domenica 13 aprile 2014

Chacra Don Juan

Siamo all'ultima esperienza in una fattoria come volontari, ultimo wwoof, prima di intraprendere lentamente la via per l'Italia…


A Tilcara, Don Juan e la sua compagna Monica ci vengono a prendere, saliamo nella 4x4 e ci dirigiamo verso Juella, prima di arrivare al paese accompagniamo la signora casa sua e proseguiamo. Pochi km di ripios e siamo in paese, qualche casa, un paio di minimarket, coltivazioni di mais e nulla più… Interessante e splendido è il "Cerro Amarillo", un monte costituito di pietra gialla tutta frastagliata, che fa da contorno al paese. Qui la strada finisce, continuiamo nel letto del fiume Juella; l'acqua ora è poca e ci permette di passare facilmente con il pick-up di Don Juan… Tutti ballonzolanti  arriviamo finalmente alla fattoria.

Don Juan ci presenta Osvaldo, il suo fido lavoratore, e comincia a darci alcune notizie insegnandoci la sua proprietà… Noi ci guardiamo intorno, increduli, i monti sono bellissimi pieni di cactus giganteschi.
Lasciamo gli zaini nel nostro appartamento, perché di appartamento si tratta, con tanto di pareti colorate di rosso, giallo e verde, due camere con dei comodi letti matrimoniali, cucina, e sala con divani… 
Iniziamo a percorrere la proprietà: coltivi di mais, cayote (frutto tipico di queste regioni, esteticamente simile all'anguria e dal sapore che ricorda una zucca dolce, con il quale però si possono fare solo marmellate) patate, zucca, fave; alberi di mele, pere e pesche; e infine campi sterminati di Alfalfa, alimento per i due cavalli Lobruno e Pampa. I nostri compiti principali saranno: sradicare tutte le piante infestanti e le erbacce dell'orto; raccogliere le patate, il mais e le mele; occuparci dei cavalli portandoli nel recinto a mangiare durante il giorno e rilegarli al loro albero per la notte; essiccare le pesche della stagione passata preventivamente congelate da Don Juan ; cucinare marmellata di pesche e cayote; aiutare Osvaldo nell'irrigazione e in generale occuparci di tutti i vari piccoli compiti di una fattoria. 
Pranzetto veloce con gli avanzi del giorno prima e andiamo a pulire e sistemare la casa. Può sembrare sciocco ma dopo quasi due mesi di peregrinare sfrenato è piacevole svuotare gli zaini per mettere i nostri vestiti dentro a dei cassetti e sistemare i nostri pochi averi in modo da creare un ambiente che possiamo chiamare "casa". 
Don Juan ci comunica che entro pochi giorni andrà a visitare i figli a Entre Rios per poi proseguire il viaggio verso sud per circa un mese, perciò resteremo alla fattoria da soli con Osvaldo che, ovviamente, continuerà a venire tutti i giorni per lavorare…evidentemente ispiriamo proprio fiducia se le persone continuano a lasciarci in mano le loro proprietà.

Il giorno dopo la sveglia suona alle 7.30, come sarà per il resto della nostra permanenza…si incomincia a lavorare. Don Juan starà via tutta la giornata, deve occuparsi di alcune faccende, e Noi incominciamo a svolgere le nostre mansioni. Nel pomeriggio Andrea va con Osvaldo a capire il sistema di irrigazione: tutta l'acqua utilizzata proviene dal fiume, è acqua minerale, pulitissima dato che scende direttamente dai monti senza incontrare luoghi abitati né pascoli di animali; filtrandola dai residui di terra e sabbia si potrebbe anche bere o usare per la cucina ma dato che vi è anche un pozzo collegato ad una cisterna non è necessario. L'irrigazione più che altro è un allagamento; Osvaldo ha creato una miriadi di piccoli canali all'interno della proprietà dove, grazie a deviazioni o chiusure con sabbia e sassi, l'acqua può scorrere più o meno intensamente e arrivare alle varie coltivazioni. Andrea ascolta e impara il funzionamento, estasiato da un sistema tanto semplice ma efficace…che c'è di meglio che giocare come un bambino spostando sassi per creare dighe temporanee sapendo al contempo di compiere un lavoro essenziale per la fattoria. Giulia nel frattempo si dedica alle pesche congelate. Don Juan non vende nulla di ciò che produce, economicamente non ne ha bisogno essendo proprietario di un edificio a Tilcara dove sono presenti vari negozi di artigianato, sicché dopo il periodo del raccolto si ritrova con grandi quantità di frutta o verdura che sia che conserva per i periodi di magra. In particolare le migliaia di pesche che produce le usa per fare marmellata o le essicca, quest'ultime altro non sono che pesche spelate, tagliate a fette grosse e lasciate seccare dentro un forno solare, senza nessuna aggiunta di zucchero o miele o altro. L'anno passato probabilmente non ha avuto tempo, o voglia che sia, di seccare tutte le pesche raccolte e le ha così congelate all'interno di un enorme freezer. Prima che sia periodo della nuova raccolta di pesche bisogna incominciare a svuotare il freezer per lasciare spazio alle nuove. Giulia è inizialmente contenta nel sentire che potrà occuparsi anche della produzione di dolci ma poi scopre che il lavoro dell'essiccamento è una vera rottura di palle…scusate l'espressione. Non è tanto il lavoro in se il problema ma il fatto che per poter lavorare al meglio non bisogna aspettare che le pesche si scongelino completamente se no diventano troppo mollicce e acquose, ciò implica sostanzialmente congelarsi le mani!! In aggiunta le miriadi di mosche che svolazzano per i monti sembrano essere tutte attratte dal profumo del frutto e riunirsi sul tavolo da lavoro! Per fortuna nei giorni seguenti anche Andrea si metterà sotto e in due riusciremo a preparare un centinaio di pesche al giorno. 
Il resto della settimana scorre tranquilla. Sabato, giorno di riposo, ci dedichiamo alla lettura, il sole, il relax puro; ci immergiamo nei suoni e colori della natura sentendo che il nostro spirito si riempie di pace e serenità…bisogna farne una bella scorta dato che entro breve dovremo tornare ad una vita convenzionale con tutto lo stress e l'intossicazione che ne consegue. Domenica Don Juan deve andare a Tilcara e Noi approfittiamo per scendere insieme a lui, nelle prossime settimane avremo ben poche occasioni di muoverci e vogliamo approfittare per andare a visitare Humauaca, un paesino ad una
quarantina di chilometri da Tilcara verso nord. Humahuaca è molto carino, nulla di più di una piazzetta centrale, varie case, tipico mercato locale, e una bella scalinata con tanto di sculture che dà su un incredibile monte colorato.


Lunedì Don Juan va via di nuovo, deve sbrigare "in capitale", ovvero San Salvador de Jujuy, le ultime faccende prima di partire e così approfitta per farci le spese alimentari per le prossime settimane e per comprare le pastiglie di Andrea, ovviamente introvabili in un paesino come Tilcara. Nel frattempo arriva Oscar, un macchinista ingaggiato per effettuare dei lavori con la ruspa lungo tutto il fiume Juella in modo da rinforzare le barriere delle fattorie ed evitare inondazioni durante i periodi di piena. Nei prossimi giorni lavorerà nella zona della nostra fattoria per cui si fermerà a dormire e mangiare con Noi.
La sera prepariamo la pizza in casa per tutti, ovviamente cucinata in forno a legna; vengono anche Monica, la compagna di Don Juan, e una loro amica. Mentre mangiamo si avvicina sempre una più una gattina che Don Juan ci dice essere apparsa nei dintorni da qualche mese, ma senza mai avvicinarsi troppo; sarà che sente quanto amiamo i gatti, fatto sta che nel giro di un paio d'ore è già attorno alle nostre gambe a farsi accarezzare. Burgues, questo il suo nome da "borghese", diventerà la nostra gattina da compagnia per le prossime settimane. Addirittura vengono stappate due bottiglie di ottimo vino rosso; si chiacchiera e si mangia fino a quando la temperatura si fa troppo bassa per continuare a restare all'aria aperta. 
La mattina dopo dovrebbe essere il giorno della partenza di Don Juan e compagnia bella ma al risveglio si scopre che una delle ruote della macchina è bucata…bisogna andare a comprare un'altra ruota e sistemare la macchina…partenza rimandata e varie maledizioni di Don Juan che non solo non può partire ma deve sborsare una bella cifra per la ruota e vedere ulteriormente ritardati i lavori davanti alla sua proprietà…la settimana prima, infatti, avevano dovuto bloccare tutto a causa di una malattia del macchinista in questione. A pranzo si uniscono a noi altri due signori, responsabili della supervisione dei lavori, uno dei quali si fermerà un paio di giorni in fattoria per controllare i lavori. Incazzature e frecciatine a parte, tutto si risolve piuttosto facilmente,  il giorno dopo Don Juan è libero di partire più o meno serenamente, e a Noi non dispiace avere un po' di compagnia.
La sera dopo ci sbafiamo un "Asado de Civo" (carne di capra alla brace) insieme agli operai…come si suol dire quando il gatto non c'è, i topi ballano La carne è molto particolare, un po' selvaggia, buona ma niente a che vedere con la prelibata carne di mucca di queste terre…
Nei due giorni seguenti gli operai, nonostante si fermino a mangiare e a dormire da noi, non lavorano nell'area antistante alla fattoria ma proseguono davanti ad un'altra proprietà; Osvaldo s'arrabbia perché non erano questi i patti e gli dice che se vogliono fermarsi a dormire va bene ma non potranno più mangiare se non eseguiranno il lavoro assegnatogli da Don Juan. In risposta i signori decidono di andare a dormire in ostello a Tilcara, a Noi dicono che torneranno la prossima settimana per finire i lavori ma non li vedremo più. 
Tornati soli la nostra vita campestre scorre tranquilla e serena. Osvaldo non viene proprio sempre, a volte approfitta per restare a casa il pomeriggio o per venire un paio d'ore più tardi la mattina, altre volte non viene affatto…capiamo, giustamente si prende un po' di riposo approfittando che ci siamo Noi a seguire con le faccende dato che di solito fa sempre tutto da solo. 
Le giornate scorrono, proseguono i lavori, prima è il momento di raccogliere le patate, poi le mele, le prime pannocchie e i cayote. Per la raccolta dei cayote viene ad aiutarci anche la mogie di Osvaldo, i frutti sono tantissimi, nascosti tra le foglie della pianta, praticamente uguale ad una pianta di zucchine, e soprattutto sono pesantissimi per cui ci vuole un bel po' di tempo e molta cura dato la loro delicatezza; se per caso prendono un colpo, infatti, si ammaccano e marciscono internamente, vanificando completamente tutto il lavoro. 
Un momento di grande gioia per Andrea sarà la raccolta delle pannocchie, non tanto per l'attività in se ma per la possibilità di mangiare choclo (pannocchie appunto) a qualsiasi ora del giorno come fossero caramelle, così i suoi spuntini da due diventano quattro.
Oltre alla raccolta del mais per due giorni ci dedichiamo alla raccolta delle mele, 5 alberi pieni zeppi di frutti... Quelle in basso sono facili da raccogliere, per quelle in alto invece usiamo o una scala per quelle esterne o ci arrampichiamo per quelle che sono all'interno dei rami. All'inizio è divertente poi alla lunga comincia a essere stancante però di certo non demordiamo e alla fine riempiamo 7 casse strapiene di mele, non male...
A tempo perso continuiamo a sradicare le piante con i fiorellini gialli, una vera e propria plaga per il terreno, l'idea è toglierle tutte per poi poter coltivare... quindi ci armiamo di piccone e buona volontà e al lavoro!

Nei giorni liberi andiamo a fare qualche passeggiata nei dintorni o ci rilassiamo nei prati, sostanzialmente godendo della natura e della tranquillità. Siamo sempre più convinti che uno stile di vita di questo tipo, a perenne contatto con la natura, di lavoro duro ma che riempie di soddisfazioni, dove i piccoli piaceri assumono nuovi valori e i cibi della terra nuovi sapori, sia ciò che fa per Noi.
Il nostro idillio viene temporaneamente interrotto dall'emergenza pastiglie di Andrea. Don Juan, infatti, aveva trovato solamente una scatola piccola che basta per poco più di quindici giorni per cui è necessario comprarne delle altre. A Tilcara non solo non le avevano ma 3/4 giorni dopo averle ordinate ci dicono che è impossibile farle arrivare da un'altra città…e moh che si fa?! tocca andare a Jujuy e sperare di trovarle là. Il viaggio di andata e ritorno per Jujuy costa circa 100 pesos, può sembrare una bazzecola ma ormai i nostri averi sono veramente allo strenuo e una spesa non calcolata, seppur minima, diventa una vera difficoltà. D'altronde non c'è scelta, o si o si bisogna comprare le medicine per cui decidiamo che Andrea andrà da solo in modo da risparmiare e per fortuna Osvaldo si offre di accompagnarlo in moto fino a Juella così da evitare che si faccia un'ora a piedi all'andata e al ritorno e ritorni prima dalla sua tata. Mentre Andrea affronta il caos della città alla ricerca delle sue medicine, Giulia resta da sola dato che Osvaldo decide di restare in paese e, ovviamente, succede il finimondo. Pampa, uno dei due cavalli, il più grosso, riesce a spezzare il ramo dell'albero a cui è legato e incomincia a correre per la fattoria con il ramo stesso inevitabilmente ancora legato. O CAZZO!!! Giulia inizialmente inizia a correre dietro il cavallo ma senza ottenere nessun successo…d'altronde come si può pensare di poter correre più veloci di un cavallo, ancora di più se in stivali da lavoro e a 2500 mslm…neanche Giulia fosse sta gran atleta oltre tutto. Dato che con il fisico non c'è nessuna possibilità di vincerla scatta l'ingegno…grazie a una borsa piena di foglie di mais, di cui i cavalli vanno ghiotti, la nostra eroina riesce ad attirare Pampa fino ad un grosso albero al quale lo lega con triplice nodo. Purtroppo poco dopo sia il "genio" che la bestia si rendono conto che l'albero è decisamente troppo vicino alla balla di alfalfa, altro piatto forte per i cavalli. Tocca slegarlo e cercare di legarlo ad un altro albero prima che distrugga le scorte invernali! C'è bisogno di dirlo?? nel momento in cui viene slegato Pampa incomincia a correre di nuovo trascinandosi dietro la poveretta che finisce in mezzo ad una bella pozza di fango…la scena è talmente ridicola che Giulia scoppia a ridere da sola! Quasi non riuscendo a crederci lei stessa, riesce a riacciuffare la bestiaccia ma non riesce a portarla ad un altro albero, poco male fa un doppio giro della corda e poi se riuscirà a mangiarsi l'alfalfa non morirà nessuno…"d'altronde mi hanno lasciata qui da sola senza che abbia la minima esperienza con i cavalli" è l'auto-giustificazione! 
Una volta tornati Andrea e Osvaldo ci si fa una grossa risata tutti insieme, anche perché, per fortuna, Pampa non s'è mangiato troppa alfalfa. Al contrario è Andrea a portare le cattive notizie; non avendo trovato nessuna farmacia che avesse le pastiglie ha solamente potuto ordinarle e ciò significa che lunedì o martedì al più tardi dovrà ritornare per prenderle dato che l'altra scatola finirà. Ci si consola con una cena a base di carne alla brace, pane fatto a mano da Giulia e ovviamente del vino rosso, che con un buon asado non può mai mancare!
Passiamo un paio di giorni a chiederci come organizzarci al meglio; i patti erano di andare via venerdì e non ha molto senso che Andrea faccia su e giù martedì spendendo altri soldi per poi andarcene via definitivamente dopo due giorni; certo è vero che tre giorni in più in città può significare spendere soldi, e in più non sappiamo se il nostro contatto di couchsurfing possa ospitarci prima e per quanto tempo…come perdersi in un bicchier d'acqua. Dopo tanto esserci arrovellati il cervello la soluzione arriva, semplice e quasi da sola : Osvaldo martedì deve andare a Jujuy per visitare un parente e si offre di accompagnarci così da farci risparmiare il viaggio in autobus e la famiglia del couch ci dice che possiamo tranquillamente andare lì prima e fermarci quanto vogliamo! Allo stesso tempo il motore che pompa l'acqua dal pozzo smette di funzionare lasciandoci così pochi giorni a disposizione con acqua potabile…sembra quasi un segno che ci indichi di andare via prima, poco importa se meno di 24 ore più tardi la pompa riprenda a funzionare, ormai la decisione e gli accordi sono stati presi.
Quando è il momento di partire siamo tristissimi, non solo stiamo salutando l'ennesimo luogo stupendo dove abbiamo avuto la grazia di soggiornare, ma sentiamo anche che la fine della nostra avventura si avvicina sempre di più…cerchiamo, come sempre, di racchiudere dentro di Noi le immagini e le sensazioni che ci hanno donato queste terre per farne tesoro e ricordare nei momenti duri! Ciò che è certo è che ci sentiamo baciati dalla sorte.



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