mercoledì 9 aprile 2014

Villazon La Quiaca...l'ennesimo confine

Come si suol dire tutto il mondo è paese, e anche in Bolivia i treni fanno ritardo! Dopo più di dieci ore di viaggio arriviamo a Villazon, una delle città di confine con il nord dell'Argentina. Giulia sta sempre peggio, la nausea e il mal di stomaco quasi le impediscono di camminare, ma c'è ben poco fare, bisogna andare avanti. Scesi dal treno ritroviamo Diana e decidiamo di andare insieme alla frontiera. Beviamo un tè davanti alla stazione e prendiamo un taxi fino "al ponte", ovvero il confine. Prima di avviarci agli uffici della dogana bisogna risolvere la questione del cambio dei soldi; ci sono rimasti, infatti, abbastanza bolivianos, il cambio con i pesos argentini è decisamente sfavorevole e pare essere peggiore in Argentina stessa. Facendo due chiacchiere con degli altri ragazzi che dovranno andare dall'altra parte ci viene in mente che è molto più conveniente cambiare i nostri soldi in dollari e una volta arrivati in Argentina cambiare i dollari in pesos…grazie al cambio non ufficiale finiremo per guadagnarci un bel po'; peccato non averci pensato prima, si potevano ritirare molti più soldi in Bolivia e grazie a questo giochetto uscirne decisamente vincitori. 
Effettuato il primo cambio, attraversiamo il famoso ponte che porta alla frontiera con l'Argentina e ci troviamo di fronte ad una coda infinita! Restiamo a bocca aperta, non ci saremmo mai aspettati così tanta gente, e ancora di più così poca efficienza. Passano le ore e si avanza molto lentamente, lo sconcerto dilaga tra la gente e Giulia, che quasi non riesce a stare in piedi per il dolore, si spazientisce sempre di più. Scopriamo che la lentezza delle operazioni è dovuta principalmente a due fattori : dal lato boliviano ci sono in tutto due addetti ai controlli dei passaporti che si incaricano contemporaneamente delle persone che devono attraversare a piedi, in autobus o in macchine private; tra i militari che dovrebbero mantenere l'ordine ed aiutare nei controlli ci sono alcuni bastardi che si fanno pagare per far saltare la fila! Dopo sei ore di agonia finalmente arriviamo allo sportello e giusto davanti a Noi passano due porci americani che grazie alla mazzetta pensavano di poter fare i furbi…questo è veramente troppo; scattano fischi, blocco fisico e "vergogna vergogna" in vari idiomi; incredibilmente la signora ha un moto d'orgoglio, o meglio di vergogna e decide di andare via per cominciare la fila dal fondo! Come ciliegina sulla torta Diana viene bloccata al controllo per l'entrata in Argentina, deve dimostrare di avere soldi e di non essere qui nel tentativo di trovare un lavoro e fermarsi come immigrata semi-clandestina…neanche l'Argentina stesse vivendo un momento di floridezza economica! "Ci sono abituata, capita così ad ogni confine e per questo porto sempre con me i dati del mio conto in banca". Incredibile! Noi che ormai non abbiamo più un soldo e che magari potremmo mettreci alla ricerca di lavoro in nero, solo per il fatto che siamo italiani non veniamo minimamente controllati, anzi passiamo con un sacchetto pieno di foglie di coca in tasca, la povera Diana, invece, ogni qualvolta passa un confine viene fermata e controllata come un calzino solo perché è Colombiana, o meglio perché non è europea o nordamericana che sia…mi sa che c'è qualcosa che non va, siamo ancora ben lontani dalla fratellanza tra popoli sudamericani di cui parlavano, tra gli altri, Bolivar e il Che. Ad ogni modo finalmente ce la facciamo, siamo a La Quiaca, Argentina! 

Giulia è agli sgoccioli, non sa nemmeno come ha fatto a resistere sei ore in piedi sotto il sole con dieci ore di viaggio alle spalle! Prendiamo un taxi fino alla stazione dei bus, l'idea originaria era di andare direttamente a Tilcara, la cittadina vicina alla fattoria dove passeremo le prossime settimane come volontari. Andrea e Diana vanno a cambiare i dollari e a informarsi sui orari degli autobus ma
bisognerebbe aspettare altre tre ore prima che parta il primo bus…
non si può chiedere troppo, dormiamo qui per questa notte! Troviamo un ostello appartenente alla catena di Hostelling International di cui Noi siamo soci il che ci permette di avere un lieve sconto, purtroppo però i prezzi non sono più quelli di Perù e Bolivia e 15 euro a notte non te li toglie nessuno. Giulia si fionda in bagno e finalmente riesce a vomitare, passerà i prossimi due giorni tra bagno e letto…maledette uova! La mattina dopo salutiamo Diana la nostra compagna d'avventure, Noi restiamo una notte in più, la malaticcia fa fatica anche solo ad alzarsi dal letto figurarsi salire su di un autobus e camminare con gli zaini in spalla!
A volte veniamo avvolti da un velo di malinconia al pensiero che probabilmente non rivedremo più tutte queste incredibili persone incontrate durante il nostro peregrinare, ma subito ci ricordiamo del grande privilegio che abbiamo avuto nel avervi condiviso una, seppur breve, parentesi di vita...



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