio 2014

Arica

Da deserto a deserto con Oceano…
Arriviamo all'alba al Terminal degli autobus di Arica, sono le sei, prendiamo un Taxi come indicato dai ragazzi couch e in pochi minuti siamo arrivati a destinazione, poveri ragazzi che oltre a ospitarci si devono pure alzare prestissimo per accoglierci, grandi!!! Ci si presenta soltanto e poi diretti a letto.
Al risveglio abbiamo pranzo pronto e tavola preparata, due chiacchiere con Lucia mentre aspettiamo che torni Fabiàn dalla fisioterapia. Scopriamo che lui è un militare, non convenzionale, non un guerrafondaio ma una persona molto simpatica, piacevole, con la quale si può parlare di tutto.
Lei, Lucia, una ragazza molto gradevole, colombiana, che tanto sente la mancanza del suo paese o per lo meno di una città più grande con più svaghi. Si sono trasferiti da poco ad Arica per il lavoro di Fabiàn, lui è originario della V regione però insieme hanno vissuto alcuni anni a Santiago.
Noi come sempre raccontiamo le nostre avventure dando qualche nozione sulla nostra vita, le chiacchiere continuano passeggiando, da casa fino la spiaggia passando per il centro, piccolo ma carino, ben curato e con qualche bella opera artistica/architettonica come la cattedrale in "Plaza de Armas" (tutte le città cilene hanno la piazza principale che si chiama così) disegnata dall'architetto francese Eiffel.
Proseguendo per la "Costanera" (lungomare) notiamo un Cerro con un Cristo in cima. La spiaggia è lunga e piena di gente, ci sono varie baie, dighe che spezzano le onde al largo in modo tale che all'interno delle baie l'acqua sia calma. Prendiamo un dolce tipico colombiano, dei wafer giganti, con dentro "manjar"(tipo il dulce de leche argentino) e marmellata e arriviamo in una parte di spiaggia che sembra un campeggio, con tanto di tendoni cucine, televisioni e tanto altro, ci guardiamo basiti. Fabiàn ci spiega che alcuni abitanti che possiedono un'abitazione vicino al mare durante i due mesi estivi, affittano la loro casa a turisti stranieri, in maggior parte boliviani, e si trasferiscono in spiaggia, dove vivono e poi come nulla fosse continuano con la loro vita, andando a lavorare… questo chiaramente è un modo guadagnare extra, però Noi ci chiediamo come si possa vivere due mesi al mare senza doccia, bagni e con sabbia perennemente dappertutto.
Vista anche questa facciamo dietro front, l'ora è tarda per fare il bagno o prendere il sole, molto meglio una birra in compagnia in centro prima di tornare a casa a cenare. Questi angeli custodi ci preparano pure questa, un bel piatto di riso comprato in un locale sotto casa e un pezzo di ottima carne con tanto di bottiglia di vino, incredibile la gentilezza di questa coppia con cui abbiamo passato una piacevolissima giornata.
Fatta una bella dormita la mattina seguente ci svegliamo con qualche forza in più, una ricca colazione e via a vedere il mercato, vera passione di Giulia, lì incontriamo frutta varia e differente, che non avevamo mai visto, compriamo qualcosa e ce ne ritorniamo a casa. 
Varcata la porta ci accoglie un buonissimo profumo di cibo, è Lucia che sta preparando un piatto tipico colombiano a base di fagioli, "chorizo cocido", riso, uova e molto altro… Arrivato Fabiàn pranziamo un'altra volta tutti insieme, il piatto è veramente buono, pieno di sapore e di ingredienti. Questi due ragazzi si vogliono proprio far amare… Per far passare le ore più calde ci facciamo una bella siesta per poi andare in spiaggia. Prendiamo un bus che fa il giro di tutta la città ma alla fine arriva al lungomare. Finalmente il mare, la spiaggia, quello che più desideravamo… Lasciamo le nostre cose nella sabbia e ci buttiamo in acqua, che bello!!! Sole e bagni fino quasi il tramonto che ci gustiamo in un locale in riva al mare con una bel mojito fresco, paradisiaco…
 Per tornare cambiamo numero di bus nella speranza che questo faccia un giro più breve, ma al contrario fa un percorso ancora più lungo, in più il conducente sembra non sapere dove dobbiamo arrivare, ma con un colpo di scena una volta rimasti solo Noi e lui ci indica la fermata. Arrivati a casa non c'è nessuno; Lucia è al lavoro e Fabiàn è uscito per sbrigare alcune commissioni, lo aspettiamo sul ciglio della porta… Al suo arrivo ci mettiamo a fare un'insalata e il sant'uomo a fare della carne, ceniamo noi tre, concludiamo la cena con ulteriori chiacchiere prima di andare a riposare; domani ce ne andremo…

Al risveglio in casa c'è solo Fabiàn o meglio c'è pure Lucia che però avendo fatto la notte in hotel sta ancora riposando. Facciamo colazione, prepariamo gli zaini, salutiamo e ringraziamo queste due splendide persone e seguiamo per la nostra strada che ci porterà a passare un altro confine, per andare questa volta in Perù, Tacna. 

San Pedro de Atacama

Si va al Desertooooooo!!!
Venerdì 31, compleanno di Giulia, alle ore 18.30 iniziano, dal terminale di La Serena, le 18 ore di viaggio, con scalo di 3 ore a Calama, che ci permetteranno di arrivare in uno dei luoghi più suggestivi di tutto il Cile e non solo… San Pedro de Atacama!
Partiamo, come consigliato da varie fonti, con i viveri per i 3 giorni Atacamegni, per risparmiare "plata" visto i prezzi esorbitanti che troveremo a San Pedro. Pochi chilometri dopo la partenza il panorama diventa via via sempre più desertico, caratteristico il paesaggio iniziale con distese desertiche a strapiombo sull'oceano. Ci sono delle Ande davanti a noi e il bus le deve scalare, curve e contro curve che ci portano fino in cima. Si fa buio, il panorama lascia spazio alle poche luci… Noi stiamo vigili fino alla prima fermata, Vallenar, e poi risaliti in bus ci addormentiamo con l'aiuto di una pastiglia per il mal di mare…jejeje!!!
Quando ci risvegliamo siamo già quasi arrivati a Calama, la città delle 4P (Perros,Putas,Polvo y Plata). Scendiamo verso le 10 alla stazione degli autobus con la speranza di trovare un bus per San Pedro con partenza a breve, missione fallita. Il primo mezzo in partenza da questa stazione è alle 16, follia… chiediamo in giro e scopriamo esserci una via, ad alcune "quadras" più avanti, dove partono bus di altre compagnie. Ci dirigiamo alla "Calle Atacama" e scopriamo esserci un autobus in partenza all'una, facciamo il biglietto e ci sediamo all'interno di questa agenzia, dove facciamo conoscenza con una ragazza di Concepciòn. Con questa simpatica ragazza, di nome Andrea, chiacchieriamo fino al momento di salire nel mezzo di trasporto. Andrea, il nostro Andrea, in autobus prova un piatto tipico venduto da una signora all'interno del bus stesso, "Pastel de Papas"…discreto.
In meno di due ore arriviamo a San Pedro, dove, insieme alla nostra nuova amica Andrea, cerchiamo un ostello e la convinciamo pure a fermarsi con Noi.
Abbiamo fortuna, l'ostello dove ci fermiamo fa parte di "Hostellig International" catena a cui Noi siamo associati e strappiamo l'alloggio a 7 Pesos a notte. Pensavamo sinceramente di spendere molto di più visto quello che avevamo letto e ciò che ci aveva raccontato la gente. Ottimo!!! Chiaro le camere sono da 6 persone con letti a castello di tre piani e non è di certo il Gran Ho(s)tel ma per Noi va benissimo.
Sistemate le nostre cose andiamo alla scoperta della città e a raccogliere informazioni sulle escursioni da fare per conoscere almeno una parte del Deserto. 
La cittadina è a misura di turista, ostelli, hotel, ristoranti e agenzie di viaggi fanno la parte del leone, a discapito della popolazione indigena e degli usi e costumi del territorio. C'è una netta divisione tra il centro della città e la parte, chiamiamola, periferica dove vivono gli atacamegni che pero continuano a produrre artigianato da vendere poi agli stranieri. Le orde di turisti che popolano le strade fanno si che vadano persi alcuni valori. Chiaro, anche noi siamo turisti e in un certo senso ci vergogniamo, ma per visitare questi luoghi fantastici non c'è nessun'altra maniera che seguire il flusso turistico.
Dopo questa piccola riflessione torniamo a Noi e alle escursioni: più o meno i prezzi sono uguali in tutte le agenzie, quindi decidiamo di prenotare dalla ragazza più simpatica che meglio ci ha trattato. La agenzia è svizzera, la Corvatsch. Non prenotiamo, ma abbiamo già una vincitrice!!! jejjeje!!!
Passeggiando, sempre insieme alla nostra nuova amica, scopriamo esserci una festa paesana, finalmente qualcosa della cultura autoctona, la "Virgen Candelaria", varie bande musicali e gruppi di ballerini in costume sfilano per le strade…Alle 20 c'è la messa nella bella chiesa, Noi approfittiamo per andare in ostello a cenare per poi tornare a vedere ulteriori sfilate. Dopo cena i vari gruppi folcloristici continuano a danzare in piazza, Noi li osserviamo allucinati, siamo a circa 2000km sopra il livello del mare e durante il giorno fa un caldo pazzesco ma loro sono andati avanti tutto il giorno a ballare senza sosta, con in aggiunta vestiti pesantissimi. Verso fine serata in centro alla piazza troviamo una di queste bande che suona per la gente comune e non per far ballare i ballerini, così anche noi ci scateniamo in balli fino allo sfinimento. Quando tutto finisce ce ne ritorniamo in ostello con la felicità nel cuore e la consapevolezza di essere arrivati in questo luogo il giorno giusto. 
La ninna nanna ci viene suonata dal pub affianco la camera che mette musica dance/latina a tutto volume… Maledetti turisti convenzionali!!! 
PS: nel Pub Andrea poteva tranquillamente fermarsi a lavorare visto che cercavano urgentemente un Barman professionale, bastava portare il curriculum.

Domenica mattina, come prima cosa, andiamo a fare i biglietti in agenzia, le escursioni che abbiamo scelto sono Valle della Luna che comprende Valle de Marte, passeggio dentro una grotta naturale e tramonto da un "mirador"; e i Gayser del Tatio che comprende vista ai geyser alle 6 del mattino, bagno in una piscina termale naturale di acqua calda e visita di un villaggio indigeno. 
Fatta anche questa viene presa in considerazione la idea di Cardao di andare a visitare le rovine d Pukara de Quitor, a qualche km dalla città, chiaramente l'ora non è indicata ma alla fine grazie anche all'aiuto di un passaggio in macchina, arriviamo. Non è stupendo, le rovine sembrano più che altro massi mollati di qua e di là ma pensare che secoli fa effettivamente vi era qualcuno che ci viveva ha il suo fascino e sicuramente c'è un bel vedere. Al ritorno veniamo accompagnati da una famiglia costituita da padre e tre figli che insistono per farci entrare nella macchina già bella stipata e così ci risparmiamo una camminata sotto il sole dell'una e mezza. 
Dopo aver salutato la nostra Andrea, iniziamo con le nostre escursioni; alle 16.00 del pomeriggio appuntamento per la Valle de la Luna.
Ci si trova davanti all'agenzia e subito scopriamo di avere una guida italiana dal forte accento vicentino, anche quando parla in spagnolo e inglese.
Quando siamo tutti, saliamo nel bus. Prima fermata, "las tre Marias", che in realtà ora sono due perché alcuni anni addietro un turista imbecille c'è salito sopra e ne ha rotta una. Oltre alle Marie al lato c'è una roccia a forma di pac-man e un porcello. Queste rocce sono evidenziate da un mare di sale sopra il terreno che le rende più visibili essendo loro di color marrone. 
Di fronte a queste sculture naturali ci sono delle dune di sabbia gigantesche una delle quali denominata "Duna Mayor"… Giulia è veramente affascinata da queste dune… Il paesaggio tutto attorno è incredibile, il bianco del sale si mescola al marrone del terreno e alle varie sfumature dei monti, denominati Cordillera  de la Sal.
Risaliamo a bordo e scendiamo poco più avanti per osservare l'Anfiteatro, un monte che per la sua forma ricorda appunto un anfiteatro. Da lì andiamo a visitare la grotta, dove ci sono vari residui minerali, sal gemma ecc.


Alla fine del tunnel saliamo in cima ad un monte e lo spettacolo è mozzafiato…






Dopodiché risaliamo nel mezzo fino ad arrivare alla Valle de Marte, chiamata così per il rosso delle rocce che ricordano appunto il pianeta più vicino alla nostra Terra. La Valle di Marte ormai è conosciuta come Valle de la Muerte a causa di un errore di traduzione del gesuita belga, Padre Guastavo Le Paige, figura di spicco che a partire dal 1955 ha portato a termine importanti studi archeologici e al quale è dedicato il museo archeologico stesso. Con il passare degli anni le varie agenzie turistiche hanno notato che chiamando la Valle in questione Valle de la Muerta si riusciva a vendere meglio il pacchetto, inventandosi addirittura giustificazioni per tale nome.  Querelle a parte,  Noi siamo sempre più affascinati da questo deserto… Sfortunatamente un soffio di vento fa volare via il nuovo cappello di Andrea, è veramente vicino ma la guida non gli da il permesso di raccoglierlo per paura che il nostro eroe cada dal precipizio… Peccato, l'aveva comprato alla mattina e non è nemmeno calato il sole che già lo deve abbandonare.
Ultima tappa un Mirador dove gustarsi il tramonto. Qui c'è una roccia sporgente a forma di coyote dove c'è la fila per farsi la foto; passiamo, non abbiamo voglia di fare i turisti scemi e cerchiamo un buon posto da dove poter guardare in pace il tramonto, che romantici!!!
Visto anche questo spettacolo ce ne ritorniamo a San Pedro, con gli occhi ancora pieni della meraviglia della natura…


Tornati in ostello ceniamo e ce ne andiamo a letto prestissimo con la speranza di addormentarci; domani c'è la visita ai Gayser e questo significa sveglia alle tre del mattino. Chiaramente, tra musica house del pub e gente che entra ed esce dalla stanza passiamo praticamente la notte in bianco…
Quando suona la sveglia entrambi dormiamo da non più di mezzora, vorremmo dormire altre 10 ore minimo, ma la voglia di scoprire questo luogo incantato ci da la forza di saltare dal letto. Alle 4 passate il bus ci viene a prendere, saliamo e ci riaddormentiamo, ci svegliamo a 4000 metri con meno 3.5 gradi… Intontiti scendiamo dal bus e come per magia dal suolo escono spruzzi d'acqua bollente abbracciati da fumi vaporosi, ragazzi che spettacolo!!! Passeggiamo intorno a questa forza della natura cercando un po' di calore dal vapore…


Al fine della visita ci viene servita la colazione con tanto di uova sode, panini con il formaggio e barrette di cereali e da bere cioccolata calda, caffè e tè…
Finito lo spuntino risaliamo nel bus con destinazione piscina termale!
Il paesaggio è più o meno lo stesso,ma dopo aver passato un bel po' di geyser, eccola la, piscina… ci cambiamo al freddo e al gelo però una volta entrati la sensazione è incredibile, potremmo restare ore dentro anche perché uscire, considerata la temperatura esterna, non è così gradevole. Non abbiamo scelta bisogna uscire, la guida ci chiama un paio di volte, Giulia si fa coraggio ed esce… A seguire Cardao… Mamma che freddooooooooo!!! Rivestiti corriamo verso l'autobus alla ricerca di un po' di calduccio…
Prima di ritornare a San Pedro facciamo l'ultima tappa al villaggio indigeno Machuca dove alcune famiglie vivono in teoria con l'allevamento di Vicuna (una specie di lama) , ma in realtà traggono un gran profitto dalle orde di turisti che ogni giorno visitano il loro villaggio, vendendo empanadas, infusi di erbe locali, bibite e una specie di spiedini alla griglia. 
Il villaggio è costituito da una decina di case, da un bagno pubblico a pagamento e una chiesa, sicuramente caratteristico, ma ci sono varie contraddizioni.
Rientriamo a San Pedro a mezzogiorno sotto la candela del sole, uno sbalzo climatico che ammazzerebbe un elefante, figuriamoci Noi che veniamo da una notte insonne… Prima di tornare in ostello facciamo un giro per la "Feria del jubilado" dove c'è di tutto, vestiti nuovi e usati, ferramenta, cellulari, banchi con cibo e molte altre cose. Il caldo ha il sopravvento e poco dopo demordiamo e andiamo nel giardino dell'ostello a mangiare e a riposare… Dobbiamo aspettare qui fino alle 19, ora di partenza del nostro autobus per Calama, per poi cambiare e proseguire per la città più a nord del Cile, Arica, dove tuttora non abbiamo un posto dove alloggiare. Non vogliamo pagare un altro ostello e quindi usufruiamo del wi-fi per cercare un couchsurfing normale dove passare un paio di notti. Un ragazzo che sembrava disponibile alla fine tira pacco, un altro personaggio, che poi scopriamo essere uno poliziotto,  ci dà l'ok ma prima vuole sapere i numeri dei nostri passaporti, noi logicamente non abbiamo intenzione di dirglieli e dopo uno serrato scambio di messaggi, non sappiamo ancora cosa fare. Siamo stanchi e in crisi, per fortuna una famiglia che abbiamo conosciuto durante le due escursioni ha pietà di noi e ci invita a pranzare con loro. 
Le ore sembrano non passare mai seduti su quelle sedie o buttati in una panchina di cemento, in più il problema dell'alloggio ad Arica ci infastidisce… proviamo a inviare un sms ad una coppia che ci aveva lasciato il numero ma che in teoria sono in vacanza fino al giorno del nostro arrivo. Lo sbirro insiste, si scusa, Noi anche se non abbiamo intenzione di accettare il suo invito lo teniamo in stand-by per non restare con il culo per terra.
Verso le 18 lasciamo definitivamente l'ostello, ci dirigiamo alla stazione degli autobus e pure lì ci mettiamo ad aspettare seduti per terra.
Una volta arrivati a Calama l'angelo della nostra amica Andrea è lì ad aspettarci con la cena al sacco, fantastica!!! Con i panini in mano arriva la svolta, la coppia di Arica risponde all'sms, ok, possiamo andare da loro, grosso respiro di sollievo!!! Salutiamo il nostro portafortuna con baci e abbracci…una  gran bella persona, l'ennesima di questo splendido viaggio.
Sul nostro caro mezzo di trasporto, mangiamo gli ottimi sandwich, Giulia si addormenta come un sasso, Andrea si gira e si rigira senza mai trovare la posizione, seconda notte insonne per Lui!!!

Durante il tragitto arrivano due sms, uno dello sbirro al quale non rispondiamo e l'altro di Lucia e Fabiàn, che ci danno le indicazioni corrette per arrivare alla loro casa. Perfetto, tutto risolto, le due anime pie ci accoglieranno anche alle 7 del mattino, la fortuna ci persegue!!! Daje!!!

lunedì 17 febbraio 2014

Valle del Elqui

Benvenuti nella valle dei fricchettoni! 
Valle del Elqui, una conca idrografica che si trova a una sessantina di chilometri da La Serena, è una zona verdeggiante circondata da monti desertici dove crescono solo cactus e conosciuta soprattutto per il coltivo dell'uva utilizzata per la produzione del Pisco e per essere una zona mistica. Qui, infatti, sono stati avvistati vari UFO e si riuniscono mistici, appassionati di yoga, reiki e in generale mistici di ogni tipo!

Lasciamo gli zaini grossi a casa di Gino e partiamo solo con due zainetti con il minimo indispensabile, un paio di magliette, spazzolini, sacco a pelo e plaid prestatici da Gino stesso, tendina appena comprata, cena e pranzo al sacco preparati come bravi boy-scout. Prendiamo un autobus da La Serena alle dieci del mattino e dopo due ore scarse di viaggio arriviamo a Vicuna, la prima cittadina della valle, città natia della poetessa premio nobel Gabriela Mistral. Vicuna è il classico paesino con casette basse, piazza centrale, chiesa e non molto di più. Non ci soffermiamo a lungo, non abbiamo voglia di andare a visitare la casa museo della Mistral e per il resto le attrattive non sono molte; giusto il tempo per passeggiare nel centro, scattare le tipiche foto, dare un'occhiata alle bancarelle di artigianato e ci avviamo verso la distilleria Copel, uno dei maggiori produttori di Pisco della zona.
Raggiungiamo la distilleria già belli affaticati e soprattutto accaldati, vista l'ora e il sole cocente sulle nostre teste; consumiamo il nostro pranzo al sacco in una panchina all'ombra di un albero nel giardino della distilleria stessa, piccolo riposo e nuovamente in cammino. Questa volta la nostra destinazione è Peralillo, cittadina che ci era stata nominata dalla nostra cara ospite di Valparaiso, Alicia. Doveva essere un km, ma come minimo ne abbiamo percorsi 6… sbagliando abbiamo percorso la strada più lunga ma migliore da percorrere a piedi perché per nulla trafficata… Arrivati nel paesino scopriamo che non c'è nulla. Bene, giusto il tempo di un gelato nell'unico negozietto aperto dove scopriamo pure come si è risolto il contenzioso tra Cile e Perù in merito alla sovranità territoriale e marittima di una zona di confine portato davanti alla Corte Internazionale dell'Haya.

Nelle ultime settimane abbiamo letto e sentito molto a proposito di tale argomento; molti giornali hanno portato avanti una campagna, diciamo, terroristica, paventando possibili scenari di guerra nelle città di confine o invasione del Perù stesso nel caso in cui l'Haya avesse deciso di concedere la totalità del territorio reclamato dal governo peruano. Per fortuna la Corte ha deciso per una soluzione equilibrata dividendo a metà tra i due stati la zona in questione…..per una volta evviva la diplomazia!
La nostra scoperta della valle continua, con Pahiuano nel mirino… Ci dirigiamo, sempre a piedi, verso la strada principale, "Ruta de las Estrellas", con l'idea di fare autostop, il caldo è sempre più forte e noi siamo già belli lessi… Bastano una decina di minuti per raggiungere il nostro scopo e salire in un pick-up di un operaio della zona che ci porta fino ad un'incrocio alla velocità della luce, scendiamo, salutiamo e a tempo di record un pulmino di altri lavoratori ci carica e ci porta fino a dove volevamo arrivare… Decidiamo che per oggi va bene così e cerchiamo un campeggio economico.

La sorte vuole che lo troviamo facilmente, non è poi così economico ma ha un attrattivo che ci convince, un fiume gelato dove poter fare il bagno… nemmeno il tempo di finire di montare la tenda e splash!!! Ragazzi che bomba!!! A seguito dello splendido refrigerio una siesta è quello che ci vuole. Ceniamo presto e quando cala la sera andiamo a vedere le stelle, cerchiamo un posto senza luce, il campeggio non è di certo adatto; percorriamo alcune vie alla ricerca dell'oscurità che troviamo solo dall'altra parte del fiume, ci godiamo qualche minuto il cielo illuminato dagli astri, finché da lontano non si sentono dei cani abbaiare, Giulia, come sapete, è terrorizzata da questi animali a quattro zampe e il buio non aiuta. Ci accontentiamo quindi di aver visto per un breve lasso di tempo il cielo stellato e ce ne andiamo a dormire, tanto domani sera avremmo un altra opportunità per godere di questo spettacolo.
Al risveglio facciamo colazione, smontiamo la tenda e riprendiamo il nostro cammino, oggi vogliamo arrivare a Pisco Elqui, la città più famosa e turistica della valle che prende il nome dal liquore stesso.
Ci dirigiamo a piedi verso Monte Grande dove faremo la prima sosta, l'dea è come sempre camminare un po' e fare autostop durante il cammino. Questa volta è un signore dall'auto elegante ad aiutarci nel nostro intento e ad accompagnarci fino alla nostra destinazione. L'uomo ci spiega pure che i paesaggi e i vitigni sono tutti simili fino all'ultimo paese della valle, Horcon, e ci raccomanda di andare a scoprirlo. Dopo i dovuti ringraziamenti, visitiamo questa minuscolo paesino che nulla ha di nuovo rispetto a quelli precedentemente visitati.
Facciamo un sosta "Empanadas" e ripartiamo nuovamente… i paesi visitati come ben capite non sono un granché,  ma i paesaggi attorno sono mozzafiato e non ci stanchiamo mai di osservarli, commentarli estasiati e fotografarli. Abbiamo due opzioni, andare alla ricerca del fiume per farci un bel bagno o proseguire il cammino. Viste le scarse forze fisiche decidiamo di iniziare a fare autostop all'ombra di un albero appena fuori il paese, davanti il Mausoleo di Gabriela Mistral in direzione Pisco Elqui evitando così di camminare ulteriormente alla ricerca del fiume. Lasciamo passare un paio di autobus convinti che prima o poi qualcuno farà caso al nostro pollice all'insù… passata un'oretta ci arrendiamo e al passaggio del terzo bus saliamo e ci appisoliamo fino all'arrivo a Pisco.
Si nota subito che questa è la "capitale" della valle. Non solo, infatti, il paesino è più grande e curato, ma ogni due passi si incontrano un ostello, un bar, una "bottiglieria", un negozio di simil-artigianato e un numero infinito di persone che offrono servizi come purificazione dell'aura, avvistamento di UFO notturni, massaggi reiki e chi più ne ha più ne metta! A nostro parere tutto ciò ha un che di finto, un'esagerazione dettata dal solito vil denaro!

Ci fermiamo nella piazza centrale a mangiarci un panino rigorosamente vegetariano vendutoci da un ragazzo di una comunità di Hare Krishna e cerchiamo di dare un po' di fresco ai nostri cervelli per decidere sul da farsi! Eravamo stati avvisati in merito al calore che avremmo trovato nella Valle e che rende qualsiasi azione dieci mila volte più faticosa, ma come sempre vivere è diverso dal farsi raccontare! Nonostante il lieve venticello il pensiero di rimettersi in cammino per raggiungere l'ultimo paese, Horcon, ci destabilizza….meglio cercare un campeggio qui e godersi il puro relax. Chiediamo un po' in giro dove poter trovare il campeggio più economico e tutti ci indicano un simil-camping in riva al fiume. Una volta arrivati scopriamo che il fiume praticamente non esiste più…troppi anni, 10, che non piove come si deve….e che il campeggio in realtà altro non è che uno spiazzo di sassi senza luce corrente né bagno…..poco male, pensiamo noi, costerà pochissimo e per una notte ci può stare, e poi da qui le stelle si vedranno sicuramente benissimo!!Peccato che scopriamo che in realtà bisogna pagare 10mila pesos, ovvero quasi 15 euro, FOLLIA!!  Se dobbiamo pagare almeno che ci vengano dati i servizi base! Risaliamo la stradina verso il centro della città, ci ricordiamo infatti di aver visto un altro campeggio durante la discesa! Entriamo e vediamo che non solo ci sono bagni, doccia e un paio di luci ma addirittura c'è una piscina!!!Parliamo con il proprietario il quale, forse impietosito, acconsente a farci restare una notte per lo stesso prezzo dell'altro posto, 15 euro in due! Non è fighetteria la nostra per carità dormiamo pure in mezzo ai canneti se è necessario, ma se allo stesso prezzo possiamo passare un pomeriggio intero in piscina, farci una doccia e mangiarci i nostri pomodori con palta sotto la luce….beh c'è bisogno di dire altro? Oltre tutto anche questo piccolo campeggio familiare si trova ancora abbastanza fuori dal centro di Pisco da permetterci di vedere il cielo stellato….meglio di così non potevamo chiedere.
La mattina dopo ci avviamo verso la nostra ultima meta, Horcon! Come sempre incominciamo a piedi e, quando incominciamo a stancarci troppo, incominciamo a fare l'autostop! Si fermano due ragazzi di Horcon stessa e ci accompagnano fino alla parte diciamo residenziale del paesino. Per raggiungere la zona di attrattiva artigianale percorriamo un altro chilometro a piedi!
 Anche qui lieve delusione in quanto ci troviamo di fronte un villaggio artigianale/turistico carissimo e in parte fittizio. Allo stesso tempo, però, i dintorni naturalistici sono incredibili! Immancabile sosta sotto albero con pomodori e palta e via di nuovo! Fa veramente caldissimo, per cui iniziamo quasi subito a fare l'autostop, tanto la strada è la stessa che abbiamo percorso all'andata! Si ferma una coppia simpaticissima, lei cilena lui australiano, e ci accompagnano fino a Pisco! Qui quasi subito troviamo due ragazzi di Santiago che stanno scendendo fino a Vicuna per cercare una farmacia e sono ben contenti di farci salire a bordo per condividere la strada!

Arrivati a Vicuna tentiamo per un po' con l'austop, volesse la sorte che qualcuno ci porti fino a La Serena. Purtroppo usciti dalla Valle finisce la magia e dopo più di un'ora di attesa decidiamo di prendere l'autobus…va bene lo stesso, è sbagliato pretendere troppo. Cullati dall'oscillare del bus e dal fresco dell'aria condizionata ci risvegliamo che siamo praticamente già arrivati a La Serena!
Bella, bellissima, la Valle del Elqui, grazie per questi ennesimi giorni di scoperta e meraviglia.