Scendiamo dall'autobus e ci ritroviamo immersi da una confusione pazzesca; non abbiamo trovato nessuno che ci ospitasse con il couchsurfing e non abbiamo nessun contatto o riferimento di ostelli per cui decidiamo di prendere un taxi (tanto costa poco più di un euro in due) fino al centro della città e vedere quello che riusciamo a trovare.
Ci facciamo lasciare nella piazza centrale, neanche a dirlo Plaza de Armas, e subito siamo colpiti dalla particolare bellezza della città. Arequipa, fondata nel 1540 da una manciata di conquistadores, è conosciuta per essere una città dall'architettura europea. La maggior parte dei palazzi del centro, infatti, sono stati costruiti dagli spagnoli i quali, però, hanno avuto l'accortezza di unire le caratteristiche dell'architettura barocco/cristiana a simbologie inca, in modo da attrarre con più facilità la popolazione locale e convincerli alla conversione. Il risultato sono palazzi dalle facciate uniche e meravigliose, il tutto esaltato dagli immensi vulcani innevati che circondano la città; non a caso l'Unesco nel 1994 ha dichiarato centro storico della città (ben 49 cuadras) patrimonio culturale dell'umanità.
Zaini in spalla facciamo un breve giro per le strade adiacenti al centro, chiediamo a un paio di persone dove poter trovare un ostello economico e in meno di mezzora siamo già nella nostra stanza matrimoniale con bagno privato a 35 soles (circa 9 euro)… ma quant'è economico questo paese?!
Purtroppo anche in questo caso non abbiamo una guida ma troviamo un flyer di una visita guidata gratuita della città organizzata da studenti dell'università di turismo. Per oggi è troppo tardi, abbiamo perso l'appuntamento per cui decidiamo di girovagare cercando di addentrarci in strade meno centrali, le quali sicuramente saranno percorse durante la visita. Siamo colpiti dalla combinazione della raffinata architettura e il colorito folklore. La città è pervasa da una piacevole confusione, macchine che girano ovunque strombazzando all'impazzata, vecchiette vestite con abiti tipici della cultura andina che vendono foglie di coca e choclo con queso (mais lesso con una fetta di formaggio) banchetti per strada con pollo o carne di maiale fritta, giovani eleganti che bevono il caffè di starbucks…c'è di tutto un po' ma senza che il caos sia fastidioso o stressante, in generale si respira un'aria piacevole.
Il sole scende molto presto, alle sei e mezza è già buio, e freddo. Ci sentiamo un po' inglesi ma alle sette di sera siamo già dentro una delle innumerevoli pollerie a gustarci il nostro quarto di pollo al forno con patate. Passeggiatina digestiva e a riposare in ostello…le finanze incominciano a scarseggiare e non possiamo permetterci di andare in giro a locali a sbevazzare, e a onor del vero non ne abbiamo nemmeno tanta voglia!
La mattina dopo ci svegliamo inevitabilmente presto, non solo ci siamo addormentati prima delle undici ma tanto quanto il sole tramonta presto, la mattina sorge all'alba e, come ormai abbiamo imparato, tapparelle o tende pesanti sono praticamente sconosciute in America Latina, o almeno nei paesi che abbiamo fino ad ora percorso. Purtroppo ad Arequipa ci fermiamo veramente poco, questa sera saremo già in viaggio di nuovo; questo modo rapido di visitare le città non ci piace ma giusto nei prossimi due giorni a Puno ci sarà la festa della Virgen de la Candelaria, la festa più importante del Perù, occasione unica e imperdibile! Possiamo occupare la stanza fino alle 12.00 per cui ci muoviamo presto, ci regaliamo una colazione all'europea con caffè e pastina al bar e andiamo in autostazione a comprare il biglietto. Decidiamo di viaggiare di notte in modo da risparmiare i soldi di una notte in ostello e cerchiamo l'autobus che parta il più tardi possibile in modo da non arrivare all'alba a Puno! Troviamo un passaggio veramente economico e lo compriamo…scopriremo di aver fatto un grosso errore ma la sete di risparmio è più forte di noi.
Abbiamo tutto il tempo per tornare in ostello, farci una doccia, sistemare gli zaini in un magazzino e siamo di nuovo per le strade del centro! La visita guidata inizia alle tre per cui ci addentriamo nuovamente per strade meno centrali e pranziamo in un "ristorante" dove, con grande gioia di Andrea, trasmettono la partita della Fiorentina in tv. Questa volta proviamo il lomo salteado e l'arroz chaufa, due piatti derivanti dalla fusione della cucina cinese con quella peruana. A partire dalla seconda metà del 1800, infatti, vi è stata una forte immigrazione forzata di cinesi che venivano occupati come lavoratori semi-schiavizzati. I primi immigranti cinesi furono i "coolies", personale che arrivava spesso in modo forzato, o con l'inganno, con dei contratti di lavoro vincolanti per diversi anni, e che essenzialmente sostituiva la manodopera di schiavi nel periodo successivo all'abolizione della schiavitù nella seconda metà del diciannovesimo secolo. Nel solo quinquennio tra il 1870 ed il 1874 arrivarono in Perù più di cinquantamila coolie. Una volta finito il periodo di lavoro obbligatorio molti hanno deciso di non tornare nella madre patria ma di stabilirsi in Perù incominciando a occupare posizioni lavorative differente in particolare nel settore dell'alimentazione, dando inizio ad una forte diffusione di ristoranti Chifa in tutta la nazione. (Chifa significa mangiare in cinese, e i gestori invitavano la gente locale nel proprio ristorante, dicendo chifa chifa!!! da qui il nome.) Oggi la catena di supermercati Wong è la più importante e diffusa a Lima.
La Viola ha vinto, possiamo continuare felici e contenti la nostra passeggiata.
Poco prima delle tre ci facciamo trovare davanti al punto di informazione turistica della piazza centrale da dove partirà il tuor. Per fortuna ci sono due guide e vengono formati due gruppi, uno in inglese e uno in spagnolo…il lieve scetticismo di Andrea sparisce completamente…anche lui potrà comprendere le spiegazioni della guida. Il ragazzo è simpatico e preparato, già in piazza comincia a raccontarci una serie di aneddoti sulla Cattedrale; la presenza di una delle rarissime statue rappresentanti il Cristo nero, risultato della bruciature delle candele, ma che da quando ha acquistato questo particolare colore è diventato simbolo per le popolazioni indigene; l'altare principale dove la sezione scultoria dedicata all'inferno è due volte più grande rispetto a quella dedicata al paradiso, o le vetrate dove tra gli angeli dipinti ve n'è uno con la faccia di Lenin.
La prima tappa è la stanza di una mostra dove si trova una planimetria tridimensionale della città e dei suoi dintorni. Ci viene raccontata a larghe somme la storia della regione e apprendiamo diverse interessantissime nozioni; tra le molte il fatto che da poco sia stato scoperto che il Rio delle Amazzoni nasca alle sorgenti dei monti andini circondanti Arequipa o altra curiosità incredibile riguardante le teste dei neonati dei paesi andini: a ogni bambino veniva modificata la forma del cranio durante i primi mesi di vita in base alla forma del vulcano sovrastante il villaggio e considerato una divinità dalle popolazioni stesse in modo da diversificarli da quelli di un altro paese, con il passare degli anni fortunatamente questa abitudine è stata abbandonata e sostituita con capelli che ricordassero la forma dei vulcani in questione.
La visita prosegue tra chiese, siti storici, aneddoti, e beh si anche a un paio di "centri artigianali" e negozi di souvenir…si capisce questi ragazzi devono pur guadagnare qualcosa e probabilmente hanno degli accordi con un paio di locali. Bisogna riconoscere comunque che il ragazzo ci ripete costantemente che non dobbiamo comprare nulla (e Noi infatti non lo facciamo) e che se vogliamo torneremo in un secondo momento; inoltre ogni occasione è buona per spiegarci qualcos'altro come ad esempio le grosse statue in uno dei negozi di souvenir rappresentanti un un pingue signore ricoperto di vari oggetti, rappresenta quello che si credeva essere uno spirito
portafortuna e che ancora oggi se viene regalato a qualcuno aiuterà nella sorte portando, in base agli oggetti che lo ricoprono, migliori raccolti, salute, buona lana etc nel passato, soldi, macchine,telefoni oggi ….chissà se tutti quei turisti che lo fotografavano sapevano cosa rappresenta o semplicemente ritenevano avesse un aspetto divertente. Visitiamo una cioccolateria con annessa fabbrica di produzione dove ci viene offerto un infuso di buccia di cacao dal forte odore ma dal sapore piuttosto blando e soprattutto dove Andrea vince una cioccolata calda ricordandosi i nomi dei tre vulcani circondanti Arequipa…più tardi verremo a sbaffarcela con gusto!!
Tappa obbligata un museo/atelier di artigianato di alpaca dove vengono allevati vari tipi di lama e dove viene lavorata a mano la loro lana. Prima di salutarci ci incontriamo con l'altro gruppo in un bar dove ci viene spiegata la preparazione del pisco-sour che poi ci viene gentilmente offerto! Veramente un bellissimo giro, pieno e vario che ci fa venire ancora più voglia di restare per approfondire alcuni luoghi visitati…que lastima non avere abbastanza tempo! Lasciamo una meritata mancia alla nostra guida e corriamo a visitare l'interno della cattedrale prima che chiuda!
Fa già un freddo cane e sono solo le sette e mezza di sera…abbiamo fino all'una di notte da aspettare per il nostro autobus! Piano piano andiamo a recuperare gli zaini in ostello, mangiamo un piatto alla buona e ci mettiamo in piazza centrale ad aspettare. Troppo, troppo freddo, finisce che ci immiseriamo qui…niente, andiamo, direttamente in autostazione, non sarà il luogo più bello del mondo ma almeno staremo al calduccio. Tra una partita a carte e una parola crociata il tempo passa incredibilmente svelto, e l'ambiente è molto meno brutto e sporco di quello che ci aspettavamo.
Finalmente arriva l'una di notte e con sè il nostro autobus! Appena lo vediamo arrivare ci vengono i brividi: è vecchio, piccolo e dentro decisamente sporco. Salgono solo peruani e tutti portano con se una coperta…molte grazie al "riscaldamento assicurato" della signorina che c'ha venduto il biglietto. Il bagno è rotto il che significa che quando scappa bisogna chiedere di fermarsi, sperare ci sia un po' di spazio al ciglio della strada e uscire a congelarsi le chiappe. Come non bastasse l'autista è completamente pazzo, corre e prende della curve da far rigirare le budella! E non siamo Noi a dirlo ma il resto dei passeggeri che a turno si mettono a bussare alla cabina di guida o ancora seduti, meglio aggrappati ai loro sedili, gridano implorando di rallentare e di guidare meglio…ragazzi un inferno di viaggio!!! Alla fine grazie a non si sa quale miracolo riusciamo ad arrivare sani e salvi a Puno ma siamo a dir poco stravolti…abbiamo imparato la lezione…le prossime volte meglio spendere due soles in più!!